Ipnotico, divertente, controverso per strategia e colpi di scena: il curling è uno sport affascinante che, complice anche l’inizio delle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022, è tornato a far parlare di sé - catturando anche l’attenzione di chi non conosce a fondo le sue regole. Per questo motivo, meglio fare un ripasso con tutti i dettagli che riguardano lo sport che coinvolge pietre pesanti, un campo ghiacciato da levigare con le apposite scope e utilizzando anche tanta strategia.

La storia del curling: nato in Scozia ed entrato alle Olimpiadi nel 1998

Le prime documentazioni relative al curling risalgono al sedicesimo secolo: a tale periodo (1500 circa) risale la scoperta della famosa “Stirling Stone” (Stirling è una località scozzese) - le cui incisioni rappresentano la prima testimonianza relativa a questo sport. Il primo riferimento scritto proviene, invece, dai registri dell’Abbazia di Paisley, nel Renfrewshire, databile al febbraio del 1541, mentre la parola curling compare per la prima volta in un documento scozzese del 1620. Il gioco pertanto pare nato in Scozia. Nei primissimi tempi, i giocatori si servivano di una pietra da lanciare il più lontano possibile.

Poi si passò a cercare di lanciarla fino ad un punto prestabilito, puntando non più sulla forza bruta, ma sulla precisione. Il primo curling club – chiamato Curling di Kilstyth – fu fondato nel 1716 nello Stirlingshire. Dal 1775 si iniziò a definire regole e tecniche e, nel 1838, venne redatto il primo regolamento dal Caledonian Curling Club. In Italia il curling venne riconosciuto come attività sportiva dalla FISG (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio) nel 1953. Nel 1973 ci fu invece l’annessione del Curling Italiano alla fondazione W.C.F. (World Curling Federation). La nazionale italiana ha esordito ufficialmente nelle Olimpiadi invernali con l’edizione di Torino 2006.

Il campo da curling: 45 metri su cui far scorrere la pietra

La superficie di gioco del curling viene descritta dal regolamento di gioco della World Curling Federation. Una superficie ghiacciata preparata con cura con l’obiettivo di renderla il più piatta e livellata possibile - per evitare di incidere sulle traiettorie. Grazie alla forma rettangolare e allungata, più campi possono essere disposti fianco a fianco nella stessa area, consentendo lo svolgersi di più match in contemporanea. Il ghiaccio può essere naturale, ma è generalmente congelato da un impianto refrigerante a serpentina, che pompa una soluzione salina attraverso numerose tubazioni fissate longitudinalmente sul fondo di una superficie di acqua - mantenendo così la giusta consistenza dello strato di ghiaccio su cui scorrono le pietre.

Le regole del curling: le stone e il punteggio alla fine di ogni end

Il curling è un tipico sport invernale di squadra nel quale si gioca sul ghiaccio con pesanti pietre di granito levigate, dette stone (pietra), dotate di un’impugnatura che permette di regolare forza ed effetto del colpo. I giocatori, suddivisi in due squadre, fanno scivolare queste pietre su di un pavimento di ghiaccio verso un'area di destinazione, detta "casa" (home), contrassegnata da tre anelli concentrici posti all’estremità opposta della pista. Le due squadre, ognuna composta da quattro giocatori, lanciano a turno le pietre con un effetto detto curl (termine mutuato dal verbo inglese che vuol dire “roteare”), grazie al quale la pietra percorre una traiettoria curvilinea.

Ogni squadra ha a disposizione otto lanci per ogni intervallo di gioco, detto end, dove ogni giocatore lancia due stone. Lo scopo del gioco è di accumulare, nel corso della partita, un punteggio maggiore dell'avversario. I punti si calcolano in base al numero di stone più vicine al centro della casa alla conclusione di ogni mano. Una mano si completa quando entrambe le squadre hanno lanciato tutte le proprie stone. Un gioco può essere costituito da dieci o da otto mani.

Curling: a cosa serve la scopa nel curling e perché si spazzola

L'oggetto che desta maggiore curiosità e attenzione nel curling è sicuramente la scopa. Elemento fondamentale che entra in gioco subito dopo il lancio della pietra. Due membri della squadra infatti hanno il compito di spazzare con coordinazione il terreno che la pietra sta per percorrere: lo strato di goccioline ghiacciate presenti sulla superficie infatti tende anche a far curvare la traiettoria della stone. Ecco perché spazzare il campo serve sia ad aumentare la velocità togliendo ogni tipo di materiale che possa costituire un’interferenza e diminuendo temporaneamente l’attrito del campo - sia a farla procedere diritta. Una dinamica di coordinazione che deve essere attuale da tutto il team, sotto l’attenta direzione dello skip che ha lanciato la pietra e che urla ai compagni le indicazioni, chiedendo di modificare l’intensità e la frequenza delle spazzate. È assolutamente vietato toccare la pietra in movimento né con la scopa, né in maniera accidentale. Un errore che, se commesso, viene punito con un’infrazione.

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