Va bene. O male, a seconda dei punti di vista. Perché ogni anno i

playoff NHL ribaltano tutto e fanno sospettare, a chi si avventuri a
scriverne un’analisi preventiva, che sia tutto uno scherzo.
Prendiamo la serie tra Tampa Bay e Columbus. Tampa Bay prima in
tutte le classifiche stagionali, detentrice ora con Detroit del maggior
numero di vittorie in regular season, un suo giocatore primo o secondo
in tutte le graduatorie statistiche eccetera. Columbus entrata invece ai
playoff, anche se - dicono gli studiosi - squadra scomoda da affrontare.
Risultato? Dopo il 3-1 di domenica sera a Columbus, in un’atmosfera
che poteva persino ricordare certi scorci di Ohio State-Michigan (la
grande rivalità universitaria, Ohio State ha sede proprio in città), i Blue
Jackets sono in vantaggio 3-0 nella serie e basterà loro vincere la
prossima partita, ancora in casa, o comunque una sola delle restanti
quattro. Anche se, onestamente, più la serie andrà avanti maggiori
saranno le probabilità di veder prevalere la squadra migliore, che è
comunque Tampa Bay, sulla quale ci sarebbe ancora da puntare se si
arrivasse a gara7. Però attenzione: una, due partite possono essere
frutto di una miscela inconsueta di tensione, emotività, azzardi tattici, ma
alla terza vittoria su tre della squadra inferiore uno qualche domanda
deve cominciare a porsela, tremando per la risposta, anche perché
bisogna ricordare che in gara1 i Lightning erano in vantaggio 3-0 dopo il
primo periodo, salvo prendere quattro gol consecutivi. È cioé davvero
possibile che un gruppo che sulla distanza di 82 partite si dimostra
superiore sotto tutti i punti di vista possa poi sfaldarsi nei playoff?
Personalmente detestiamo etichette come ‘vincenti’ o ‘perdenti’, spesso
nate da semplici simpatie ed antipatie e destinate quasi sempre a
frantumarsi davanti alla realtà (LeBron James il ‘perdente’ ha tre titoli
NBA, Tom Brady il ‘vincente’ ha perso il 33% dei Super Bowl giocati, ma
sono tutti e due degli inimitabili campioni a prescindere), e anche
stavolta ne stiamo alla larga. Perché i Lightning in gara3 erano senza
l’infortunato Victor Hedman e lo squalificato Nikita Kucherov, giocatore
NHL più produttivo nel corso della regular season con 128 punti, ma
Kucherov nelle prime due partite c’era ed aveva avuto zero gol e zero
assist: in più, la sua squalifica è nata da un contatto illegale su un
avversario quando mancavano solo 4’26” alla fine di una gara2 ormai
persa, e quindi è stato palese frutto di frustrazione e perdita di controllo.
Originati, forse, da una situazione che Tampa Bay non aveva mai
incontrato quest’anno, e forse non ha saputo gestire. È apparso anche
nelle parole di Jon Cooper, il coach, già dopo gara2: «Ci siamo trovati in
momenti di difficoltà durante la regular season? Probabilmente no. E ora
invece sì ed è suonato l’allarme. A volte è un bene, a volte è necessario

vivere questi momenti». Attenzione: mostrando una notevole capacità di
arrampicarsi sugli specchi - del resto non molto più lisci del ghiaccio su
cui evoluiscono di norma - sono però convinti di aver finalmente trovato
nel terzo periodo (!) di gara3 la misura delle cose: in quei 20’ finali
hanno segnato portandosi sull’1-2 e lavorato molto meglio nel terzo
offensivo, creando un numero di tiri doppio rispetto agli avversari, che
hanno poi chiuso il 3-1 con un gol a porta vuota alla fine. Curiosa però la
spiegazione dell’attaccante Tyler Johnson: «Finora forse avevamo fatto
le cose troppo semplici. E invece abbiamo il talento e dobbiamo
utilizzarlo». Curioso perché a volte invece, nello sport ma non solo, ti
dicono che la maniera migliore di fare le cose è con semplicità, senza
fronzoli e senza complicazioni, mentre qui pare che funzioni il contrario.
Anche se il senso della frase di Johnson è ovvio: con la classe naturale
che abbiamo, abbiamo vie diverse per battere i nostri avversari, ed è
arrivato il momento di percorrerle. Anche per evitare una lunga e
penosa postseason con un peso addosso: prima di tutto per
un’eventuale eliminazione, e in secondo luogo perché mai (!) nella storia
della NHL la miglior squadra della regular season aveva perso a zero al
primo turno, e solo due volte era accaduto che lo facesse in un qualsiasi
momento dei playoff (Detroit 1995 in finale, Calgary nel 1988 al secondo
turno).
Oh, una cosina: non è che i Blue Jackets qui siano una storia
secondaria, è semplicemente che più del loro 3-0 fa notizia lo 0-3 dei
loro avversari. E intanto però Columbus nella notte italiana tra martedì e
mercoledì può vincere la serie, e sarebbe la prima nella loro storia, alla
presenza numero cinque, negli ora 19 campionati completati. Lo scorso
anno i Blue Jackets avevano vinto le prime due partite a Washington,
esattamente come stavolta hanno fatto contro Tampa Bay, perdendo
però poi tutte e quattro le partite successive, e da quel momento i
Capitals non persero più un colpo, fino al titolo. Un segnale per Tampa
Bay? No, solo una curiosità: tutto il resto è cabala, dunque scemenza.
Chiaro che LA notizia è Lightning-Blue Jackets è LA serie, ma ad Est
per il resto c’è equilibrio solo tra Toronto e Boston (1-1), mentre i New
York Islanders sono 3-0 su Pittsburgh e Washington è 2-0 su Carolina.
Ad Ovest, San José-Vegas 1-2, Winnipeg-St.Louis 1-2 (2-0 Blues fuori
casa ma i Jets hanno vinto gara3 in trasferta), Nashville-Dallas 11.
Quanto a Calgary-Colorado, andiamo alla…

LA NOTIZIA DELLA SETTIMANA - Quanta fretta, ma dove vai?
Semplice: a Denver. Improbabile che sia andato davvero così il dialogo
tra un appassionato immaginario e Caleb Makar, difensore della
University of Massachusetts. Sabato sera, UMass e Makar hanno perso
la finale NCAA - sempre bello leggere il nome della Final Four di hockey,
che si chiama Frozen Four (le quattro congelate) - contro una potenza
come Minnesota-Duluth, e subito dopo i Colorado Avalanche gli hanno
sottoposto un contratto per averlo subito nei playoff NHL, dove sono 1-1
contro Calgary e hanno ora due partite in casa. Makar è stato forse il
miglior giocatore universitario ma il salto nell’hockey pro comporta un
forte adattamento e a Denver lo sanno bene. Ecco Jared Bednar, il
coach: «Ha un talento speciale, e spero che ci possa aiutare subito. Se
dicessi che non abbiamo qualche riserva mentirei, ovviamente. Questo
è un livello al quale non è mai sceso sul ghiaccio, ma ha esperienza
internazionale e con il suo college ha giocato tante partite decisive».

 

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