Ieri pomeriggio in conferenza stampa Pep Guardiola ha confessato di essere stato un ragazzo fortunato quando allenava il Barcellona, perché senza giocatori del calibro di Messi, Xavi e Iniesta probabilmente non avrebbe vinto quello che ha vinto. Un’ammissione che gli rende onore, ma che non lo libera dalle responsabilità e dal ruolo che ricopre ora. Al Manchester City, da almeno un paio d’anni, è richiesto il decisivo salto di qualità: se le coppe nazionali non sono più un tabù, la Champions League lo è eccome.

Si possono fermare Aguero, Sterling e Sané?

Dall’inizio del 2019 il Manchester City ha realizzato la bellezza di 46 gol in 12 partite, mantenendo la rete inviolata in 8 occasioni. Vittoria scontata a Gelsenkirken? No, questo no, nulla è scontato nel calcio. È vero però che i tedeschi non sembrano in grado di mettere in difficoltà la compagine inglese: l’assenza di Embolo e uno score casalingo in calo non sono per nulla rassicuranti. Allo stesso tempo, lo Schalke vanta un’imbattibilità di 6 partite contro compagini britanniche, un dato semplicemente statistico ma che da conforto agli uomini di Tedesco.

Per Guardiola invece, costretto a fare a meno di Gabriel Jesus, Stones e Mendy, punterà tutto su un Aguero in forma strabiliante e fresco di record in Premier League (11 triplette realizzate nella massima divisione inglese, solo Shearer come lui) e uno Sterling in netta ripresa dal punto di vista fisico e realizzativo. Occhio a Sané, classico ex con il dente avvelenato.


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