“Non hanno voluto ascoltarmi a inizio stagione, sapevo esattamente cosa sarebbe successo. Volevo solo proteggere la salute dei giocatori che alla fine sono IL PRODOTTO e IL VALORE del NOSTRO SPORT. Tutti questi infortuni non sono “PARTE DEL GIOCO”. Sono solo la conseguenza di una mancanza di RIPOSO”. Non si può non partire da qui, dalle parole scritte su Twitter da LeBron James che dopo l’eliminazione dei suoi Lakers al primo turno playoff contro i Phoenix Suns, ha fatto la conta degli infortunati e ha sottolineato come, con una stagione così concentrata e compressa, il risultato non poteva che essere il logorio fisico dei protagonisti impegnati sul parquet. Anthony Davis, Kyrie Irving, James Harden, Jamal Murray e Kawhi Leonard sono soltanto alcuni dei nomi dei grandi protagonisti le cui assenze hanno condizionato i risultati di una postseason sorprendente. Adesso che sono rimaste in corsa soltanto quattro squadre, è lecito ipotizzare che in pochi avrebbero pronosticato due Finali di Conference in cui le concorrenti al titolo non conquistano un anello da almeno 50 anni (nel caso dei Bucks), o sono sinonimo di sconfitta nel mondo dello sport professionistico americano - ogni riferimento ai Clippers non è puramente casuale. Scopriamo insieme quali sono le quattro squadre arrivate fino in fondo e le prospettive di franchigie che adesso sanno di poter dire la loro.

Atlanta Hawks: la prima Finale di Conference in carriera per Gallinari

Partiamo dagli Atlanta Hawks, la meno attesa delle squadre che a sorpresa ha sbaragliato prima la concorrenza dei New York Knicks - e poteva anche starci - e poi quella dei Philadelphia 76ers; crollati in gara-5 sul più bello (nonostante le oltre 20 lunghezze di vantaggio) e sbriciolati poi in gara-7 nell’ennesimo quarto periodo in cui Ben Simmons non ha tentato conclusioni a canestro. L’All-Star australiano è venuto meno, Danilo Gallinari no - protagonista e finalmente vincente nella terza gara-7 della sua carriera, con tanto di palla rubata e schiacciata in contropiede che nell’ultimo minuto ha sancito la vittoria degli Hawks. Un successo significativo, conquistato nonostante le pessime percentuali al tiro di Trae Young - leader maturo e determinante per Atlanta. La squadra della Georgia ha trovato poi in Bogdan Bogdanovic un giocatore esperto e affidabile, freddo e letale quando più conta; mentre John Collins e Clint Capela sotto canestro hanno aggiunto mobilità, atletismo, rimbalzi e canestri facili. Dopo le ottime scelte al Draft e una free agency in cui gli Hawks hanno investito molto su diversi free agent, il processo di crescita di Atlanta è risultato più rapido ed efficace del previsto. Ora si chiedono: perché non approfittarne e arrivare fino in fondo?

Milwaukee Bucks: la favorita dopo il successo contro Brooklyn

Se si parla di gara-7 e di vittorie epiche, non si può evitare di fare riferimento al successo conquistato all’overtime dai Bucks contro un super Kevin Durant - beffato nonostante i 48 punti (record per una gara-7) con tanto di canestro decisivo a un secondo dalla sirena per forzare il supplementare - risultato da due e non da tre punti a causa di una scarpa indossata con una misura in più. Questione di comodità e centimetri, ma anche di organizzazione, forza e talento: Milwaukee infatti è riuscita a tenere testa a un roster pieno zeppo di campioni, che strada facendo ha perso Kyrie Irving per infortunio, ha visto James Harden rientrare in campo nonostante un quadricipite affaticato e che nelle ultime sfide ha perso certezze (uno su tutti: le pessime percentuali dall’arco di Joe Harris). Giannis Antetokounmpo invece, proprio nell’anno in cui ha ceduto il titolo di MVP, si è messo alla guida della squadra con più volti di sé stesso. In gara-6 non ha mai tirato da tre, prendendo 20 conclusioni, di cui 15 in area. Non era mai successo in una partita di play-off e ha spiazzato i Nets, chiudendo poi con almeno cinque partite di fila con 30 punti e 10 rimbalzi - eguagliando il record di franchigia nei playoff di Kareem Abdul-Jabbar. Numeri e prestazioni d’altri tempi, per quella che a oggi sembra la squadra favorita.

Phoenix Suns: scatenati sia con (che senza) Chris Paul in campo

Devin Booker ha scelto il momento migliore per mettere a referto la prima tripla doppia della sua carriera: 40 punti, 13 rimbalzi e 11 assist all’esordio in una finale di Conference, proprio quando i Suns hanno dovuto fare a meno a causa del protocollo anti-COVID di Chris Paul - sì, un’altra delle tante variabili cui faceva riferimento il discorso iniziale di LeBron James. La prova di maturità data da Phoenix è stata impressionante: un successo in gara-1 che i ragazzi di coach Monty Williams vogliono tenersi stretto, dopo aver conquistato con merito una Finale di Conference eliminando le due squadre che a Ovest lo scorso anno nella bolla di Orlando erano arrivate fino a questo punto. I Suns infatti si sono sbarazzati prima dei Lakers e poi dei Nuggets, sfruttando sì le assenze, ma imponendo un gioco fatto di ritmo, energia, applicazione difensiva ed esecuzione di altissimo livello. Il risultato è che il meccanismo regge, la squadra riesce a garantire qualità anche senza il suo leader - che contro Denver ha disegnato pallacanestro come raramente gli era capitato prima in carriera. Che sia la volta buona per incoronare Chris Paul come campione NBA?

L.A. Clippers: la Finale di Conference per chi vuole smettere di essere perdente

Basta un dato, uno solo per capire la grandezza dell’impresa che i ragazzi che compongono il roster dei Clippers - con quel nome scritto sulla maglia - stanno provando a compiere: la squadra di Los Angeles infatti in 50 anni non era mai arrivata così lontano, abile nel ribaltare per due volte in fila uno 0-2 nella serie che avrebbe messo ko chiunque. La squadra di Los Angeles invece ha avuto la meglio prima di Luka Doncic e della sua Dallas e poi degli Utah Jazz - più attrezzati, più squadra forse, ma venuti meno sul più bello contro il talento di Kawhi Leonard e Paul George. Il primo purtroppo non si sa se e quando tornerà in campo causa infortunio al ginocchio (poi non dite che LeBron non aveva ragione!), mentre il secondo è tornato a essere Playoff P. - quello buono, che con Indiana anni fa era determinante a Est, e non la versione opaca vista la scorsa estate in Florida. I Clippers insomma sanno di poter dire la loro anche senza Leonard, e questa è una prova di maturità che va ben oltre le attese di una squadra che, come le altre tre, ora crede di poter vincere il titolo NBA.

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