Il West Ham è in piena lotta per rimanere in Premier League e nelle prossime settimane avrà una serie di sfide decisive che portano in primo piano le scommesse calcio*. In tutto questo, c’è anche da considerare l’avventura in Conference League che sta procedendo a vele spiegate: gli Hammers sono ai quarti di finale e dovranno sfidare il Gent il prossimo 13 e 20 aprile.

Ecco perché Emerson Palmieri ha sfruttato la pausa Nazionale per fare un po’ il punto della situazione su quanto successo e sulla parentesi dell’Italia di Roberto Mancini che ha raccolto una sconfitta e una vittoria nelle qualificazioni di Euro 2024. Peraltro, gli azzurri hanno visto l’esordio positivo di Mateo Retegui, nuovo arrivo all’interno della rosa italiana e che ha impressionato per il suo fiuto del gol.

In questo senso, abbiamo voluto intervistare il terzino, partendo dai suoi ricordi rispetto alla vittoria di Euro 2020, dedicando anche un toccante ricordo a Gianluca Vialli.

Cosa ti ha lasciato la Nazionale e cosa dici rispetto alla vittoria degli Europei di quasi due anni fa?

“Sull’Europeo cosa posso dire… Ci ha lasciato bei ricordi, bei momenti. Sicuramente è stato il più grande trofeo conquistato nella mia carriera e sarà così per tutta la vita. Vialli? Ha lasciato tante cose dentro di noi. È un grande uomo, un grande esempio di uomo e di coraggio. Ha lottato tantissimo. Era lì con noi (in gruppo, ndr) tutti i giorni. Abbiamo imparato tanto da lui, abbiamo imparato che non si può mollare mai. Nella nostra vita fatta di calcio, a volte perdiamo una o due partite e mentalmente andiamo giù. Lui ha insegnato che a volte il calcio può essere piccolo di fronte alla vita. Credo che questo, nell’Europeo, abbia fatto veramente una grande differenza. Sapevamo che non eravamo i favoriti per vincere, c’erano tante squadre più attrezzate di noi, ma lui ci ha sempre incoraggiati, ha sempre trovato le parole giuste. Ci diceva: “Guardate ragazzi, non mollate perché alla fine vedrete come sarà bello vincere”. Poi è davvero successo questo: abbiamo vinto. È stato importante per il nostro gruppo.”

La scelta di vestire la maglia azzurra com’è avvenuta? Quali sono stati i motivi che ti hanno portato a dire di sì alla Nazionale?

“È stata una scelta di cuore. Sono nato in Brasile, tutta la mia famiglia vive lì in Brasile, però io sono arrivato in Italia a 19 anni, in quel di Palermo. Poi ho cominciato ad amare il paese, le persone… mi hanno aiutato tutti tantissimo. Quindi sono andato a Roma dove ho trovato un ambiente speciale. Devo solo ringraziare il popolo romano per come mi ha trattato e per come mi ha aiutato, tutti i giorni. Ho imparato ad amare il paese, gli italiani. Quando è arrivata la notizia che mi volevano in Nazionale ho detto subito sì. Non ci ho pensato due volte. Avevo 22-23 anni. È stata una grande emozione. Quando ero in brasile guardavo sempre l’Italia in TV e mi dicevo: “Mamma mia, che squadra”. Mi è sempre piaciuta la maglia azzurra. Quando ho avuto questa opportunità è stato veramente bello. Una delle migliori decisioni che ho preso in vita mia.”

Mateo Retegui in Nazionale ha impressionato, cosa ne pensi? Il futuro delle Nazionale sarà sempre quello di pescare ragazzi con un percorso similare?

“Se al mister piace che cosa devo dire. Se alla fine Retegui è un giocatore bravo, per me ci sta. Se ti da una mano e vuole vestire la maglia azzurra col cuore, per me va benissimo. Credo che tutti i giocatori, anche quelli nati in Italia, debbano andare in Nazionale con la voglia di far bene e di dare una mano. Abbiamo vinto l’Europeo, però dopo non siamo andati ai mondiali. È rimasto un po’ di sapore amaro. Chi va in nazionale deve sapere della responsabilità che ha. Dobbiamo tornare a vincere, dobbiamo tornare ai mondiali.”

