Il terzo tempo è considerato un momento di estrema importanza sociale del rugby. In esso emerge il forte valore di “aggregazione”, emblema di questo sport. Non a caso gli inglesi parlano di "rugby union", a consolidare lo spirito del rugby, che mira ad unire le persone. La sua forza è tale che ad esso partecipano, oltre ai giocatori di entrambe le squadre, anche familiari e amici.

L'origine del terzo tempo sembra essere ignota, ma dato il suo radicamento nella storia rugbystica, è probabile che i primi ad adottare questo "rito" post-partita furono gli inglesi già nell'800. Dal momento che il rugby era lo sport ambito dai college britannici, molto probabilmente l'usanza prevedeva che il college "ospitante" organizzasse un drink o una cena tra le due squadre al termine dell'incontro.

La traduzione italiana "terzo tempo”, perché dopo il primo e secondo tempo in campo, la partita si sposta nella club house. Il termine si rifà al francese "Troisième mi-temps", con cui viene indicata il rinfresco post-partita, mentre gli inglesi si limitano a identificarlo con l'espressione "After-match dinner" (Cena post-match).

In epoca moderna la tradizione è rimasta. La Club House della squadra che ospita l'incontro ha il compito di organizzare il terzo tempo, a cui parteciperà la squadra in trasferta. In ambito dilettantistico, può essere ridotto ad una semplice “birra e salsiccia” tra le due squadre, mentre a livello internazionale viene organizzata una cena a base di prodotti tipici della Nazione ospitante. Nei paesi latini (Argentina, Francia e Italia) si predilige l'uso di vino come bevanda; nei paesi anglosassoni la birra la fa da padrone.

Durante il terzo tempo le squadre socializzano, e sia giocatori che allenatori hanno modo di scambiarsi opinioni riguardanti la partita, soprattutto dopo un risultato imprevedibile anche per gli appassionati di scommesse online*. A questo si aggiunge la goliardia del momento, che in questo sport non può mancare. La storia del rugby moderno è costellata di aneddoti riguardanti il terzo tempo.


Il Terzo Tempo: gli aneddoti più divertenti

Nel 1982, nel post match di Inghilterra-Francia del Cinque Nazioni, terminato 27-15 per gli inglesi, si verificò un fatto analogo. Durante il ricevimento i francesi misero sul tavolo delle bottiglie di Acqua di Colonia per i giocatori inglesi, alludendo alla diceria dell’epoca secondo la quale i britannici non si lavassero. Il seconda linea inglese Maurice Colclough svuotò la sua bottiglia e ci mise dentro del vino bianco al fine di fare uno scherzo al compagno di squadra Colin Smart: Maurice bevve il vino e indusse l'amico a fare lo stesso asserendo che le bottiglie non contenessero profumo ma vino. Colin lo seguì, e buttò giù l'Acqua di Colonia. Poco dopo il malcapitato Colin Smart venne portato in ospedale per una lavanda gastrica.

Durante il Cinque Nazioni 1967, a Parigi, il giocatore gallese Gareth Edwards non digerì la sconfitta subita contro la Francia (20-14). Al termine dell'incontro l'estremo "rubò" il pallone usato per il match, e durante il terzo tempo sottrasse 14 piatti dal tavolo, tanti quanto i punti segnati dal Galles.

Altri due aneddoti riguardano la Nazionale Azzurra. Nel 1987, in occasione della Rugby World Cup in Nuova Zelanda, l'Italia subì una sonora sconfitta contro gli All Blacks (70-7). Il coach Marco Bollesan sostenne che il terzo tempo servì a recuperare "in birra quello che avevano perso in campo", e aggiunse che se non fosse stato per il terzo tempo, non avrebbero giocato né il primo né il secondo. Alla fine degli anni '80 l'Italia giocò un test match contro l'Unione Sovietica, a Krasnojarsk, nel cuore della Siberia (a nord della Mongolia). Massimo Giovanelli ricorda che, causa il freddo glaciale, i sovietici brindarono a vodka durante il terzo tempo.

Le particolarità sono tantissime. In tempi recenti ricordiamo il caso di Jonny Wilkinson, noto astemio, che al termine della finale di Rugby World Cup 2007 persa contro il Sudafrica decise di lasciarsi andare, ubriacandosi per la prima volta nella sua vita. Nel 2010 Jannie Du Plessis, rugbysta e medico-chirurgo sudafricano, salvò la vita ad un invitato durante il terzo tempo: a Pretoria, al termine di un test match con la Francia, il pilone Springbok infilò le dita nella gola di un uomo che stava rischiando il soffocamento a causa di un pezzo di carne andato di traverso.

Potremmo svelarvi questi e altri mille aneddoti grazie al fenomeno del ‘Terzo Tempo’, ma alcuni, forse, è meglio se rimangono nell’anonimato per sempre. Ed è anche giusto così.

 

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