Ultimo settimana del mese e giro del Mondo per Locos por el Futbol.

Tra storie, giocatori e curiosità quali sono gli spunti più suggestivi che abbiamo trovato nei giorni che vedevano le nazionali in campo.

SUDAMERICA

La storia

C'era una volta un tipo nato in una terra unica. La terra del Futbol.

Quest'uomo nato vicino alla riva della lingua d'acqua che divide Argentina e Uruguay, di parole ne ha sempre dette poche. Eccelleva nel nuoto, giocava a volley e a basket, ma adorava il calcio. "Perché non lo portate ad un provino a Montevideo?" Il Defensor Sporting gliene offrì uno ma quel ragazzo, che ancora indossava la maglia numero dieci, non incantò gli scout presenti, e dovette tornare a casa senza il contratto.

"La sensazione di sconfitta mi ha letteralmente paralizzato, non me lo aspettavo", avrebbe raccontato anni dopo. Arrendersi è una parola che non figura nel lunfardo super rapido ma più soave che si utilizza in Uruguay, altrimenti, un posto del genere, un Paese che è poco più grande di un quartiere di Buenos Aires, non avrebbe portato a casa due Mondiali, due Olimpiadi e svariate Coppe America (l'ultima, proprio in casa dei mai troppo sopportati vicini di casa argentini, nel 2011). L'altra chance arriva quasi subito. Da un altro piccolo club della capitale, il Cerro. Qui inizia la sua vera storia qui inizia a muoversi il Destino, che lo ha portato a farsi apprezzare ovunque nel mondo e gli ha regalato l'onore di legarsi al braccio una delle più impegnative fasce da capitano della storia del gioco, quella di Obdulio Varela.

"Sa giocare?" chiede il padre ai dirigenti del Cerro: "non abbiamo tempo da perdere, se non sa giocare, lo iscrivo al liceo e smette col futbol"

Al Cerro dopo tre partite lo mettono al centro della difesa, e lì rimane. " Non ero molto convinto ma poi ho capito che mi piaceva, sentivo mio il ruolo". Il tecnico della prima squadra, Gerardo Pelusso, una autorità del futbol rioplatense, lo nota molto presto e in breve tempo gli offre la possibilità del debutto in prima squadra.

Oggi quel ragazzo è un uomo, ha una carriera gonfia di trofei e attestati di stima, dentro e fuori dal campo. Si chiama Diego Roberto Godín Leal detto il Flaco. Oggi è diventato, con 126 presenze, l'ultima proprio alcune ore fa contro la Tailandia, il recordman di presenze con la Nazionale dell'Uruguay. Tutte vissute in silenzio e con serietà, puro charrua. Puro futbol.

Il punto 

Finito. Tutti i test disponibili sono terminati: il prossimo impegno ufficiale delle formazioni sudamericane sarà questa estate, la Copa America. Se già sappiamo che la squadra che l'ha vinto più volte, l'Uruguay, ci arriverà come sempre: competitivo, Brasile e Argentina, i due giganti del Continente hanno balbettato nei test di questi giorni. Balbettii diversi. Anche perché quello che sta vivendo l'Argentina più che una serie di inciampi, è decisamente una gravissima crisi. Anzi è pure qualcosa di più: sembra, l'Albiceleste entrata in una bolla di inedia, da cui non riesce a tirarla fuori nemmeno quello che è probabilmente il più grande giocatore della storia di questo sport. L'Argentina non gioca male, non gioca, tout court. Non ha anima, cuore, nonostante i giocatori ci mettano ovviamente impegno e sudore. Niente: due gare, una sconfitta contro il Venezuela, con Leo in campo, e una vittoria quasi accidentale contro il Marocco. Poco o niente. Il Brasile ha ottenuto risultati simili, ma i tabellini non raccontano come la squadra che Tite ha risollevato dall'incubo Mineiraço. Questo è un momento di test (ieri vittoria contro la Repubblica Ceca 3-1, Firmino e doppio Gabriel Jesus i marcatori), lo ha dichiarato proprio il tecnico, anche perché causa infortunio manca pure la pietra d'angolo Neymar. Buone le risposte degli esordienti, Alex Telles, protagonista di ottime stagioni al Porto, ha fatto subito bene come il suo compagno di squadra Eder Militão (ha però già firmato per il Real Madrid), che nella gara contro Panama (1-1) è stato schierato da centrale, ruolo più naturale rispetto l’adattamento a destra. Proprio contro la nazionale centramericana ha timbrato il suo esordio da titolare con un gol Lucas Paquetà: lui pure proposte nella posizione di centrocampista di sinistra con licenza di attaccare la porta. Gol anche per festeggiare la maglia numero 10, che lo ha sempre accompagnato in ogni selezione giovanile. 

