A meno di un mese dall’inizio di uno dei più attesi eventi sportivi dell’anno, fermiamoci un attimo e facciamo un piccolo viaggio nella storia, per scoprire insieme l'albo d'oro completo degli Europei di calcio

Analizzeremo il lungo percorso di questo torneo prestigioso, a partire da quando le squadre iniziali hanno cominciato a muovere i propri primi passi in questa competizione, e i giocatori a fare le prime corse negli stadi più importanti del continente con indosso la casacca del proprio Paese. 

 

La storia degli Europei di Calcio

La storia degli Europei di calcio passa attraverso il nome delle sue trionfatrici, le partite più importanti, ma anche le imprese e le disfatte della nostra Nazionale. Non manca poi qualche curiosità che, in qualche modo, ha scritto a modo suo una pagina della storia di questa manifestazione. Vediamo tutto insieme in questo articolo.

Europei di Calcio: storia di tutte le edizioni

La prima edizione degli Europei di calcio vide la luce nel 1960, quando l’allora segretario dell’UEFA, Henri Delaunay si fece promotore di un campionato in cui si sarebbero affrontate tutte le migliori nazionali del Vecchio Continente.

Alle fasi finali di quella prima edizione - quelle che agli Europei odierni cominciano con i gironi e terminano con la finale, comprendendo oggi 24 squadre - presero parte solamente quattro squadre: Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Francia e Jugoslavia. Oggi, tre di questi Stati non esistono più. Nel ‘60 fu l’Unione Sovietica a trionfare, quella nazionale allora guidata dall’invincibile Ragno Nero, Lev Yashin.

La formula a quattro partecipanti si applicò fino all’Europeo del 1976: al successivo la lista venne allargata ad otto formazioni, a partire da Italia ‘80 fino a Svezia ‘92, in quell’Europeo in cui a sorpresa alzò la coppa al cielo la Danimarca. Nel mezzo, nel 1968, trionfò per la prima ed unica - finora - volta la nostra Nazionale, tra le mura di casa propria.

Dal 1996, poi, la festa cominciò ad allargarsi con le nazionali partecipanti che divennero sedici all’Europeo inglese di quell’anno in cui non bastò uno strepitoso Alan Shearer per far portare a casa alla squadra ospitante il trofeo. Sempre in sedici a Belgio-Paesi Bassi 2000 fino al 2012, poi a Francia 2016, per la prima volta, presero parte alla manifestazione in ventiquattro Paesi. Struttura che verrà riproposta nella speciale edizione di Euro 2020, che sarà itinerante, con i giocatori che solcheranno i prati di mezza Europa.

Le curiosità degli Europei di Calcio

La coppa assegnata al vincitore, ancora oggi, prende il nome dal suo precursore, chiamandosi appunto Coppa Henri Delaunay: due anni dopo la sua morte, nel 1957, gli venne dedicata la denominazione del trofeo, a lui che già negli anni ‘20 del 900 aveva teorizzato una competizione di questo tipo. L'omaggio a Delaunay è entrato a far parte della tradizione degli Europei, perché, ancora oggi, la coppa porta il suo nome, nonostante qualche piccolo cambiamento stilistico che, nel 2008, venne apportato ad essa, come la rimozione del piedistallo in marmo, l’altezza maggiorata di ben 18 cm, e il conseguente peso del trofeo che ora si aggira intorno ai 12 kg, 2 in più rispetto al primo. L’unica Nazionale ad aver portato a casa entrambe le versioni del trofeo, è la Spagna, che nel ‘64 alzò al cielo 10 kg di trofeo, e poi nel 2008 e nel 2012 la nuova versione (da 12 kg!) della coppa.

La Coppa Henri Delaunay venne, nel corso della sua storia, imbachecata anche da Nazionali su cui, ad inizio manifestazione, nessuno avrebbe puntato. Il caso più lampante è quello della Danimarca, ma lasciò di stucco anche la Grecia quando nel 2004 passò sopra a tutte le rivali.

La vita dei calciatori danesi, in particolare, cambiò nel 1992, quando la loro Nazionale venne ripescata per le fasi finali in seguito all’esclusione dalla competizione di quella che era una squadra strepitosa, che avrebbe potuto incantare sotto gli occhi del continente: la Jugoslavia di Boban, Savićević, Bokšić e Šuker, costretti a rimanere nel proprio Paese a causa della guerra che allora divampava nella Repubblica Socialista. La Danimarca, cinicamente, non si fece sfuggire l’occasione e in quel per lei magico 1992, Davide riuscì a battere Golia, grazie alle manone di Peter Schmeichel e al sinistro incantato di Brian Laudrup.

Quello non fu l’unico Europeo ad aver subito le conseguenze di alcune gravi vicende nazionali: il più recente Europeo francese del 2016 fu tormentato dalla paura delle minacce terroristiche dell’ISIS, almeno nei mesi precedenti l’inizio della competizione. L’attentato a Parigi del 13 novembre del 2015, avvenuto sette mesi prima del calcio d’inizio del torneo, portò alla luce anche il problema della sicurezza, da gestire meticolosamente da parte delle autorità nazionali durante tutta la manifestazione, che arrivarono addirittura ad ipotizzare il ricorso a misure estreme per scongiurare il rischio di nuovi attacchi: tali soluzioni sono state però scartate dalle istituzioni, ritenendole un segno di resa al movimento terroristico. La decisione si è rivelata vincente dal momento che l’Europeo si è svolto in (quasi) totale serenità, e ci mancò poco perché, proprio la Francia, arrivasse a concludere quel torneo con la coppa in mano.

