Non dimenticheremo facilmente la regular season 2018-19 di Eurolega. La massima competizione Europea quest’anno ci ha costretti a restare incollati ai teleschermi fino all’ultima giornata, producendo ben sei pretendenti agli ultimi tre posti playoff che fino all’ultimo turno hanno avuto la chance di centrare la post-season.

Proprio da una di quelle contendenti, sfortunatamente incapace di centrare uno dei primi otto posti della graduatoria, ci sembra doveroso partire: l’Olimpia Milano ha vissuto la miglior regular season di Eurolega della propria storia recente, riuscendo a occupare spesso un posto tra le prime otto. Qualche infortunio di troppo (quelli di Nedovic e Gudaitis soprattutto) e alcune nottate nefaste hanno impedito ai meneghini di avere continuità in un certo momento della regular season in cui sembravano davvero potersi consolidare in zona playoff. La discontinuità ha fatto il resto: le sconfitte subite nelle ultime settimane da Real Madrid, Panathinaikos, Fenerbahce ed Efes fotografano al meglio l’incapacità di Milano di far quadrato nel momento decisivo della stagione, la stessa incapacità che si era palesata a metà regular season quando Milano era scivolata per la prima volta fuori dalla griglia playoff. Da questa annata i lombardi portano a casa un Mike James formato MVP, il record di cinque vittorie consecutive mai fatto registrare in precedenza dalla società meneghina e la consapevolezza che parte di questo roster può di certo essere riconfermato nelle prossime annate per iniziare un percorso di crescita che potrebbe vedere Milano tra le migliori 8 d’Europa già dal prossimo anno.

Abbandonato il capitolo legato all’unica italiana della coppa, diventa necessario soffermarsi sullo strapotere del Fenerbahce che ha, probabilmente, vissuto la miglior regular season da quando coach Obradovic siede sulla panchina turca. Solo cinque sconfitte ottenute in 30 partite e un record perfetto di 15 vittorie su altrettante partite casalinghe per Datome e compagni, che hanno immediatamente messo in chiaro le cose in questa stagione, mostrandosi quanto mai vogliosi di spaccare la competizione sin dalla prima partita stagionale, facendo da subito corsa di testa. Il loro primo posto quest’anno appare, inoltre, ancor più importante che nelle ultime annate: con questo piazzamento hanno scongiurato un accoppiamento con CSKA Mosca e Real Madrid almeno fino alla finale. Non una cosa da poco vista la qualità delle due compagini arrivate rispettivamente seconda e terza a una e tre gare di distanza dal primo posto.

Proprio CSKA e Real hanno mostrato all’intera Europa quanto distacco ci sia tra le prime tre della classe e tutte le altre, riuscendo anche a battere il Fener nelle rispettive gare casalinghe. I campioni in carica sembrano, forse, un po’ più logori dei russi, ma hanno vissuto una stagione di tutto rispetto (con un record di 22-8) anche malgrado la perdita di Luka Doncic (che lo scorso anno aveva monopolizzato la corsa ai premi) e gli infortuni che si sono abbattuti su uomini fondamentali come Sergio Llull, che dovrà probabilmente anche saltare i playoff. I campioni del 2016, invece, sognano di tornare in cima all’Europa e hanno vissuto la solita, solidissima, regular season che è valsa loro il secondo posto (24-6 il record) e un avversario piuttosto difficile ma non insormontabile come il Baskonia ai playoff.

Proprio il Baskonia è stata, però, la squadra con la maggiore costanza nella zona dei “bassi playoff”: con esperienza e resilienza hanno sempre mantenuto il piazzamento playoff anche quando la stagione sembrava davvero avere in serbo momenti difficili per loro. Il DNA da grandi mattatori dell’Eurolega non ha tradito la squadra di Vitoria. Quindi occhio a darli per vinti in partenza.

Apriamo ora il discorso relativo ai titoli di Coach of the Year e di MVP, che sono inscindibilmente legati. Rick Pitino e Nick Calathes sono, infatti, due facce della stessa medaglia, con il secondo che è stato estensione in campo del pensiero del coach statunitense. Lo straordinario 8-2 con cui il Pana ha chiuso la stagione assicurandosi il sesto posto è enorme merito di entrambi e, con ogni probabilità, Calathes verrà per questo insignito del premio di MVP. Discorso un po’ diverso per Pitino, che è stato sicuramente decisivo per la rimonta di un gruppo esperto, ma che dovrà probabilmente cedere lo scettro di CoY a Sarunas Jasikevicius che con uno straordinario 9-1 finale ha rimontato fino a raggiungere l’ottavo posto playoff, con una squadra che sembrava realmente tra le meno attrezzate della manifestazione. Da citare nella corsa a Coach of the Year anche Ataman, coach dell’Efes che si è (un po’ a sorpresa) guadagnato il quarto posto nella competizione con un record eccellente di 20-10.

Tra gli altri candidati al premio di MVP della competizione possono, invece, essere citati Jan Vesely del Fenerbahce, Will Clyburn e Cory Higgins del CSKA e Brandon Davies dello Zalgiris, protagonista nella grande rivelazione della stagione.

Capitolo delusioni: l’Olympiakos ha gettato alle ortiche il lavoro fatto nella prima metà di stagione venendo estromessa a sorpresa dalle migliori otto a causa di sconfitte a dir poco inspiegabili. Che la squadra del Pireo non fosse pienamente concentrata lo abbiamo capito a seguito del controverso derby di coppa contro i cugini del Pana: da quel momento in poi l’Olympiakos non è più stata la squadra che conoscevamo. Un peccato per una competizione che perde un suo nome storico. Discorso un po’ diverso per il Maccabi che ha lottato fino all’ultimo, pur subendo dei cali di rendimento sin troppo evidenti per non essere pagati.

L’Eurolega ha bisogno che due squadre storiche come queste tornino all’apice delle proprie possibilità: sarà molto intrigante seguire come questi colossi si muoveranno a partire dalla prossima stagione.

Ma prima di pensare al 2019-2020, dovremo rivolgere la nostra attenzione ai playoff: lo faremo a partire dalla prossima settimana con tutte le preview delle serie che questa straordinaria manifestazione ci proporrà!

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