Ultimo mese di regular season e qualcosa nell’aria cambia in modo netto. 

La bulimia lascia il posto al razionamento: non hai più modo di ingozzarti di partite, sapendo che le scorte sono lontane dall’esaurirsi, anzi devi centellinarle, perché la fine è vicina. E scatta il paradosso di ogni volata di calendario: le gare che contano di più sono quelle delle squadre candidate ai playoff, ma buon senso e freddo ragionamento vorrebbero invece che ci si dedicasse a quelle già fuori, perché queste saranno le ultime settimane in cui saranno sul ghiaccio. La regular season della NHL non stacca per tanti mesi quanto, ad esempio, quella NFL, ma dai primi di Aprile cesserà in ogni rétina l’immagine di squadre come Blackhawks e Kings, e un po’ dispiace, a prescindere dalla lunga serie di partite insufficienti da loro giocate. Poi, se si ha un approccio variegato allo sport americano e alla sua successione di stagioni, ci si può consolare pensando che alla fine di questo mese comincia la MLB, che siamo in periodo di Torneo NCAA e anche il meno esperto si rende conto della grandezza, peraltro non voluta, del sistema sportivo professionistico americano: finisce una stagione (NFL, per dire) e sale verso il culmine un’altra (basket NCAA) mentre un’altra ancora (MLB) parte. Una sincronia splendida solo parzialmente voluta, perché originata anche dal semplice fatto che alcuni sport è meglio giocarli in determinate stagioni dell’anno.

Che dire allora di quel che resta? Difficile. Ci eravamo lasciati con Arizona in discreta forma e ora i Coyotes sono 6-1 con 12 punti nelle ultime partite, squadra più in forma della NHL assieme a Tampa Bay, seguiti da Edmonton con 5-1-2, cioé due sconfitte all’overtime che hanno fruttato un punto e dunque portato a 12 anche il bottino dei canadesi. 5-2-1 e 11 punti per Toronto, 5-1-2 e 12 punti per Minnesota, Detto che i Lightning sono quelli che hanno meno esigenze avendo un vantaggio netto: 106 punti, mentre nessuna delle altre squadre supera gli 89 (Calgary, che è comunque nell’altra conference e ha perso lunedì sera proprio contro i Maple Leafs). Essere però ‘caldi’, oltre che scomodo per chi gioca sul ghiaccio, vuol dire infilare una serie per motivi spesso così aleatori da non risultare affidabili in fase di pronostico. Ecco perché il programma della settimana è molto intrigante. Per riprendere la sua rincorsa, ad esempio, Arizona dovrà superare Calgary in casa giovedì sera, tenendo costantemente d’occhio Johnny Gaudreau alias Johnny Hockey, che all’ultimo calcolo aveva 84 punti nati da 30 gol e 54 assist, tutte categorie in cui l’ala sinistra è il migliore dei suoi. A lui opposto - statisticamente - il centro Clayton Keller, che guida i Coyotes in punti e assist ma con misure nettamente inferiori al canadese, rispettivamente 41 e 29. Arizona-Calgary è però la partita della settimana a Ovest, ma bisogna segnalare che una delle due rivali dei Coyotes per un posto da Wild Card, ovvero Minnesota, dopo la sconfitta di martedì sera a Nashville va a Tampa giovedì sera e chiude la settimana a Miami contro Florida 24 ore dopo, dandoci modo di poter valutare in pochissimi giorni le sue possibilità di playoff. È una squadra che per certi versi DEVE andarci: le mosse nel giorno di chiusura del mercato sono state dolorose, avendo portato alla partenza di giocatori apprezzati in loco come Charlie Coyle, Mikael Grandlund e Nino Niedererreiter, ma sono state viste dal general manager Paul Fenton come il tentativo di spingere la squadra verso la fase per il titolo, considerando anche la perdita per infortunio di Mikko Koivu, che non era solo il centro più affidabile ma anche il capitan della squadra. Che poi in questi giorni post-scambio siano avvenuti fatti imprevedibili fa parte del gioco: Victor Rask, il centro arrivato da Carolina, ha giocato solo 10 partite prima di farsi male, e Niederreiter ha invece avuto un ottimo rendimento con la casacca di Carolina. Non sapremo nulla fino alla fine: la situazione a Ovest, con Wild, Dallas, Arizona e Colorado vicine vicine, è di quelle che possono modificarsi ad ogni turno, ed è anche abbastanza inutile sbilanciarsi su quello che nemmeno i diretti interessati, allenatori o giocatori, potrebbero prevedere. Gli Avalanche, ad esempio, dopo una stagione di scarsi successi in overtime (1-11), martedì sera sono riusciti a battere Detroit proprio nel momento in cui pareva che sarebbe finita nel solito modo, con i Red Wings in vantaggio a 2’17” dalla fine del terzo periodo grazie a una penalità inflitta a Colorado: solo 42” dopo però Tyson Barrie pareggiava e nel prolungamento svanivano le paure precedenti. E per la squadra allenata da Jared Bednar c’è ora la trasferta a Dallas di giovedì sera: impronosticabile, sinceramente.

A proposito di Niederreiter e Carolina: a Est, proprio gli Hurricanes, perdendo nella notte tra martedì e mercoledì a Boston (4-3 in overtime, ottimo Krejci per i Bruins che hanno però visto finire in ospedale l’ala destra Marcus Johannson per uno scontro di gioco), hanno preso se non altro un punto che li tiene lì, in vista di una partita scomoda, venerdì sera, in casa contro Winnipeg, appena passata al secondo posto nella Central dopo avere perso a Tampa martedì sera, con conseguente sorpasso subito da parte di Nashville. Sempre lì, il discorso: periodo in cui, a contendenti per i playoff ormai delineate da settimane, quando si cerca di fare un pronostico bisogna pesantemente considerare il tipo di motivazione delle avversarie, spesso cariche delle medesime aspettative. Secondo le proiezioni del sito ESPN i Jets hanno il… 100% di probabilità di entrare ai playoff e gli Hurricanes l’86%, ma c’è il dettaglio/non dettaglio dell’avversaria che vuoi/non vuoi affrontare al primo turno: al momento a Winnipeg toccherebbero gli Stars e a Carolina toccherebbe la New York ‘isolana’, ma siamo alla provvisorietà più assoluta. 

 

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