NBA 2019: Il futuro dei Boston Celtics

Ammettiamolo: la stagione NBA dei Boston Celtics è andata molto diversamente rispetto a come ci aspettavamo. Non è arrivato il primo posto nella Western Conference, la marcia playoff si è fermata alle semifinali di Conference e l’alchimia tra i giocatori a roster per la più vincente franchigia della storia NBA non è mai realmente nata. Sapevamo che sarebbe stata un’estate complessa per Boston, ma non immaginavamo fino a questo punto: tutto ciò che poteva andar male per i Celtics è andato malissimo e ora bisogna raccogliere i cocci per provare a tornare competitivi.

I primi giorni di questa torrida estate ci hanno regalato due garanzie: Kyrie Irving molto probabilmente lascerà il Massachussetts e, con lui, forse farà le valigie anche Al Horford.

La situazione contrattuale di quest’ultimo è abbastanza paradigmatica di come, in quest’ultimo periodo, ai Boston Celtics non giri nel modo corretto alcuna scelta. L’ormai ex numero 42 dei bostoniani, infatti, aveva rinunciato alla sua opzione da oltre 30 milioni sulla prossima stagione per accordarsi per un rinnovo triennale con la squadra guidata da coach Stevens. Dopo una breve trattativa, però, le due parti non hanno trovato l’accordo e Horford ha deciso di concentrarsi su un possibile contratto quadriennale da firmare con qualsiasi altra franchigia NBA. Il primo nome che è emerso è stato quello dei Brooklyn Nets, guarda caso la squadra a cui sembra ormai vicinissimo Kyrie Irving, la vera stella dell’ultimo biennio di Boston.

Insomma, in una sola estate la franchigia guidata da Danny Ainge rischia di perdere i suoi due giocatori di punta in direzione della squadra che, con le sue scelte scellerate di ormai cinque anni fa aveva permesso a Boston di ricostruirsi rapidamente come una squadra vincente. Un incredibile voltafaccia del karma che, a dirla tutta, aveva cominciato a manifestarsi nella stagione appena conclusasi.

Quale futuro, dunque, per Boston, senza i suoi All Star? Non un futuro del tutto grigio, a dirla tutta.

Innanzitutto oltre a questo duo, anche “Scary” Terry Rozier dovrebbe salutare la franchigia che lo ha scelto, andando alla ricerca di un contratto prolifico in un’estate in cui le squadre deluse dalla mancata firma di una stella potrebbero investire in un profilo come il suo, ondivago ma pieno di talento. Non ci sarà neanche Aron Baynes, centro di riserva spedito a Phoenix nel corso dell’ultimo Draft assieme alla 24esima scelta assoluta. Insomma, di spot nel roster di Boston se ne sono liberati: sarà intrigante capire come verranno sfruttati.

Parliamo, dunque, di chi ci sarà: la bravura dietro la scrivania di Danny Ainge e quella in panchina di coach Stevens forniscono amie garanzie di una rinascita che, però, non sarà fondata su star già pronte ma su giovani in rampa di lancio dalle caratteristiche molto intriganti.

Senza Horford e Irving, infatti, sembra molto probabile che la stella della squadra sarà Jayson Tatum, classe ’98 giunto al terzo anno in NBA e pronto a consacrarsi al rango di All Star. Accanto a lui, pronto a rinascere definitivamente, ci sarà Gordon Hayward che proverà a presentarsi alla stagione 2019-20 in uno stato di forma simile e quello che aveva raggiunto prima del terribile infortunio arrivato nella prima gara della stagione 2017-18.

Occhi puntati anche su Jaylen Brown, già mostratosi solido e maturo ma che spesso ha sofferto la presenza di troppe bocche da fuoco nella scorsa stagione e, con il giusto spazio, potrebbe tornare sui livelli simil All Star mostrati due anni fa. A questo core andrà sommato il talento arrivato proprio dal Draft, un evento nel quale Danny Ainge ha effettuato scelte molto poco chiare, mosse sicuramente, però, da un piano complessivo che potrà venir svelato solo al termine dell’estate.

Boston ha, infatti, draftato con la quattordicesima pick un talento purissimo ma anarchico come Romeo Langford, che dovrà limare tantissimi aspetti del suo gioco per poter essere subito impattante a livello NBA ma gode dell’immensa stima di un maestro di pallacanestro come coach Stevens. Ha, poi, deciso di puntare con la 22esima pick su Grant Williams, un ex eroe collegiale a Tennessee che, nei piani della dirigenza, può diventare un Horford in miniatura a lungo termine e, a medio termine, può essere un ottimo pezzo nella rotazione di Boston. A chiudere il quadro sulle scelte, poi, è arrivato Carsen Edwards, altra ex stella a Purdue che dovrà ben inserirsi nei back court dei bostoniani, magari partendo da sesto uomo nello spot ora riservato a Rozier.

Meno spiegabile è stata la scelta di scambiare la 20esima scelta con dei diretti rivali come i Sixers per la pick numero 24 e la 33. La 24 (diventata Ty Jerome), però, come detto, è stata mandata a Phoenix assieme a Baynes in cambio di una scelta 2020 originariamente di proprietà dei Milwaukee Bucks. Delle mosse che, come anticipato, solo il tempo potrà spiegare.

Gioventù e tanto lavoro individuale e collettivo da fare: da qui ripartirà, dunque, la scalata dei Boston Celtics al trono dell’Est. Chissà che malgrado le aspettative più basse, stavolta, le cose non vadano meglio.

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