L’Atletico Madrid supera la prova del 9 e ora sì, “se puede”. Si può sognare un’altra cavalcata memorabile come quella che portò allo storico titolo del 2013/14. Anche allora iniziò con tre vittorie e la storia della Liga lo racconta molto chiaramente: negli ultimi sei campionati, chi ha vinto ha sempre cominciato con 9 punti nelle prime tre giornate.

  1. Real e Barcellona sono già doppiate. Entrambe hanno sempre subìto gol: 4 i blancos, addirittura 5 i blaugrana. Mancano le stelle e pure l’equilibrio. Fuori Hazard e Messi, i due allenatori hanno rinunciato anche ai centrocampisti più affidabili degli ultimi anni: Modric, Arthur e Rakitic, tutti in panchina nell’ultimo weekend. Accomunati da un insolito destino nelle sabbie mobili del calciomercato, i due colossi hanno perso energie all’inseguimento di Neymar.

  2. Forse, come prevede il quotidiano catalano Sport, l’affare (ma per chi?) è solo rimandato di un anno.
    Di certo, la surreale trattativa per il ritorno del brasiliano in Catalogna, trasmette la sensazione che tutte le parti coinvolte si sono pentite della scelta fatta due anni fa. Il Barcellona per aver perso il brasiliano e averlo sostituito con Dembelé, talentuoso quanto bizzoso e fragile fisicamente. Il PSG per aver investito 220 milioni di euro nel giocatore più quotato dopo Messi e Ronaldo, incapace però di valorizzare le sue doti con una condotta all’altezza del suo stipendio. Se è vero, come è vero, che anche l’integrità fisica e la professionalità contribuiscono a dare valore a un professionista, questi due anni hanno certificato che Neymar non vale 220 milioni. E il calciatore che nel futuro prossimo può assaltare il trono dei due supereroi, Messi e Ronaldo, veste sempre la maglia del PSG ma è più giovane, potente e affamato di trofei. E risponde al nome di Kylian Mbappé.

  3. Resta tuttavia difficilmente comprensibile l’inseguimento ossessivo del Barcellona a un giocatore che se n’era andato senza gratitudine, con la presunzione di aver contribuito più di Messi e Suarez al Triplete del 2015. L’arrivo di Griezmann e la crescita dei canterani Carles Perez e Ansu Fati (segue) sembrano sufficienti per garantire armi offensive in più, col supporto a centrocampo di Frenkie De Jong. I limiti di questo Barça, però, non sono in attacco. Manca equilibrio, fuori casa scompaiono i superpoteri messi in mostra al Camp Nou e non si trova una chiave per gestire l’aggressività degli avversari. El Sadar, la fortezza di Pamplona dove l’Osasuna non perde da un anno e mezzo tra Liga e Segunda Division, non è Anfield e i rojillos navarri non sono i Reds. Eppure lo smarrimento blaugrana sugli assalti iniziali dell’Osasuna di sabato ha ricordato quello della remuntada subita in semifinale di Champions. Non si vede, con o senza Messi in campo, un leader carismatico che scuota i compagni nei momenti di difficoltà. Piqué, leader a parole fuori dal campo, a Pamplona ha affossato i suoi con il fallo di mano che ha portato al rigore del definitivo 2-2.

  4. Valverde era riuscito a ribaltare la sua squadra e la partita con i cambi. Ansu Fati, ultimo super talento della Masìa, ha segnato l’1-1 diventando il terzo più giovane marcatore della storia della Liga (16 anni e 304 giorni) e il più precoce di sempre del suo club, che lo strappò al Siviglia a 11 anni.

    Il gol è stato il momento più alto della sua partita, che ben ha rappresentato però la personalità di questo prodigioso ragazzo della Guinea Bissau. La Spagna, con il benestare del suo agente e dei genitori, farà di tutto per naturalizzarlo e portarlo al Mondiale Under 17 di fine ottobre. È entrato infatti nel momento di maggiore difficoltà dei suoi, smarriti dopo lo svantaggio del primo tempo. E si è fatto scivolare addosso la tensione e le preoccupazioni con il tipico, spontaneo entusiasmo dei giovani(ssimi) che pensano solo alle azioni e non alle loro conseguenze. L’altro subentrato, il brasiliano Arthur, ha letteralmente trascinato il pallone e i compagni nella metà campo avversaria con un secondo tempo di altissima qualità, culminato con la rete del 2-1, prima personale in blaugrana. Alla fine, però, è arrivato solo un punto che certifica la peggior partenza del Barça dal 2008/09. L’unica speranza, in Catalogna, è che finisca come allora: con il Triplete.

    Tra 25 giorni sarà già tempo del primo derby madrileno ufficiale della stagione e sarà impossibile non pensare al 7-3 con cui l’Atletico ha umiliato i blancos nel precampionato. Anche se da allora un bel po’ di cose sono cambiate, soprattutto alla Casa Blanca. Gareth Bale è passato da epurato a miracolato: 2 gol e 1 assist nelle prime due partite. Zidane, che lo aveva messo ufficialmente alla porta, si trova costretto a rimpiangerne l’assenza nella prossima partita contro il Levante, a causa dell’espulsione subita nei minuti di recupero. L’equilibrista Casemiro, dopo il 2-2 di Vila-real, ha confessato amaramente che “al Real manca tutto”: fare gol, essere migliore in difesa, essere squadra. Manca identità, insomma. E dunque, un’organizzazione chiara della fase offensivo e difensiva. Che il Madrid, per amor di verità, non aveva nemmeno nel triennio delle 3 Champions consecutive. In quel ciclo, però, le capacità di di Zidane di gestire grandissimi campioni e di leggere le partite, permettevano di esaltare le qualità individuali. C’era Ronaldo che risolveva partite e problemi con i suoi gol e c’erano difensori e centrocampisti più freschi, con motivazioni ed energie per coprire più campo. All’Estadio de la Ceramica hanno debuttato dal 1’ due degli acquisti estivi, Jovic (60 milioni di euro) e Ferland Mendy (terzino sinistro arrivato dal Lione per 48). Il ricambio generazionale è in corso e richiede il tempo che l’Atletico non ha nessuna intenzione di concedere. Chi se lo aspettava più offensivo rispetto al passato, è rimasto deluso. Sono cambiati gli interpreti ma lo stile e le caratteristiche restano identici al passato, in pura modalità cholista: furiosa aggressività, ritmo frenetico, ricerca dell’equilibrio costante con e senza palla. Il terzino sinistro brasiliano Renan Lodi (pagato 20 milioni all’Athletico Paranaense) e il prodigio Joao Felix hanno dato un impulso diverso alle trame d’attacco. Non è un caso però che la rimonta sull’Eibar (da 0-2 a 3-2) sia stata completata da un simbolo del Cholismo duro e puro, il centrocampista ghanese Thomas Partey. Ha sfondato la difesa basca con un inserimento feroce, segnando dopo un dribbling sporco e un destro in anticipo sul portiere. La prova del 9 è stata superata, due settimane al caldo a +4 e +5 sulle superpotenze di Spagna sono un bel vivere. In attesa del derby, Madrid per ora è biancorossa.