Un male necessario, anzi un bene necessario, l’All-Star Game della NHL, che rappresenta se non altro il solito spartiacque della stagione, il punto in cui chi non è coinvolto si prende un (breve) respiro prima di ricominciare la corsa verso aprile e i playoff, storicamente i più belli dello sport americano, anche se criminalmente sottovalutati in Italia. 


Le misurazioni del momento di forma delle squadre si possono fare da martedì 30, giorno in cui sono riprese le partite serie (ma solo per alcune: altre hanno atteso fino a sabato scorso), ma può essere un semplice meccanismo semplificatorio senza valori significativi.
Che dire ad esempio dei New York Islanders? Sette vittorie nelle ultime dieci partite e, nell’ultima a Newark, nella notte tra giovedì e venerdì, il quarto successo stagionale su quattro partite contro i Devils, che da tempo hanno peraltro abbandonato l’idea di arrivare ai playoff.

media Filppula, Toews, Bailey e Pulock dei New York Islanders festeggiano contro Minnesota.

La prossima degli Islanders è in casa contro Colorado e tutto induce a credere che proseguirà l’improbabile stagione di una squadra in perenne movimento, su tutti i fronti: nel 2015 passò dallo storico ma malandato Nassau Coliseum, a Long Island cioé nella striscia di terra che dall’East Rivers va verso l’oceano, al Barclays Center, nel cuore di Brooklyn, e però da questa stagione è tornata a dividersi tra le due arene, in attesa di sistemarsi definitivamente, nel 2021, nella Belmont Park Arena, più o meno a metà strada.
La perdita di John Tavares - andato a Toronto - è stata asimmetricamente compensata dall’arrivo di Barry Trotz, il colorito coach che nel giro di tre giorni, dal 18 al 21 giugno dello scorso anno, è passato dal festeggiare la Stanley Cup vinta con i Washington Capitals al rassegnare le dimissioni per un litigio contrattuale al firmare con gli Islanders e immediatamente innalzarne il valore sul ghiaccio.

La squadra del momento, se si bada rigidamente ai numeri, è Philadelphia, che ha otto vittorie nelle ultime dieci partite ma ha perso male contro i mediocri Los Angeles Kings proprio nelle ultime ore.

media Shayne Gostisbehere (sx) e Wayne Simmonds (dx) dei Philadelphia Flyers festeggiano il gol contro gli Edmonton Oilers

I Flyers hanno otto punti di distacco da Pittsburgh, che al momento occupa l’ultimo posto buono per entrare ai playoff come wild card, per cui il loro rendimento difficilmente potrà risultare in un innalzamento delle probabilità di andare avanti.

Fermo restando che - come al solito o quasi, sosta o non sosta per l’All-Star Game - c’è una squadra che si è presto staccata, e sono i Tampa Bay Lighting: 82 punti e il dominio ad Est, 207 gol segnati (solo Calgary e San José con 1999 e 198 sono paragonabili, nessun’altra ne ha più di 190), una differenza reti di +57 (Calgary, la seconda migliore, è a +42), Nikita Kucherov dominante con 81 punti (Connor McDavid è secondo con 80) e con una intesa in crescita con Brayden Point, il 22enne centro canadese terza scelta del 2014, Andrei Vasilevkiy strepitoso in porta con il 92,7% di parate. I Lightning hanno 39 vittorie, e giocano propro contro Philadelphia sabato sera, con obiettivo 40 e un altro passo verso un resto di regular season che può diventare un lungo allenamento per i playoff.

media Nikita Kucherov di Tampa Bay sul ghiaccio dello Staples Center contro i Kings

Starà poi al coach Jon Cooper gestire al meglio questo periodo. Non dovrebbe essere un problema per un uomo abituato a situazioni variegate: 52 anni il prossimo 23 agosto, prima di fare l’allenatore di hockey è stato per oltre un decennio avvocato d’ufficio a Lansing, nel Michigan, cioé difensore di persone che non potevano permettersi un legale.

Domani, per inciso, si gioca Bruins-Kings, con Boston ovviamente favorita, e fa impressione notare come dopo la World Series di baseball dello scorso ottobre, e il Super Bowl di domenica scorsa, la sfida tra Los Angeles e Boston sia proseguita ieri al TD Garden a livello NBA (rimonta e vittoria Lakers 129-128) e vada ancora in scena sul ghiaccio domani.

Ad Ovest, si è detto di Calgary e San José, prima e seconda nella Pacific con 73 e 71 punti, e 71 ne ha anche Winnipeg nella Pacific.
La difficoltà nel comprendere come finiranno le due division viene anche dal fatto che nel giro di tre giorni, questa settimana, gli Sharks hanno battuto le altre due, in overtime i Jets e più in scioltezza i Flames, e dunque il minimo distacco in graduatoria può variare ogni settimana e provocare una corposa differenza al momento dell’assegnazione del cosiddetto fattore campo per i playoff.
San José oltretutto sabato gioca a Edmonton contro una squadra che è a pochi punti dalle posizioni Wild Card e dunque la totale motivazione, come se non bastasse giocare nello splendido ambiente del Rogers Place, inaugurato tre anni fa e battezzato, a livello playoff, proprio dagli Sharks.

Una stagione molto incerta e difficilmente pronosticabile in molte partite: è di giovedì sera - ieri per chi ci legge l’8 febbraio - il record uguagliato di partite finite al supplementare, otto, come era avvenuto il 22 febbraio 2007 e 27 novembre 2015. In quei casi erano state otto su 14, stavolta ‘solo’ otto su 12, ma è una coincidenza rara e ha portato all’ovvio risultato di ben 16 squadre su 24 che sono riuscite a mettersi in saccoccia almeno un punto.

LA NOTIZIA DELLA SETTIMANA - Austen Matthews, 22 anni solo il prossimo 17 settembre, ha prolungato di altri cinque anni, dunque fino al giugno del 2024, il contratto con i Toronto Maple Leafs, per circa 11 milioni di dollari annui.
L’altro grande giovane spuntato negli ultimi anni, McDavid, a Edmonton prende 100 milioni (quasi) tondi complessivi nell’accordo di otto anni scattato in questa stagione.

media Austen Matthews dei Toronto Maple Leafs al Madison Square Garden contro i Rangers

È casuale, ma significativo, che entrambi i contratti siano stati chiusi da squadre canadesi che hanno voglia e bisogno di vincere, possibilmente presto: Toronto lo ha dimostrato in estate prendendo Tavares dagli Islanders, che peraltro in questa annata sono pressoché pari ai Maple Leafs nella Eastern Conference, mentre Edmonton al momento della discussione del prolungamento - estate 2017 - si sentì dire dagli agenti del suo centro che sì, l’obiettivo era quello del massimo ricavo, ma che che era importante che il nuovo accordo lasciasse al club margini per rafforzare il resto della squadra e renderla da titolo nel più ragionevole arco di tempo possibile. Mai santificare atleti (o chiunque altro) da milioni all’anno, ma non sorprende che McDavid, canadese puro anche se di tutt’altra zona rispetto a Edmonton e tifoso dei Maple Leafs da ragazzino, punti a qualcos’altro che non sia solo la ricchezza personale.

 

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