È un logo talmente tanto riconoscibile, che a guardarlo anche di sfuggita lo si riconosce subito - lo fa anche chi non è molto avvezzo di NBA. Bordo e scritta bianca, così come la sagoma di un giocatore che palleggia e divide il rettangolo in due metà: a sinistra blu, a destra rosso. Ma da dove arriva uno stemma diventato un vero e proprio simbolo? Lo ha raccontato la stessa NBA qualche mese fa, iniziando la stagione 2021-22 che è coincisa con quella dei 75 anni di storia della lega di pallacanestro americana - per l’occasione à stato disegnato anche un altro stemma celebrativo, che tuttavia non ha certo fatto fuori il più noto che raffigura Jerry West.

Chi è? Uno dei migliori giocatori della storia NBA, nella top-25 per punti segnati con gli oltre 25.000 messi a referto in carriera, protagonista in maglia Lakers da giocatore (epiche le sfide in finale contro i Celtics) e da dirigente che ha continuato a vincere e dominare nelle vesti di GM e ora anche di consulente. Un logo però a cui Jerry West non è affezionati, anzi: per lui è una vera e propria ossessione, come ha raccontato qualche tempo fa: “Mi sveglio e lo vedo. Vado a una partita e lo vedo. È ovunque, non posso liberarmene, posso solamente scuotere la testa”. Il motivo? Semplice, nessuno gli ha mai riconosciuto i diritti di immagine di un simbolo che, vista la diffusione, potrebbe valere per lui una vagonata di milioni di euro - con la NBA che continua a ripetere che “una sagoma non ha abbastanza punti riconoscibili per essere definitivamente ricondotta a lui”.

Storia del logo NBA: da dove nasce e chi lo ha disegnato

Nel 1969 la NBA incaricò l’agenzia creativa di Siegel, già famosa per aver realizzato il logo della Major League Baseball, di crearne uno per rilanciare l’immagine della pallacanestro negli Stati Uniti (all’epoca tutt’altro che rinomata come oggi). Chiesero proprio di prendere spunto dal logo della MLB, perché il campionato di basket non aveva ancora una grande reputazione a differenza del baseball, all’epoca lo sport più amato d’America. A distanza di cinquant’anni le parti si sono invertite: la NBA è famosa in tutto il mondo, mentre la Major League ha parecchie difficoltà a stare al passo con i tempi.

E parte del merito del successo della NBA dipende proprio dal logo. Siegel, cresciuto a stretto contatto con lo sport newyorkese, tra le partite di Yankees, Giants, Knicks e Rangers viste con il padre, era un grande appassionato di basket e conosceva West fin dai tempi del basket universitario. In fase di progettazione del logo, trovò proprio una foto di West sulla rivista Sport Magazine, molto popolare negli anni Sessanta, e la ritenne adatta perché — ha spiegato — era abbastanza verticale ma rendeva bene il senso del movimento.nNel disegnare il logo, Siegel non accennò mai al fatto che si trattasse di West: venne fuori soltanto anni dopo. Per il lavoro si fece pagare 14.000 dollari, non molti neanche all’epoca, ma sufficienti per il prestigio che Siegel attribuiva all’incarico. Negli anni successivi la sua agenzia, Siegelvision, lavorò con alcune delle più grandi aziende americane, da Mastercard a Dell, da Harley Davidson a Bank of America.

Il Black Lives Matter e la l’idea di “attualizzare” il logo NBA

Jerry Wsst insomma, visto anche il pruriginoso fastidio che gli reca il simbolo, sarebbe il primo promotore per un cambio - per questo non si è mai detto contrario a un eventuale passo in avanti, felice se la lega dovesse andare in questa direzione. Se n'è parlato spesso, per attualizzarlo, per renderlo più dinamico, per - parole di Kyrie Irving - rendere omaggio a un giocatore di colore, quei "black kings" (nelle sue parole) "che hanno contribuito a far grande questa lega". In particolare è circolato tanto il nome di Kobe Bryant, ma "c'è chi suggeriva Kareem Abdul-Jabbar, chi Michael Jordan, chi LeBron James. La mia posizione è sempre stata la stessa: se non c'è un motivo per cambiare, perché farlo? Il logo ha ormai un valore storico, una sua longevità. Non ha nessun connotato razzista, perché si identifica con un gioco praticato in tutta America e in tutto il mondo", dice Siegel.

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