Il Barcellona ha 3 punti in più di un anno fa, il Real Madrid 8. Però, incredibile ma vero, per come hanno giocato finora il dato più sorprendente è quello dei blaugrana.

  1. Il Clasico si avvicina e per le due superpotenze spagnole sabato è iniziato il mese della verità con 8 partite tra Liga e Champions prima della sosta di Natale. Entrambe comandano la classifica con 28 punti e, in assenza di scontri diretti, i blaugrana sono primi a +1 nella differenza reti. Eppure la bilancia delle percezioni si sposta ogni settimana di più verso la capitale. Perché Valverde (Ernesto) insegue un equipo de memoria, la squadra tipo che si recita a memoria, che Zidane ha invece trovato proprio grazie all’altro Valverde, Federico. Serviva un altro equilibrista al fianco di Casemiro e dopo la disfatta di Maiorca Zizou lo ha individuato nel centrocampista uruguaiano, che ha giocato 5 delle successive 6 partite. Risultato? 5 vittorie e 1 pareggio (contro il Betis, l’unica saltata da Valverde) con 19 gol segnati e appena 1 subìto. Effetto di una concorrenza interna nuovamente efficace, che ha imposto a Modric il ritorno al top per riconquistare un posto da titolare.
  2. Tutto il contrario del Barcellona, che nello stesso mini-ciclo è rimasto imbattuto una sola volta nei 90’. Die Mauer (Il Muro) Ter Stegen ha mostrato crepe mai viste nella passata stagione con tale frequenza e le scosse extra-campo hanno inciso sulle prestazioni individuali. Il portiere tedesco ha speso energie nel confronto psico-dialettico con Neuer per il ruolo di titolare nella Germania e Piqué ha accusato le conseguenze delle sue frenetiche settimane tra calcio e business. Già l’anno scorso il procalciatore d’affari catalano aveva coperto migliaia di chilometri in aereo durante le soste di Liga, non per giocare con la Spagna ma per seguire le sue illustri attività fuoricampo. Nella settimana della Coppa Davis che patrocina e gestisce, ha viaggiato più volte tra Barcellona e Madrid e ha confessato di dormire 4-5 ore a notte seppur non in prossimità delle partite. Con tutta la professionalità e il talento possibili, il campo inevitabilmente chiede il conto. E lo ha fatto anche a Butarque, la tana dell’ultima in classifica, passata in vantaggio dopo 11’ con il marocchino En-Nesery che ha bruciato Piqué con dribbling e tiro.

  3. Come ha titolato il quotidiano catalano Mundo Deportivo, insomma, quella sul campo del Leganés è stata una “vittoria preoccupante”. Il raffinato ossimoro rende l’idea di un Barça che regala primi tempi alle avversarie con allarmante ripetitività ed è riuscito a rimediarla grazie alla profondità della sua panchina. In assenza di Arthur – di rientro dalla trasferta con il Brasile – e senza tre quarti della difesa titolare, Valverde ha scelto un imprudente 4-2-3-1 che ha avuto l’effetto di ammassare uomini nei già angusti 30 metri difensivi del Leganés. La saggezza di Rakitic e l’energia di Vidal (suo il 2-1) hanno dato la svolta nel secondo tempo, deciso da 2 gol su sviluppo di palle inattive, tanti quanti il Barça ne aveva segnati nelle precedenti 12 partite di questa LIGA. Mercoledì al Camp Nou arriva il Borussia Dortmund (Piqué, 9 ammonizioni in 16 gare stagionali, sarà squalificato) e domenica si va al Wanda Metropolitano senza Busquets: se non è una Semana Santa, poco ci manca.

  4. Il Real Madrid ha invece santificato la ripresa del campionato con una vittoria di grande forza tecnica e mentale. Courtois è stato freddato da Willian José in apertura – retropassaggio fatale di Ramos - ma è riuscito comunque a superare di 1’ il record di imbattibilità di Keylor Navas, aggiungendo alla sua serata un paio di parate da Drago. La Real Sociedad si è arresa alla rimonta guidata dal solito, strepitoso Benzema, gol di petto e assist di testa per il 3-1 di Modric: con 10 reti è il Pichichi della Liga e continua il duello a distanza con Lewandowski per il titolo di “miglior 9 d’Europa”. La fortuna ha aiutato l’audace Zidane, perché Valverde ha pure segnato il 2-1 con fortuita deviazione di Oyarzabal. Il 21enne uruguaiano ex Peñarol è il simbolo della nuova era madridista e sul carro sta finalmente salendo anche Hazard, tornato slim fit a pattinare sul campo.
    Per la sua dedizione da todocampista, Valverde ha conquistato il Bernabeu, che ha invece comprensibilmente coperto di fischi l’ingresso dell’irrispettoso Bale: solo Neymar, nei confronti del PSG, ha avuto un atteggiamento più irriguardoso verso il club che da anni lo strapaga.
  1. Valverde è l’esempio del calciatore sudamericano con passo europeo. Quello che non è stato Gabigol nella sua prima esperienza all’Inter. Le sue incredibili prestazioni realizzative al Flamengo hanno riacceso attenzione e speranze sull’attaccante brasiliano: 31 gol tra Brasileirao, Copa do Brasil e Libertadores, decisa con una doppietta in 3’ in finale. Anche la sua partecipazione alla manovra è migliorata notevolmente, così come la condizione fisica grazie al supporto di un nutrizionista. È fuori categoria per il Sudamerica. Ma i parametri del calcio dell’altro mondo sono completamente diversi da quelli europei. Appena l’anno scorso, Lucas Pratto (meteora al Genoa) era stato decisivo nella SuperFinal Boca-River. Gabigol è giovane (23 anni) ed è maturato ma anche i 6 mesi passati al Benfica hanno alimentato dubbi legittimi sulla sua attitudine. Per l’Inter, oggi, è più un capitale economico che tecnico.