Una vita intera con le cuffie sulla testa. Il rombo dei motori a far da colonna sonora a quell’incessante andirivieni tra box e muretto: è la tipica storia di un ingegnere di Formula 1, anche se, nella carriera di Luca Baldisserri di tipico non c’è stato praticamente nulla, anzi. Dai primi passi all’interno del paddock fino ai traguardi più importanti, quelli che valgono gloria e successo, passando per magiche telefonate e magiche strategie. C’è un po’ di tutto nelle parole di Baldisserri, ingegnere italiano, ex ingegnere di pista per la Ferrari. Un team vincente il suo, sul quale forse non tutti avrebbero scommesso, nemmeno gli appassionati di scommesse online*, ma che alla fine gli ha dato ragione. Fermiamoci un attimo, non facile con uno che ha vissuto per anni di sola velocità, e facciamo un passo indietro per ripercorrere, attraverso la sua intervista a L’Insider, la storia di Luca Baldisserri.

 


Gli inizi in Formula 1 e gli anni con Schumacher

L’amore di Luca per la Ferrari sboccia nel definitivamente nel 1989 quando entra nella scuderia di Maranello nella veste di ingegnere “semplice”, semmai dovesse esserci qualcosa di semplice nel lavorare con la Rossa. Di sicuro non sarà stata facile la prima esperienza vera nel paddock di Formula 1; una chiamata arrivata ufficialmente nel 1999 per sostenere, come ingegnere di pista stavolta, la stagione di Eddie Irvine. Quell’anno un certo Schumacher si schianta a Silverstone subendo la frattura di perone e tibia della gamba destra. Sempre quell’anno Luca Baldisserri ed Eddie Irvine realizzarono una delle più grandi imprese sportive, sfiorando il titolo di campioni nella classifica piloti all’ultima gara, ma riuscendo a riportare il successo nella classifica costruttori a Maranello, dopo la bellezza di 16 lunghi anni.

Fu l’antipasto di una delle portate più gustose e indimenticabili della carriera di Luca. Appena un anno dopo come ricorda lui stesso arriva uno dei momenti più emozionanti della sua carriera: nel 2000 la Ferrari centra il bis, campionato piloti e costruttori, ma la gratificazione più dolce per Baldisserri era già arrivata ben prima: “Credo che la telefonata che Michael mi fece a fine 1999 chiedendomi se l’anno successivo volevo lavorare come suo ingegnere di pista sia stata personalmente la più emozionante. Iniziammo una collaborazione diretta che durò davvero tanti anni“. Già perché quell’anno Luca Baldisserri lavorò per la prima volta fianco a fianco con Schumi, perfezionando il suo stile, in un rapporto osmotico grazie al quale entrambi riuscivano a tirar fuori sempre il meglio in ogni gara. Un rapporto bello, speciale e soprattutto diverso da quello avuto con altri piloti, su tutti lo stesso Irvine di un anno prima. Gli chiediamo di provare a farci un po’ luce tra le diverse sfumature di ogni pilota: “È inutile sottolineare le qualità di Michael. Lui è forse il primo vero pilota professionista a 360°. Curava sia le prestazioni personali sia quelle delle persone che lavoravano con lui in maniera maniacale ed esigente. Il tutto per raggiungere una perfezione nella ricerca di un risultato migliore. Eddie invece è stato un pilota sicuramente diverso: era più lento di Michael ed è stato l’ultimo dei piloti ‘di una volta’. Irvine era però capace di individuare delle soluzioni di assetto e di sviluppo ottimali della vettura che poi Michael utilizzava di conseguenza, esaltandone le caratteristiche”.

Luca Baldisserri: il rapporto con Schumacher

Già, sempre loro Michael ed Eddie, due facce di una stessa medaglia, dipinta di rosso e che negli anni ha ripagato gli sforzi e le fatiche di Baldisserri spesso, o meglio, quasi sempre incollato davanti a milioni di dati per analizzare tutte le soluzioni possibili per una resa efficace in pista, che si trattasse di gara o di qualifica. Una cultura del lavoro già innata in Luca ma che Schumacher aveva fatto esplodere a livelli disumani. Li ricorda così quei “migliori anni” passati accanto a Michael: “sono cresciuto tanto grazie a Michael e grazie alle sue richieste che quotidianamente faceva. Era un personaggio molto esigente, poi però aveva le capacità di coinvolgerti completamente nel suo lavoro e questo ti faceva dimenticare le ore che passavi a studiare per cercare di far andare più veloce la sua vettura. Ti spingeva a voler vincere con la stessa voglia che aveva lui. Michael era sicuramente il migliore ad interpretare le qualifica: riusciva ad esprimere il massimo della prestazione da sé stesso, dalle gomme nuove e dalla vettura”. E se gli chiediamo il capolavoro più bello, l’idea malsana che più di tutte ha segnato il genio di quel binomio vincente Baldisserri non ha dubbi: la vittoria a Magny-Cours nel 2004 con 4 pit-stop per la prima volta.

