Son tutte belle le stagioni NFL, un po’ come le mamme del mondo, secondo l’antiquata canzone. Solo che nel caso della NFL è vero: nell’era televisiva, nell’era del Super Bowl iniziata 53 anni fa, rarissimamente un’annata è stata scontata, raramente ha vinto la squadra che fin dalla prima giornata ha convinto di più, e del resto solo una vinta un team ha chiuso imbattuto, i Miami Dolphins del 1972, 17 vittorie e zero sconfitte, ma all’epoca si giocavano 14 gare di regular season e tre di playoff, mentre ora finire con solo vittorie vuol dire avere 19-0.

Ci andarono vicini i New England Patriots nel 2007, con una serie di record statistici per l’attacco, ma persero il Super Bowl, ovvero la partita numero 19, contro i New York Giants. Per il resto, a settembre - ma anche a inizio gennaio, partenza dei playoff - è difficilissimo pronosticare le due finaliste, e anche quando ci si azzecca è, appunto, un azzeccarci, non un prevedere. È il maggior pregio della NFL anche se può sembrare strano, considerando che i Patriots hanno vinto tre degli ultimi cinque Super Bowl: ma quello che hanno perso, nel febbraio 2018, lo hanno perso contro un’avversaria (Philadelphia) che era sfavorita e giocava con il quarterback di riserva. Così come l’anno prima New England aveva vinto 34-28 dopo aver rimontato da 3-28 da fine terzo quarto, trasformando dunque in una sorpresa quella che teoricamente non doveva esserla.

Con queste premesse, che dire della stagione che inizia questo weekend, dopo l’anticipo di giovedì notte vinto - contro i pronostici, ma tu guarda - dai Green Bay Packers sui Chicago Bears? Semplice: che sono in 5-6 le squadre che possono vincere il Super Bowl e una settima eventuale emergerà da novembre in poi, o meglio da novembre in poi avremo un’idea migliore ma non completa perché la storia recente della NFL dice proprio che il fiato e i byte di testo utilizzati prima sono sprecati, buttati al vento, inutili. In passato, anzi, ha vinto chi ha trovato la forma giusta a inizio gennaio, a prescindere dalla sua posizione nella griglia dei playoff.

Però è indubbio che i Los Angeles Rams siano una squadra di altissimo livello. Prolifici e quasi inarrestabili in regular season, al Super Bowl dello scorso febbraio però hanno segnato solo tre punti (13-3 per New England il risultato) e su di loro peserà un dubbio naturale: forti con i deboli e deboli con i forti, considerando che nella NFL basta far parte della seconda categoria una volta sola, ma al Super Bowl, per finire male? Discorso diverso per i Patriots, che sono invece spesso forti contro i forti, e tante volte anzi hanno iniziato male la stagione per poi salire di tono da metà ottobre in poi. Banale dirlo, ma finché Tom Brady (42 anni) è il quarterback e Bill Belichick il coach i Pats avranno sempre la possibilità di arrivare molto avanti. Anche se si è ritirato Rob Gronkowski, il tight end cioé miscela di ricevitore e bloccatore che ha rappresentato la migliore arma per Brady negli ultimi anni, perlomeno quando non era infortunato.

Per arrivare al Super Bowl, nel gennaio scorso, New England aveva battuto in trasferta Kansas City, che ha cercato di ripartire proprio dall’analisi di quella sconfitta. Rimasto più o meno uguale l’attacco, potentissimo e veloce, guidato dal quarterback più lanciato del momento cioé Pat Mahomes, è stata rifatta la difesa, che non era riuscita mai a fermare i Pats nei momenti decisivi. La correttezza delle scelte sui nomi difensivi non sarà però immediata, per il semplice, solito elemento: i Chiefs non sono costruiti per battere - nome a caso - Arizona a ottobre, ma New England a gennaio, e solo lì si farà la valutazione. Se, naturalmente, i Chiefs a gennaio, cioé ai playoff, arriveranno, ma è davvero molto probabile: non è da escludere dunque che alla finale della AFC, uno dei due gruppi (conference) in cui è divisa la NFL, siano sempre queste due. Così come è possibile che nella NFL facciano molta strada i Philadelphia Eagles.

Campioni due anni fa, sconfitti al secondo turno nel 2018-19, hanno una difesa interessante e un attacco di nuovo sotto la guida del quarterback Carson Wentz, uno dei personaggi più interessanti di questi anni: eccellente al debutto nel 2016, ancora migliore nel 2017 prima però di farsi male al ginocchio e lasciare il posto a Nick Foles, con il quale gli Eagles vinsero il Super Bowl. Tornato, nel 2018 ha avuto una stagione non splendida, fermandosi prima della fine per un altro infortunio meno grave. Nell’aprile di quest’anno Philadelphia gli ha prolungato il contratto fino al 2024, un messaggio notevole: anche se abbiamo vinto il SB con te a bordo campo, pensiamo di poterlo fare con te IN campo. Ne hanno le risorse.

Sempre che, nella medesima NFC, la storia di un altro grande quarterback non trovi l’epilogo più adeguato: il 15 gennaio prossimo Drew Brees, leader dei New Orleans Saints ormai dal 2006, e vincitore del Super Bowl nel 2010, compirà 41 anni. Questa  potrebbe essere la sua ultima stagione, e già lo scorso anno i Saints arrivarono a pochissimo dalla finale: ci sarebbero probabilmente andati se non fosse stato per un grave errore arbitrale, riconosciuto dalla stessa NFL, nella semifinale contro i Rams. L’idea è che quell’episodio, per il quale a New Orleans ci fu un boicottaggio della telecronaca del Super Bowl, possa spronare la squadra, che ha mantenuto gli elementi principali e dovrebbe ancora avere un attacco dalle tante risorse, a fare il passo in più e congedare il suo quarterback nella maniera migliore. La NFL però, e la sua storia lo dimostra, raramente si traduce in conclusioni sentimentali.

Ed è anche il motivo per cui i Los Angeles Chargers potrebbero non farcela. Squadra di alto livello, nei playoff 2018-19 superarono bene Baltimore per poi essere lasciati al palo a New England, senza mai realmente entrare in partita. Philip Rivers, il quarterback, è titolare dal 2006, dopo aver fatto due anni di panchina alle spalle di… Brees, e di anni ne farà 38 a dicembre. Il massimo a cui i Chargers sono arrivati, sotto la sua brillante direzione, è stata la finale della AFC nella stagione 2007, persa per 21-12 sempre contro New England. E Rivers giocò l’intera partita con un legamento crociato anteriore del ginocchio rotto. Ora, alla vigilia del campionato si è fatto male Derwin James, difensore che nel 2018, anno di debutto, aveva cambiato in meglio il reparto. James rientrerà prima della fine della stagione, in tempo per dare un’altra dimensione alla squadra, ma bisogna che in quel momento i Chargers, candidati dunque a un Super Bowl contro i concittadini Rams, siano ancora in posizione playoff. E non è detto, per i motivi spiegati a inizio articolo. Un terno al lotto, tranne quando si parla di Nee England.



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