Vi avevamo annunciato che sarebbe stata una trade deadline esplosiva e non siamo stati delusi: nelle ultime 48 ore sono stati davvero tanti i team capaci di produrre degli scambi, rivoluzionando parzialmente la geografia dell’NBA per come la conosciamo. Non mancano, di certo, gli scontenti né coloro i quali hanno rinunciato alla competitività presente in nome di un progetto futuro ma andiamo con ordine, sviscerando quelle che sono state le tematiche più intriganti delle ultime ore di mercato.

Partiamo, dunque, col grande tormentone delle ultime due settimane: i New Orleans Pelicans hanno resistito a ogni genere di offerta per Anthony Davis, rinviando tutte le trattative all’estate. Questa mossa rimette clamorosamente in corsa i Boston Celtics che nel corso di questa stagione non avrebbero potuto prendere The Brow a causa della natura del suo contratto: sia l’attuale numero 23 di New Orleans che Kyrie Irving sono titolari di un contratto firmato secondo la Rose Rule, una particolare deroga contrattuale che permette a dei giocatori in uscita dal rookie contract di firmare a condizioni particolarmente vantaggiose.
La NBA, però, non permette a una franchigia di scambiare per ottenere due giocatori titolari di questo particolare contratto e questo avrebbe tagliato fuori i C’s in caso di scambio immediato di Davis. I grandi scontenti a causa di questa scelta della franchigia della Louisiana sono chiaramente i Los Angeles Lakers che in estate potranno porgere ai Pels un’ offerta molto simile a quella che già propongono ora (un pacchetto di 3-4 giovani, un paio di scelte e dei filler contrattuali) ma che, probabilmente, non dispongono degli asset per pareggiare un’offerta dei Celtics che potrebbe contenere Jayson Tatum, Al Horford, Marcus Smart e ben tre scelte future.
Chiuso il capitolo Davis sorge spontaneo chiedersi: come si sono consolati i giallo viola? Alla corte di coach Luke Walton sono arrivati due giocatori pronti per giocare attorno a LeBron James: Mike Muscala e Reggie Bullock, in cambio rispettivamente di un pacchetto composto da Michael Beasley e Ivica Zubac e della combo composta da Svi Mykhailiuk e una seconda scelta. Così facendo i Lakers hanno perso un possibile asset (Zubac), un giovane da sviluppare e una scelta, ma hanno aumentato il loro livello di solidità di qui a fine stagione, liberando anche un posto che, forse, sarà occupato da Carmelo Anthony, ancora fermo in lista free-agent. Sia Bullock che Muscala a fine anno saranno Free Agent e difficilmente verranno tenuti: come avrete capito i Lakers hanno piani ben più prestigiosi per la prossima estate.

Passiamo ora alla Eastern Conference: la corona lasciata vacante da King James fa gola a molti e tutte le contender si sono attrezzate per essere ancor più competitive. I primi a muoversi sono stati i Philadelphia 76ers che hanno fatto la seconda win-now move della stagione acquisendo dai Clippers Tobias Harris, Mike Scott e Boban Marjanovic in cambio di scelte, Landry Shamet, Wilson Chandler e proprio quel Muscala che meno di 24 ore dopo è stato ceduto ai Lakers. Così facendo Philadelphia si è assicurata una quarta stella di assoluto spessore, con la quale vuole iniziare un percorso vincente a partire dalla prossima post-season. I Clippers, invece, indemoniati nel finale di deadline, hanno ampliato le loro possibilità di firmare free-agent importanti a luglio, oltre a portare a casa molte scelte che possono tramutarsi in asset molto intriganti.

A rispondere per primi a Phillie sono stati i Milwaukee Bucks, primi a Est e capaci di portarsi a casa un giocatore di sicuro impatto come Nikola Mirotic per due giocatori in esubero come Jason Smith e Stanley Johnson (appena arrivato) e quattro seconde scelte (di cui una solo di loro reale proprietà, mentre le altre tre erano state acquisite da Washington e Denver). Anche se, come sembra, Mirotic non dovesse rinnovare a luglio, resta un prezzo davvero stracciato per un giocatore di quel livello, soprattutto in ottica playoff.

A chiudere il valzer delle grandi squadre dell’est che si sono mosse è arrivato il colpo di coda dei Toronto Raptors, capaci di acquisire Marc Gasol liberandosi di un contratto scomodo come quello di Jonas Valanciunas, di CJ Miles e di due soli asset: Delon Wright e una seconda scelta. Un’ acquisizione che potrebbe davvero far balzare Toronto in vetta alle favorite per portare a casa la conference. In ogni caso saremmo molto stupiti se a vincere il titolo di Executive of the Year non fosse il General Manager di una di queste tre squadre dell’Est.

E le altre? Da segnalare su tutte le texane: i Dallas Mavericks e gli Houston Rockets. I primi hanno ceduto il pesante contratto di Harrison Barnes ai Kings in cambio di Justin Jackson e Zach Randolph (che verrà tagliato), forse un prezzo un po’ scontato per un ottimo giocatore come Barnes ma con l’arrivo di Porzingis e il decollo di Doncic i Mavs hanno ben altre prospettive. Piuttosto attiva anche Houston, che ha acquisito Iman Shumpert in una trade che ha portato Alec Burks proprio ai Sacramento Kings, anche loro piuttosto attivi. Aria di smobilitazione, invece, a Washington: gli Wizards hanno mandato Markieff Morris a New Orleans in cambio di Wes Johnson (in Louisiana Morris prenderà il posto in campo e in infermeria di Mirotic) e soprattutto il pesante contratto di Otto Porter ai Bulls in cambio di Jabari Parker e di Bobby Portis. Situazione salariale comunque complessissima per gli Wizards che potrebbero aver risolto ben poco anche con questa trade.

In conclusione vi segnaliamo quanto debba essere duro essere dei giocatori NBA nei giorni di deadline: Wade Balwin e Nik Stauskas sono stati protagonisti di ben tre trade nel giro di tre giorni, passando da Portland a Cleveland, da Cleveland a Houston e da Houston a Indiana, prima di essere definitivamente tagliati dai Pacers. Questo è il prezzo che si paga pur di essere professionisti all’interno dell’enorme mondo NBA. Un mondo che continua a stupirci, lasciandoci ogni volta a bocca aperta.



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