Sembra essere la nazione transalpina quella che detta legge sotto il cielo europeo: oltre ad aver ospitato addirittura tre edizioni (1960, 1984, 2016) - record assoluto della competizione -, tra cui quella inaugurale e ad aver alzato per due volte la coppa al cielo… è francese il giocatore che detiene, ancora oggi, il record di gol all’interno del singolo torneo, ma anche quello del maggior numero di gol segnati da un unico calciatore in ogni edizione europea a cui ha preso parte. Stiamo parlando di Michel Platini, che in 5 partite segnò addirittura 9 gol nell’Europeo dell’84. Solo Cristiano Ronaldo nella storia degli Europei di calcio ha siglato il suo stesso numero di reti, ma il portoghese lo ha fatto in 21 partite, Platini in 5: la media-gol del francese più alta in maniera imbarazzante.

L’Albo d’Oro degli Europei di Calcio

Ecco di seguito l’intero Albo d’Oro della storia degli Europei di calcio, con tutte le vincitrici di ogni singola edizione, a partire dalla prima del 1960, fino all’ultima giocata nel 2016.

Edizione  Data Squadra Vincitrice
Francia 1960 10 luglio 1960 Unione Sovietica
Spagna 1964 21 giugno 1964  Spagna
Italia 1968  10 giugno 1968 Italia
Belgio 1972  18 giugno 1972 Germania Ovest
Jugoslavia 1976 20 giugno 1976 Cecoslovacchia
Italia 1980 22 giugno 1980 Germania Ovest
Francia 1984 27 giugno 1984 Francia
Germania Ovest 1988 25 giugno 1988 Paesi Bassi
Svezia 1992 26 giugno 1992 Danimarca
Inghilterra 1996 30 giugno 1996 Germania
Belgio-Paesi Bassi 2000 2 luglio 2000 Francia
Portogallo 2004 4 luglio 2004 Grecia
Austria-Svizzera 2008 29 giugno 2008 Spagna
Polonia-Ucraina 2012 1 luglio 2012 Spagna
Francia 2016 10 luglio 2016 Portogallo

Storia dell’Italia agli Europei

L’Italia non ha un palmarès europeo allo stesso livello di quello mondiale. Se i Campionati Mondiali vinti dagli Azzurri finora sono ben 4 (seconda solo al Brasile con un titolo in più), è uno solo il trofeo Europeo portato a casa dalla nostra squadra, che ha tutta l’intenzione di rimpolpare il proprio bottino a Euro 2020, in cui ha buone possibilità di fare bene.

L’edizione vinta dalla squadra della nostra nazionale risale al lontano 1968, quando sotto il cielo dell’Olimpico di Roma Giacinto Facchetti alzò in alto la coppa Delaunay. La più grande particolarità del cammino dell’Italia quell’anno è stata quel semi-comico epilogo alla semifinale di Napoli in cui, al termine dei 120 minuti il risultato era ancora inchiodato sullo 0-0. Non prevedendo la competizione i calci di rigore, il vincitore venne decretato con il lancio della monetina. Quello che solitamente è un metodo che usano i ragazzini per scegliere a chi spetta l’ultima caramella rimasta da mangiare, all’Europeo ‘68 decise le sorti di due Paesi, e la fortuna volle che fosse l’Italia il Paese che avrebbe potuto giocarsi il titolo in finale. Con la mano del dio del calcio sulla spalla già dal turno precedente, sembrava scritto nel destino del gioco del pallone che fosse la nazionale azzurra la prescelta per aggiudicarsi anche quella partita, l’ultima, e per alzare la coppa del ‘68 al cielo. Finora l’unica della nostra storia.

Certo, anche le delusioni non sono mancate nel corso della storia italiana agli Europei di calcio: nel ‘60 e nel ‘64 non ci siamo qualificati alle due edizioni, così come negli anni ‘70 non è arrivata nessuna qualificazione, esattamente come nel 1984. Nel 1988 arrivò anche la sconfitta in semifinale dall’URSS e otto anni più tardi l’abbandono ai gironi nell’Europeo inglese.

Sono state tante anche le vittorie solo sfiorate, perché per cinque volte l’Italia è arrivata almeno alle semifinali, senza riuscire ad andare oltre. Ma quella che brucia di più, ancora oggi, è quella finale all’apertura del nuovo millennio del 2 luglio al De Kuip di Rotterdam, contro la Francia. Il vantaggio, siglato da Delvecchio, viene mantenuto dagli Azzurri fino al 3’ minuto di recupero del secondo tempo, quando Wiltord ci spedisce ai supplementari, a partita praticamente finita. Lì ci spettò il destino più crudele possibile: il cinismo della formula Golden Goal ci condanna al 103’, quando Trezeguet batte Toldo e lascia un intero popolo con l’amaro in bocca e le lacrime agli occhi.

Quattro anni più tardi, un 2004 segnato dal celebre biscotto tra Danimarca e Svezia che ci spedì a casa a Europeo appena iniziato, per poi riscattarci parzialmente nel 2012, con la Nazionale di Prandelli, Cassano e Balotelli che raggiunse la finale da outsider sotto gli occhi stupiti e innamorati degli italiani: ma ci svegliammo dal sogno, bruscamente, in finale, quando la Spagna ci fece capire che non eravamo ancora pronti per disarcionarla dal trono. Magari a nove anni di distanza sarà finalmente la volta buona.

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