Finita la narrazione sulle possibilità di Boston di vincere quattro titoli professionistici nella medesima stagione, per via della netta eliminazione dei Celtics dai playoff NBA, l’impeto è passato ai Bruins, che nella finale della Eastern Conference sono in vantaggio per 2-0 su Carolina. La tormentata storia dei playoff NHL, ogni anno i più sorprendenti da qualche stagione a questa parte, in questa serie sembra essersi placata, per ora: favorita che ha tenuto sotto controllo la situazione, dominando gara2 in una maniera talmente evidente da mandare fuori fase il capitano avversario, Justin Williams, che a 3’53” dalla fine del secondo periodo ha reagito in maniera eccessiva a una trattenuta di Brad Marchand tirandolo per il laccetto del casco e prendendosi una penalità per holding. Marchand, che in un modo o nell’altro è spesso in situazioni al limite, con la mano ha disegnato una C all’altezza della propria spalla, a indicare che il Captain, capitano, non dovrebbe perdere i nervi in quella maniera. Molti esperti hanno letto l’episodio come segnale di un progressivo divario tra le due squadre, ma attenzione: come menzioniamo praticamente ogni settimana, Carolina ha fondato buona parte dei suoi successi di questa stagione su una mentalità per così dire ‘ignorante’, che può provocare eccessi di indisciplina ma anche esplosioni di ferocia agonistica in grado di ribaltare una serie. Erano, del resto, partiti 0-2 anche al primo turno contro Washington, per poi passare.

Ma in questo caso gara2 ha raccontato vicende poco incoraggianti per la squadra di Raleigh, insufficiente in tutte le fasi di gioco e anche nel portiere Petr Mrazek, di cui è ora addirittura incerta la presenza per gara3 di questa sera. Domenica, a Boston, Mrazek ha preso sei gol su 25 tiri, e prima del gol dell’1-6 a metà del terzo periodo erano 10 i gol consecutivi segnati dai Bruins senza che gli avversari riuscissero a trovare la rete. Segnale sì di problemi in difesa e in porta ma soprattutto in attacco, ad esempio nelle situazioni di power play, la superiorità numerica: nei playoff Carolina è addirittura 5/45, cioé solo nell’11,1% dei casi ha saputo segnare contro avversari con l’uomo in meno. Ed è gravissimo perché ovviamente nella postseason hai un numero limitato di opportunità del genere e se sei inferiore - perché Carolina È inferiore a Boston - dovresti appigliarti a tutto. Gara3 è appunto stanotte a Raleigh, ci sarà il solito circo eccetera e avremo una risposta parziale ma importante. Specialmente se - parafrasando una bizzarra espressione usata da Williams nel dopopartita di gara2 - Carolina avrà digerito il panino alla… (come dire? Ok, immaginate un escremento) che ha dovuto mangiare dopo lo 0-2 nella serie.

Ora, male Hurricanes ma guai a vedere solo la metà vuota del bicchiere, e dunque ottimi Bruins. Nei playoff hanno segnato in 19, ultimo dei quali Connor Clifton, che non aveva mai avuto un gol prima in 28 partite di NHL tra regular season e postseason, mentre altri due gol sono arrivati dalla stecca di Matt Grzelcyk, una di quelle storie che piacciono da morire ai media. Grzelcyk è di Charlestown, nel Massachusetts, a un paio di chilometri dal TD Garden in cui giocano i Bruins. Suo padre John dal 1967 (!) fa parte del gruppo di tecnici e operai (la Bull Gang) incaricato di trasformare il Garden - che prima del rifacimento era chiamato Boston Garden - da arena di basket ad arena di hockey e viceversa, per non parlare dei concerti e delle convention. Un lavoro costante che nonostante l’età Grzelcyk svolge a tempo pieno. E tanti anni fa John Grzelcyk cominciò a farsi raggiungere dal figlio nei giorni in cui l’impianto era predisposto per la NHL: tifosissimo dei Bruins, Matt scendeva da solo sul ghiaccio e pattinando con stecca e disco sognava di segnare per la squadra del cuore. Ora, adulto, i gol li segna sul serio. Con lui ci sono altri tre ragazzi locali o semilocali, nei Bruins: Noel Acciari, Chris Wagner, Charlie Coyle. Non è detto che aiuti a giocare meglio, o con più ardore, ma è curioso.

A Ovest, ieri notte si è giocata gara2 tra San José Sharks e St.Louis Blues, e il 2-4 ha portato la serie sull’1-1. A proposito di primi gol, stavolta è toccato a Robert Bortuzzo, che dopo 16’34” del secondo periodo ha spezzato la parità, 2-2, arrivata dopo una doppietta in 1’59” di Logan Couture, che invece di gol ne ha già 13 solamente in questi playoff. Fondamentale il giovane portiere Jordan Binnington con 24 parate, dopo una gara1 deficitaria con cinque gol su 24 tiri. In regular season, Binnington dopo una sconfitta si era sempre ripreso (6-0-0 il bilancio) mentre nei playoff era 3-2 con il 93,4% di parate, e ha avuto ragione il compagno di squadra Pat Maroon nel dire «sembra sempre che niente possa turbarlo, non siamo preoccupati per le sue prove, purtroppo però in gara1 l’abbiamo lasciato scoperto». Per gli Sharks un casuale ma ripetuto problema: una gara2 smorta dopo una bella vittoria in gara1. Era successo già al primo e al secondo turno e con il terzo episodio simile può darsi davvero che non sia più un caso. Segnale di scarsa concentrazione? Il guaio è che apparentemente gli avversari hanno una mentalità opposta: «siamo stati continui, siamo partiti bene e abbiamo mantenuto disciplina e ordine. Anche quando hanno pareggiato non abbiamo perso la calma e in un momento come questo è fondamentale». Tornando a Bortuzzo, tra l’altro il difensore dei Blues ha fatto anche il… difensore, bloccando un tiro di Kevin Labanc nel terzo periodo, sul 3-3, in una delle rare situazioni in cui gli Sharks hanno avuto spazio per una conclusione tranquilla. La menzione ripetuta di Bortuzzo e del ruolo che ricopre non è casuale: assieme a… San José, St.Louis è la squadra che ha avuto più punti (38, ovvero sette gol e 31 assist) dai difensori. Tanti motivi per pensare che questa serie sarà più equilibrata dell’altra, e non solo perché è 1-1.

Clicca qui per maggiori informazioni su tutte le scommesse online* sulla NHL

*Si prega di essere consapevoli del fatto che questo link vi rimanderà al sito scommesse