Il Giocatore

In Perù si sta giocando il Sudamericano sub20 e la maglia più pesante della Seleçao la indossa un altro ragazzo che a Paquetà somiglia e si ispira, Reinier. Eccolo il nuovo nome, l'ennesimo nuovo nome della lunga lista dei supertalenti brasiliani. E' il più giovane ma già mostra qualità superlative, come al solito accompagnate da mirabolanti offerte dall'Europa. Creatività, ma anche forza e freddezza sottoporta. Manca davvero nulla, anche se un briciolo di pazienza rimane necessaria. Nativo della capitale, Brasilia, è arrivato a Rio per un provino col Vasco: oggi gioca col massimo rivale dei cruzmaltinos, il Flamengo.

AFRICA

La storia

“Salva un paese che non ha nient'altro che il calcio. Dio salva la Libia”. Allo stadio di Sfax, in Tunisia campeggiava in curva questo commovente striscione. Rappresentava i più di tremila libici presenti nell'impianto per sostenere la propria nazionale nell'incontro decisivo contro il Sudafrica: i “Cavalieri del Mediterraneo”, il nomignolo della nazionale, dovevano battere i Bafana Bafana per qualificarsi alla Coppa d'Africa 2019. Non ce l'hanno fatta (2-1 il finale, emozionante il pareggio libico realizzato su rigore da Benali), il giocatore del Crotone cresciuto nel Manchester City), ma la testimonianza verrò ricordata. Un grido di una nazione che non è quasi più niente, e si attacca a un amore di tutti, il calcio. Un amore che non è esclusiva maschile come raccontato da un toccante film della regista anglo-libica Naziha Arebi intitolato “Freedom Fields”. La Libia non sarà alla CAN, ma salvate la Libia, e il suo amore, che è il nostro.

Il punto

Definite le classificate alla prossima Coppa d'Africa, che si svolgerà in Egitto a partire da metà giugno. Tre le debuttanti: Madagascar, Mauritania e Burundi, questi ultimi hanno fatto bene anche nella CAN under 20, mostrando elementi interessanti anche tra i giovani: nei senior, il trascinatore è stato Saido Berahino, che in Inghilterra ha davvero esagerato soprattutto fuori dal campo, tra droga e alcol e certamente dovrà trovarsi, questa estate, una destinazione differente da Stoke-on-Trent quest'estate. Adesso però è l'idolo di Bujumbura, una città che meritava finalmente qualche sorriso.

Il Giocatore

Sentirete molto presto la inconsulta e stucchevole litania quasi esclusivamente italica: “ma qualcuno ha davvero speso sta cifra per un tale Pépé?”

Tra tutti i non molti grandi potenziali d'Europa, il nome di Nicolas Pépé. Classe '95, nato in Francia da genitori ivoriani, gioca infatti con la casacca verde-arancio della nazionale degli Elefanti. E' andato in gol anche ieri, contro il Rwanda, ennesima segnatura di una stagione magica che lo porterà quasi certamente in una big. Nel Lille viaggia a 17 gol col tassametro in corso (aggiungere 8 assist, e 21.33 come “Expected Goal e Assist” è praticamente alla pari del fenomeno Mbappé). Nel nord della Francia ci è arrivato l'anno scorso grazie all'insistenza di Marcelo Bielsa (ne aveva visto le potenzialità all'Angers, ma ritrovarlo così in alto rimani una sorpresa per tutti tranne probabilmente per il Loco), che lo ordinato a gran voce a una dirigenza che poi lo avrebbe sollevato anzitempo dalla panchina.

ITALIA

A mo’ di chiosa.

Forse non stiamo ancora apprezzando in pieni, persi in esaltazioni smodate e polemicuzze fuori luogo, il grande lavoro di finezza calcistica che sta portando avanti Roberto Mancini. Finezze in quanto a comprensione del gioco e lettura delle situazioni di campo, quindi oltre i nomi dei diversi ragazzi che il Mancio sta proponendo senza paura in campo. Così era stato per la prima convocazione di Zaniolo mesi fa, tra le pernacchie e i risolini di tanti addetti ai lavori, e per il lancio, nelle ultime due gare, valide per la qualificazione agli Europei 2020*, di Moise Kean, palesamente l’attaccante che in questo momento più gli garba. Che sia nato nel 2000 non ha molta importanza. Per Mancini comanda sempre il calcio.

Le date FIFA hanno ovviamente visto impegnate anche le nazionali giovanili: le selezioni under 17 e under 19 azzurre si sono qualificate per i rispettivi Europei di categoria. L’ennesimo buon risultato della gestione di Maurizio Viscidi, il coordinatore delle nostre giovanili. Qualche neo? La proposta di queste squadre è ancora secondo noi migliorabile. Il modello per una volta arriva dall’alto: il lavoro e le scelte di Roberto Mancini.

 

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