Formula 1 oggi: Carlos Sainz e Charles Leclerc

Ci sono tanti ricordi nella mente dell’ex ingegnere Ferrari, ma in realtà Luca dimostra di non essere uno che vive nel passato anzi. C’è tanto presente in lui e, inevitabilmente, c’è ancora tanta Formula 1. Gli parliamo della situazione attuale della Rossa, fresca di annuncio “a sorpresa” di Sainz Jr., sul quale non possiamo fare a meno di chiedere un parere esperto: “Sono stato sorpreso più che altro per la tempistica scelta, così anticipata rispetto alla prossima stagione. Non è stata una decisione chiaramente dell’ultimo momento, ma probabilmente già maturata alla fine della scorsa annata. Carlos in Formula 1 ha dimostrato di poter far bene, però dovrà confrontarsi con un compagno di scuderia come Charles LeClerc. Il monegasco è già inserito molto bene all’interno della Ferrari e credo che abbia davvero un super talento a disposizione. Mi aspetto quindi che Sainz farà un po’ di fatica all’inizio della sua nuova avventura”.

Parli di Sainz, parli di Vettel. Inevitabile che il tema tocchi da vicino, anzi vicinissimo, l’ex campione di Formula 1, mai pienamente in sintonia con il Team Ferrari e che dalla prossima stagione rischierebbe di non trovare spazio all’interno del paddock. Lo stesso “vecchio amico” Eddie Irvine, non le aveva di certo mandare a dire al tedesco in un’intervista sulla Formula 1 proprio qui a L’Insider; diverso invece l’approccio di Luca Baldisserri che ci va giù decisamente più morbido: “Vettel ha vinto per ben 4 volte il campionato del mondo, quindi questo è un risultato che dimostra in ogni caso la sua qualità di pilota vincente. Al di là delle potenzialità della vettura che sicuramente ai tempi era superiore alle altre, non crediate però che vincere sia un’operazione semplice. I 5 anni in Ferrari non sono stati sicuramente facili, Seb ha commesso tanti errori, soprattutto in momenti decisivi. Poi sia la vettura che il team non sono stati sempre all’altezza della situazione e quindi questo gli ha impedito di raggiungere il target ambito dal Cavallino Rampante. Credo però che Sebastian sia uno dei piloti più forti all’interno della Formula 1 attuale e mi dispiacerebbe non vederlo alla partenza della prossima stagione. Vediamo quest’anno come andrà e soprattutto se avrà voglia di riscattarsi in qualche modo”.

Insomma, che si tratti di LeClerc, Sainz o Vettel la domanda che attanaglia il cuore dei ferraristi è sempre una, e riguarda il ritorno al trionfo per il Cavallino Rampante. Missione, difficile, non impossibile ma impronosticabile. Sì ma come si vince un campionato mondiale? “Questa è una domanda da più di 1 milione di dollari. La vittoria è sempre il risultato di un lavoro di team: dal pilota, agli ingegneri, ai meccanici. Tutti devono essere parte di un meccanismo unico e contribuire per quello che sono in grado di fare in maniera tale da sviluppare un mezzo più veloce di tutti gli altri. Non esiste un mago che con la bacchetta magica possa trasformare dalla mattina alla sera un team, trasformandolo in qualcosa di vincente. La conquista di un campionato è sempre il frutto di una continua evoluzione e bisogna chiaramente cercare di andare nella giusta direzione.”

Il futuro della Formula: talenti e nuove generazioni

Arriviamo a fine intervista stanchi, un po’ come dopo una vera gara di Formula 1. Dopo tanto passato e presente, c’è spazio però anche per il futuro. Luca ha esperienza, tanta, anche nello scouting di nuove generazioni di piloti, su tutti Lance Stroll, con cui lavora oggi ed una breve esperienza, nostalgica ma sempre super professionale, con Mick Schumacher. Sul primo Luca prova a sbilanciarsi con un “non è facile ma credo abbia le possibilità di diventare un pilota affermato. Quest’anno penso che possa finalmente dimostrare tutto il suo talento”; al secondo invece, di cui riconosce “un’ottima visione di gara e molta aggressività nei giusti momenti” dedica un gran consiglio: “Deve lavorare, credo, ancora un po’ sulla prestazione durante le qualifiche. Non è nemmeno facile gestire per lui un cognome così importante: dovrà imparare a smorzare i picchi delle emozioni proprio nei momenti determinanti di una gara”.

Noi de L’Insider consigliamo di accettare i consigli, da uno così si può solo che imparare.

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