Brasile-Italia-Inghilterra, secondo te in quale di questi paesi il calcio è più sentito?

“In Inghilterra il calcio è più difficile. C’è una intensità di un’altra categoria. Ho giocato anche in Francia e lì si vede molta intensità però il livello tecnico era un po’ più basso. Qui in Premier tutti e due gli elementi sono equiparabili. In Italia, la Serie A è cambiata tantissimo. Le squadre giocano ad una intensità altissima, come l’Atalanta. Prima c’era un calcio più tattico, ma oggi vedendo le squadre e le partite, ci sono tanti contropiedi e 1 contro 1. Il calcio in Italia sta crescendo tantissimo. Gli esterni del Napoli, ad esempio, fanno delle grandi giocate. Però intensità e tecnica in Inghilterra, ad oggi, sono ad un livello superiore che da altre parti.”

Il dominio del Napoli ti ha sorpreso in qualche modo, visto anche il vantaggio ampio su tutte le altre squadre?

“Il Napoli non mi ha sorpreso. Conosco mister Spalletti e so cosa può fare. Poi loro sono una bella squadra. Quello che mi ha sorpreso è stata la differenza di punti tra la prima e la seconda. Pensavo che Inter e Milan potessero essere lì a giocarsela, poi è successa questa cosa con la Juve (penalizzazione, ndr). Quindi, le belle sorprese di Roma e Lazio. Però l’unica cosa che mi ha stupito è il gap tra la prima e la seconda. Quello che mi ha impressionato del Napoli è stata la forza mentale, vista la pressione che hanno. Lì a Napoli si vive per questo Scudetto. I giocatori stanno facendo benissimo perché non è facile realizzare il sogno della gente." 

Il tuo arrivo a Palermo è avvenuto a 19 anni: perché in Italia è ancora così difficile per i giovani esordire e imporsi in prima squadra fin da subito? 

"Personalmente ricordo che quando andavo in campo volevo sempre andare in attacco, fare gol. Ma non avevo tanta responsabilità tattica. In Italia, la prima cosa che un giocatore deve avere è il senso della tattica. Deve essere perfetto tatticamente. Credo che per i giovani il discorso sia questo: quando vanno in prima squadra vogliono fare belle cose per far vedere che son bravi, però (la difficoltà di esordire) è più una questione mentale che di qualità. Ci sono tanti giocatori giovani bravissimi in Italia, ma a volte devi prima fare tutto il lavoro sporco tatticamente e lavorare sulla questione mentale. L’allenatore deve scegliere i migliori undici per vincere una determinata partita: in Italia a volte preferiscono scegliere un giocatore più bravo tatticamente anziché un giocatore tecnicamente più elevato.”

Milan e Inter non riescono a trovare un accordo su San Siro. In generale, quanto è importante in Premier avere degli stadi all’avanguardia e tecnologici?

"Qui in Premier tutte le partite che vai a vedere, sai che lo stadio sarà pieno. Avere una struttura di livello porta sempre cose buone. In Italia sarebbe bello vedere stadi nuovi, farebbe bene sia alla gente che ai giocatori."

In squadra con te al West Ham ci sono anche Scamacca e Ogbonna. Quanto è importante avere compagni di Nazionale - e che conosci già - in rosa?

"Tutti i giorni sono con loro. Ovviamente vorremo stare ancora meglio in classifica (con il West Ham, ndr), però siamo qua tutti i giorni a lavorare. Sicuramente è molto meglio avere in rosa compagni che parlano italiano con cui sai di poter parlare delle stesse cose. Anche per Gianluca è importante, perché adattarsi qui non è facile. Per un giocatore giovane come lui, a volte, le cose non vanno sempre come si vorrebbe. Poi c’è Ogbonna che ha una esperienza incredibile. Siamo sempre insieme, tutti i giorni. È quasi una routine nostra (ride, ndr)"

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