Gara 5 delle NBA Finals sarebbe potuta essere tante cose: sarebbe potuta essere la sfida in cui i Toronto Raptors si laureavano per la prima volta campioni NBA, la notte del rientro determinante di Kevin Durant, il preciso momento in cui una dinastia finiva e una leggenda al contempo sbocciava. Ma non è stata nulla di tutto ciò.

Con il cuore e il talento i Golden State Warriors hanno vinto 106-105, riportando le Finals nella Baia, dinnanzi al proprio pubblico, per una gara che ha già le sembianze della battaglia epica. Non è stata, quindi, la notte più importante nella storia dei Toronto Raptors.

Non è stata, però, nemmeno la notte del rientro trionfale di Kevin Durant che, rientrato dopo oltre un mese di pausa, ha subito un riacutizzarsi del suo infortunio al polpaccio destro dopo appena 11 minuti e 57 secondi di gara nei quali aveva già messo a segno 11 punti e 2 rimbalzi. E’ stata, dunque, la notte in cui tutti gli altri Warriors hanno stretto i denti, trovando risorse inspiegabili e sospingendo i grandi campioni di questa squadra: è stata la notte di DeMarcus Cousins, autore di una gara da 14 punti e 6 rimbalzi dopo aver giocato delle orride Gare 3 e 4, è stata la partita delle piccole grandi cose da parte di tutti i giocatori impiegati, anche quelli insperati come Quinn Cook e Kevon Looney.

Anche grazie a loro sono stati decisivi i 31 punti, 8 rimbalzi e 7 assist di Steph Curry, i 26 punti ,6 rimbalzi e 4 assist di Klay Thompson e la simil tripla doppia di Draymond Green (10+10+8): tutti hanno portato il loro mattoncino a una vittoria che è sembrata a lungo alla portata, poi sembrava scivolata via a 3 minuti dal termine e, infine, è stata rivinta dagli Warriors.

Già, perché comunque, anche con uno svantaggio in doppia cifra, i Toronto Raptors non si sono mai arresi, sospinti da un Kyle Lowry da 18 punti, 4 rimbalzi e 6 assist, il solito Fred VanVleet (11 punti dalla panchina), un Marc Gasol da 17+8, un sempre più importante Ibaka da 15 punti e 6 rimbalzi e, poi, come al solito, da un Kawhi Leonard deciso a riscrivere il suo nome nella storia: sono stati suoi i 10 punti filati che hanno dato il +6 a Toronto a tre minuti dalla fine dopo una partita di sofferenze e inseguimenti. Meno brillante del solito Pascal Siakam, comunque autore di 12 punti, così come meno decisivo rispetto alle sue abitudini è stato Danny Green (4 punti e 5 rimbalzi). In generale l’impressione è stata che Toronto sia stata meno nel complesso meno precisa nei tiri presi negli ultimi secondi dell’azione e, al contempo, sia stata meno famelica sulle palle vaganti.

Ora, in vista di Gara 6, gli interrogativi sono tanti e rilevanti: come assorbirà Golden State notizia del nuovo infortunio di Kevin Durant? Come reagiranno i Raptors dopo il primo match point sprecato? Quanti aggiustamenti possono essere ancora fatti quando la serie è giunta a Gara 6 e gli Warriors hanno spesso giocato con tutti gli schemi saltati? Insomma, di carne al fuoco, com’è ovvio che sia, ce n’è.

La storia di Toronto sta per compiersi ma i campioni che hanno costruito la dinastia degli Warriors non sono d’accordo: in quella che sarà l’ultima gara di Golden State nella Oracle Arena, la storica casa dei due volte campioni in carica, qualsiasi esito avrà un forte potere evocativo. Se dovessero vincere i Raptors, la dinastia di Golden State potrebbe concludersi proprio nella casa all’interno della quale è stata costruita, se, invece, i campioni in carica dovessero aver la meglio, chiuderebbero con una vittoria la storia di un’arena magica, creandosi l’occasione di riscattare l’onta della rimonta subita nel 2016.

Come vedete, ogni scenario sembra pronto a catapultarci nella storia del basket. Noi dobbiamo solo attendere la notte tra giovedì e venerdì e goderci lo spettacolo. Le Finals NBA non ci deludono mai!

 

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