La storia si è compiuta: i Toronto Raptors sono campioni NBA. Abbiamo assistito alla prima vittoria di una squadra non statunitense al termine della stagione della National Basketball Association.

Con un palpitante 114-110 nel sesto atto di una Finale che ricorderemo a lungo, si è conclusa una stagione NBA che potrebbe segnare lo spartiacque per il futuro della lega, vista l’importanza dei temi di riflessione che ci verranno proposti in questa estate.

I canadesi hanno avuto la meglio su dei Golden State Warriors coriacei, pieni di orgoglio e assolutamente vogliosi di lasciare il proprio segno nella storia del gioco, cercando un three-peat che dopo essere sembrato a lungo durante questa stagione ben più che possibile è improvvisamente diventato semi-irraggiungibile: la forza degli avversari, la determinazione di una franchigia intenta a scrivere la storia del gioco e, purtroppo, anche un bel po’ di sfortuna hanno impedito ai californiani di centrare un traguardo storico.

Già, perché la sfortuna ci ha lasciato il suo zampino anche nella meravigliosa Gara 6 alla quale abbiamo assistito: Klay Thompson, autore di 30 punti in 3 quarti, è dovuto uscire dall’arena in stampelle a causa della rottura del legamento crociato del ginocchio destro dovuta a un cattivo atterraggio dopo un fallo subito. Il numero 11 di Golden State è, però, rientrato in campo per battere i due tiri liberi prima di lasciare definitivamente la contesa: è una delle tantissime foto che ci giungono da una serie leggendaria, vinta con merito da Toronto.

Prima dell’infortunio dei californiani, però, come al solito, la partita ci aveva regalato già mille temi di interesse: la straordinaria partenza al tiro dei Raptors, il cuore degli Warriors che hanno ricucito ogni svantaggio, le scelte tattiche estreme dei due allenatori in difesa, la qualità delle prestazioni di protagonisti che, nel momento del bisogno, si sono fatti trovare pronti, da entrambe le parti.

Se queste Finals sono state così belle è stato proprio grazie agli straordinari protagonisti che l’hanno animata, a partire, ovviamente, dall’MVP di questa serie, un Kawhi Leonard che è stato, per distacco, il miglior giocatore che abbiamo visto in questi playoff. Oltre 28 punti e 10 rimbalzi di media per lui nel corso delle sei gare, 22 e 6 nella decisiva Gara 6, il secondo titolo di miglior giocatore delle Finali nella sua carriera e, per la seconda volta in fila, l’onore di aver chiuso una striscia di due titoli consecutivi da parte dei campioni in carica.

A sostenerlo al meglio in tutta la serie e soprattutto in Gara 6 ci hanno pensato Kyle Lowry e Pascal Siakam, autori di una doppia doppia da 26 punti ciascuno: il primo ha aggiunto 10 assist, 7 rimbalzi e ben 3 rubate, mentre il secondo ci ha messo 10 rimbalzi e 3 assist. A realizzare tutti i tiri più importanti, però, ci ha pensato Fred VanVleet, autore di 22 punti, mentre a dare tutta l’energia necessaria sotto al ferro ha contribuito un Serge Ibaka da 15 punti. La vittoria di Toronto è il trionfo di un gruppo meraviglioso, assemblato da una grande mente del basket mondiale come Masai Ujiri e molto ben guidato da coach Nick Nurse. Piccola curiosità per i Raptors: tra le riserve dei canadesi c’era anche Partick McCaw, che aveva giocato le sue prime due stagioni NBA con i Golden State Warriors e, quindi, di fatto, non ha mai giocato una stagione NBA senza vincere il titolo a fine anno. L’ennesima, incredibile, storia di questa finale.

Che dire, poi, degli sconfitti? Ce l’hanno messa tutta, mostrando il cuore e gli artigli nel momento decisivo: così si spiegano i 30 punti di Klay Thompson prima dell’infortunio, così si spiegano i 22 punti di Andre Iguodala, così ne ha messi 21 Steph Curry malgrado i continui raddoppi e una difesa interamente focalizzata su di lui, così trova spiegazioni la strepitosa tripla doppia da 11 punti, 19 rimbalzi e 13 assist (con 3 rubate e 2 stoppate) messa in piedi di Draymond Green.

In questa estate più che mai Golden State vorrà provare a rifondare le basi per tornare a vincere nelle prossime stagioni: la strada, ora più che mai, è in salita. Ma mai sottovalutare il cuore di campioni di questo genere.

Adesso, però, è il momento di celebrare i Toronto Raptors, in attesa di capire cosa sarà del loro futuro che dipenderà, com’è ovvio che sia, in larga parte da Kawhi Leonard.

Un’altra stagione di basket NBA si è conclusa ma le emozioni della lega professionistica più spettacolare al mondo non si fermano qui: ci attende il Draft e una lunghissima estate di mercato. Per conoscere ogni dettaglio continuate, ovviamente, a seguirci!

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