Gomme fumanti e piste torride sono il tratto distintivo delle gare di Moto GP; un connubio di rumori ed esalazioni inebrianti per tutti gli appassionati delle scommesse online* e del motomondiale in generale.

Capita però che a bruciare non sia soltanto l’asfalto ma la Terra, rigorosamente con la lettera maiuscola, ad indicare un problema globale che dovrebbe far rumore quanto un motore Ducati ed invece se ne sta lì silenzioso a guardare dall’alto.

Il cambiamento climatico è il tema che sta tenendo banco nelle ultime settimane, in seguito anche e soprattutto al delirio dell’Amazzonia: più di 100 km di fuoco, roba da tapparsi naso, bocca e occhi.

Serve invece un cambio di tendenza, pupille dilatate e dita puntate contro chi ancora sottovaluta un fenomeno (negativo) di tale portata. Fenomeno che non ha connotazione semantica ma che abbraccia e coinvolge proprio tutti, anche il mondo della Moto GP.

L’Insider si è incuneato nei meandri del paddock per capire ed analizzare quanto sia vivo il tema all’interno delle case motociclistiche. Un parere sincero e professionale è arrivato da Marco Frigerio, ingegnere Ducati del team Pramac Racing, scuderia di Jack Miller.

Chiediamo subito quanta differenza, in termini di clima, ci sia rispetto agli anni precedenti ma la risposta a tratti ci spiazza:“Nonostante la gravità del fenomeno, non si sono ancora verificati episodi tali da farci notare una differenza sostanziale tra una stagione e l’altra”. È un aspetto questo che non va tradotto in indifferenza ma che sottintende la difficoltà di percepire in toto la gravità delle conseguenze del cambiamento climatico.

Conseguenze che però ci sono, è evidente, e che molto più chiaramente rischiano di mostrarsi presto anche sulle piste del motomondiale, ribaltando alcuni schemi convenzionali. Per Frigerio difatti il clima “potrebbe influire cambiando tutti i riferimenti che ci siamo costruiti negli anni. Significa andare in una pista e trovare temperature diverse da quelle che ci si aspettava o che storicamente abbiamo sempre incontrato”. Tradotto in termine puramente tecnico: “Cambiano alcuni dettagli per quanto riguarda la messa a punto e il funzionamento delle gomme”.

Proprio il tempo, inteso come situazione metereologica, assume maggior rilevanza all’interno del fenomeno globale. Ovviamente trovare una situazione di pioggia o di asciutto cambia drasticamente il weekend pre-gara. La conferma trova sempre la voce di Frigerio che ribadisce: “Quando le condizioni non sono stabili per gli ingegneri il lavoro è più che doppio, bisogna avere la messa a punto per asciutto e bagnato e non si hanno mai a disposizione dati sufficienti per poter effettuare delle scelte. È davvero difficile cambia tutto”.

Tempo che in queste condizioni dunque si trasforma dall’essere un problema atmosferico ad un vero e proprio deficit logistico. Quando gli chiediamo degli elementi su cui tocca concentrarsi nel set-up della moto, l’ing. Frigerio sembra rivivere i momenti trepidanti che anticipano le fasi di gara e a più riprese afferma che “quando cambiano le condizioni meteo si cambia tutto. Il fattore vincolante è il tempo…a volte non ce n’è per fare tutto e quindi si lavora su sospensioni ed elettronica sul traction control”.

Dritto al punto. Poi continua:

Se consideriamo come termine di paragone 10 anni fa, sembra di parlare dell’età della pietra. Le difficoltá e gli imprevisti sono di volta in volta aumentati nel corso degli anni sia per gli ingegneri sia per i piloti, rafforzando la collaborazione tra entrambi volta ad anticipare inconvenienti quali pioggia, vento e variazioni climatiche improvvise.

Ci salutiamo così, con la promessa di tenere gli occhi aperti, con uno sguardo alla pista ed uno al cielo.

 

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