LEONARD REGALE, LOWRY E SIAKAM FONDAMENTALI, CURRY NON BASTA!

Siamo giunti al momento dei bilanci, delle valutazioni, dei voti. Abbiamo assistito alle Finals più belle degli ultimi anni e, com’è giusto che sia, i voti che elargiremo sono in larga parte determinati dalla bellezza delle sei gare alle quali abbiamo assistito e dalla qualità dei gesti tecnici che i protagonisti ci hanno donato. Non aspettatevi, quindi, stroncature di nessun genere: stiamo parlando del più alto livello che la pallacanestro mondiale possa esprimere. Com’è ovvio che sia, per queste pagelle, partiamo dai campioni in carica:

Kawhi Leonard: protagonista indiscusso di tutti i playoff, dominatore delle Finals nei momenti che contano, determinante in ogni aspetto che conta nella pallacanestro moderna, tanto in attacco quanto in difesa. La sua scelta di lasciare San Antonio ha cominciato a pagare dividendi addirittura un anno prima di quanto fosse lecito aspettarsi, con il titolo di una franchigia costruita divinamente attorno a lui. Due volte MVP delle Finals, due volte ha fermato le possibilità di un three-peat, prima per i Miami Heat nel 2014 e poi per i Golden State Warriors nel 2019. Dalle sue scelte passerà buona parte del futuro della lega. Voto 10.

Kyle Lowry: a lungo criticato e osteggiato durante i playoff, ha giocato delle finali maestose nelle due metà campo, risultando leader nella decisiva Gara 6. Una rivincita incredibile per un giocatore che si è ritrovato tardi ad essere un All-Star e che ora sta, con merito, raccogliendo i frutti di un anno difficile, iniziato con la separazione dal suo miglior amico DeMar DeRozan. Voto 8.5.

Pascal Siakam: a volte secondo, a volte terzo, a volte primo violino di un’orchestra incredibile. Ha messo il sigillo sulle vittorie in gara 1 e Gara 6. In due sole stagioni è passato dal giocare la finale della G League a giocare la Finale NBA. Ciò che non è cambiato è stata la sua capacità di interpretare la serie e essere protagonista, anche malgrado il calo nelle sfide centrali della serie. Voto 8-.

Danny Green: Delle finali ondivaghe per l’ex Spurs. Tante prove sotto tono, qualche pasticcio ma anche prove che hanno segnato in maniera importantissima la serie, come quel 6-10 di Gara 4. Voto 6.

Marc Gasol: Solido, solidissimo. malgrado qualche esitazione di troppo ogni tanto ha messo sempre a disposizione della squadra la sua comprensione del gioco e la sua esperienza. Il primo titolo di una carriera meravigliosa, vissuta interamente a Memphis. Voto 7.

Fred VanVleet: in molti lo hanno definito come la reincarnazione per millennials del JJ Barea del 2011. Probabilmente, però, Fred VanVleet è stato ancor più determinante. Ha messo tutti i tiri decisivi, già a partire dalla serie contro i Milwaukee Bucks. 22 nella decisiva Gara 6 e una lezione di coraggio incredibile, anche al di là dei tiri segnati e delle tante botte prese. 8+.

Serge Ibaka: Ennesimo giocatore riscattatosi dopo aver perso una finale ed essere parso per qualche tempo “fuori moda”. Ha giocato le Gare Finali in uno stato di forma incredibile, trascinando i suoi emotivamente in certi momenti. Voto 7.5.

Vediamo, ora, invece i voti per i campioni uscenti:

Steph Curry: Se non fosse per la sconfitta e per il fatto che, essendo lui Steph Curry, ci aspettiamo sempre qualcosa in più, staremmo parlando di una serie Finale da simil-MVP, capace di fare tutto il possibile e anche di più, anche quando tutta Toronto giocava contro di lui. Ha giocato una grande serie, sulla quale svettano i 47 punti di Gara 3. Il titolo di MVP delle Finals, al momento, resta un miraggio ma mai scommettere contro di lui. Voto 8.5.

Klay Thompson: Commovente per il suo impegno e il suo sforzo fino all’ultimo istante della serie. Ha sacrificato il suo corpo e ha giocato una serie sontuosa. Stava anche giocando una delle sue Gare 6 da leggenda, prima del terribile infortunio. Voto 8.5.

Draymond Green: La vera anima di Golden State. Ha messo tanti piccoli grandi mattoncini per prolungare la serie il più possibile, arrivando a chiudere la serie con una simil tripla doppia di media e con un paio di canestri pesantissimi. Da lui e da Curry Golden State ripartirà nella prossima stagione. Voto 7.5.

Andre Iguodala: Un autentico gigante. Quando la serie glielo richiedeva, lui non ha mai fatto un passo indietro, in nessuna delle due metà campo. I 22 punti di Gara 6 sono lì a testimoniare il livello di questo veterano. Voto 7+.

DeMarcus Cousins: Ha pagato tantissimo gli stop, le difficoltà difensive e la crudeltà del contesto delle Finals che tende a estremizzare i difetti dei suoi protagonisti, soprattutto nei finali. Eppure il suo contributo in attacco lo ha portato, in Gara 2, in Gara 5 e in Gara 6. Non basta per uno con il suo talento, ma ci si augura che, pienamente ristabilito, possa avere altre chance nella sua carriera. Voto 5.5.

Shaun Livingston: Le peggiori finali giocate da questo veterano, determinante per tutti i successi degli Warriors dal 2015. Ci ha provato, ma probabilmente questa serie sarà l’atto finale di una carriera che, in ogni caso, gli ha regalato moltissimo. E pensare che ha seriamente rischiato di non poter neanche più camminare. Voto 5.

Kevon Looney: Anche lui ha giocato sul dolore una serie nella quale sembrava non poter mettere più piede dopo Gara 1. In fin dei conti è stato, con ogni probabilità, il migliore dei lunghi Warriors. Voto 6.5.

Quinn Cook: In certi momenti la sua presenza in campo è sembrata quasi imprescindibile per i californiani. Tanta faccia tosta. Voto 6.

Ora, però, tenetevi pronti per le valutazioni che più ci intrigheranno durante l’estate: il Draft e il mercato sono alle porte e noi ve lo racconteremo, come al solito, con la nostra passione!

 

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