Preseason NBA 2019/2020 | I 5 fatti più interessanti
Terminata venerdì, la preseason NBA ci ha regalato diversi spunti interessanti in attesa dell’inizio della regular season in programma il prossimo 22 ottobre.
In NBA non ci si annoia mai, nemmeno durante un’umile preseason. Successivamente ai vari media day di fine settembre, le 30 squadre hanno affrontato un periodo di settaggio tra training camp e amichevoli in giro per il mondo con il fine di prepararsi al meglio in vista dell’inizio della regular season che comincerà il prossimo 22 ottobre. In questi 20 giorni, però, intorno alla Lega è successo di tutto, in campo e, specialmente, fuori. Ecco i 5 punti più rilevanti che meritano un giusto approfondimento:
1.I problemi tra Cina e Adam Silver
Il caso scoppiato 3 settimane fa non sembra destinato ad arrestarsi. Daryl Morey, GM degli Houston Rockets, ha dato involontariamente vita ad una querelle infinita tra NBA e Cina dopo aver twittato il proprio sostegno verso i protestanti di Hong Kong, scatenando, ovviamente, le ire del paese guidato da Xi Jinping. Anche Adam Silver è idealmente sceso in campo difendendo la libertà d’espressione della sua Lega attirando, ancora di più, le ire della Cina che ha risposto oscurando sulla propria TV di Stato alcune partite di preseason. Una mossa, questa, che la NBA potrebbe pagare dal punto di vista della monetizzazione: la Cina rappresenta, attualmente, il secondo paese in termini di ricavi. Senza le entrate del paese asiatico, il Salary Cap potrebbe ridursi del 10-15%. Vedremo cosa succederà nelle prossime ‘puntate’.
2. L’impatto di Zion Williamson
Passando al campo, l’attesa era tutta per Zion Williamson. La scelta numero 1 all’ultimo Draft NBA ha già mostrato lampi della sua classe immensa. Parliamo di numeri. I suoi 23.3 punti di media lo portano a essere il quarto miglior realizzatore in preseason: meglio di lui soltanto Steph Curry, James Harden e Giannis Antetokounmpo, tutti e tre MVP nelle passate stagioni. Nessun rookie ha raccolto più di 20 punti di media in preseason nelle ultime 20 stagioni. Ha chiuso, quindi, con un incredibile 70% dal campo. Le premesse sono molto buone per un ragazzino di 19 anni.
3. La bellezza di James Harden
Gli Houston Rockets sono la squadra della speranza. Quest’anno i texani puntano come non mai al titolo NBA, ma devono trovare la giusta quadra con Westbrook e James Harden contemporaneamente in campo. Ebbene, dopo sole 6 partita di preseason i Rockets sembrano aver già trovato le giuste soluzioni, o meglio il “Barba” sembra essere già a suo agio chiudendo questo periodo con 31.5 punti di media. Brillano i suoi 44 punti di venerdì scorso contro i Miami Heat. E Westbrook? Per ora deve fare i conti con dei problemi alla mano destra.
4. Il ruolo di Anthony Davis
Da quando Anthony Davis ha firmato per i Los Angeles Lakers nel giugno 2019, i tifosi NBA non aspettavano altro che vedere l’ex giocatore dei Pelicans in campo insieme a LeBron James. I risultati sono promettenti. Dopo l’infortunio di Cousins, il lungo è stato provando sia come 5 che come 4, con McGee o Howard a supporto. Illumina ancora la doppia doppia alla prima uscita in maglia gialloviola raccolta dopo soli 17 minuti di gioco. I Lakers, quest’anno, sono tutt’altra squadra ed è bastato solo un innesto in più per cambiare la mentalità della compagine allenata da coach Vogel.
5. I problemi di soldi di Buddy Hield
Ok che i Sacramento Kings non navigano in posizioni da Playoff da più di una decade, ma essere ostaggi di un giocatore, non di primissimo piano, forse è troppo. Questo quello è che successo: Vlade Divac, GM della franchigia californiana, ha messo sul piatto 90 milioni di dollari per il rinnovo quadriennale, ma Buddy Hield ha ‘gentilmente’ rifiutato l’offerta etichettandola come un insulto verso di lui. La guardia vuole assolutamente 110 milioni di dollari: “So bene quanto valgo, molto più di quanto messo sul piatto dai Kings, se mi dici che sono l’uomo franchigia, quello attorno a cui costruire una squadra, lo devi dimostrare.”
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