Giù il sipario: si chiude con una finale inedita e imprevedibile il Mondiale under 20 giocato in Polonia, apertosi con le serate da piumino e chiuso con una calura micidiale. LPEF nei suoi ultimi giorni polacchi traccia un bilancio della manifestazione, il più interessante laboratorio del calcio giovanile lascia come al solito una marea di spunti, concentriamoci su alcuni.

IL GIOCO

In una precedente puntata di Locos avevamo parlato del calcio propositivo che molte delle favorite a questo torneo avevano offerto. Delle quattro semifinaliste, solo l’Ecuador ha proposto football mentre le altre tre squadra, Italia, Ucraina e Corea del Sud hanno mantenuto fino alla fine un atteggiamento speculativo.

Giova ricordare come una competizione riservata totalmente ai giovani, nonostante molti di loro abbiamo già assaggiato la prima squadra, sia maggiormente segnata da errori frutto, spesso, di ingenuità. Ma un Mondiale è un Mondiale, cioè una competizione breve in cui non sempre c’è spazio per rimediare. Polonia 2019 non ha offerte nuove occasioni a molte delle squadre che hanno sbagliato, se pensiamo che la favorita Portogallo, certamente una delle migliori generazioni di sempre, è uscita nella fase a gironi, al termine di una partita maledetta contro il Sudafrica già eliminato, creando molto e sbagliando moltissimo (pure un rigore, col talentino Jota). E’ lo stesso Portogallo che mesi fa ha stritolato la finalista Ucraina all’Europeo under19 in Finlandia, e le squadre sono sostanzialmente le stesse. Un esempio tra i mille possibili, rispetto alla fase a eliminazione diretta, è il gol subito al 121’ dall’Argentina contro il Mali, una rete presa perché nessuno ha pensato di mettersi quindici centimetri davanti alla palla ed evitare una battuta a sorpresa, poi invece terminata con la segnatura africana.

Questo ribadiamo non per togliere merito alle due finaliste, decisamente con poco appeal, Ucraina e Corea del Sud, che se sono arrivate fino in fondo han meritato sul campo, e il campo deve sempre poter emettere il giudizio finale, ma per evitare che ci si costruiscano sopra dibattiti o, peggio, assiomi, su quale sia il calcio migliore da proporre, specialmente a livello giovanile. Accontentiamoci almeno qui di ribadire come il Portogallo, piuttosto che la Francia, l’Argentina e l’Ecuador, godranno di buonissime generazioni, così come tre africane: Mali, Senegal e Nigeria: nazioni sempre più protagoniste in futuro.

Argomento buono, questo, anche per celebrare la Nuova Zelanda. Un calcio di cui non si parla mai, poco conosciuto ai più, eppure al Mondiale gli All Whites hanno mostrato una bellissima faccia. Optando per un calcio di proposta, di partecipazione, molto lavorato anche nell’ultimo terzo di campo. Merito di una federazione che ha evidentemente creduto in questo tipo sviluppo, merito di un giovane tecnico, inglese di nascita ma ormai da qualche anno in Oceania, che ha costruito una squadra con una identità precisa, e merito di un gruppo di calciatori che in Nuova Zelanda non vedevano dal lontano 1982, la celebre generazione che arrivò al Mondiale trascinata dalla star Wynton Rufer, poi protagonista anche in Bundesliga.

Il calcio è dei calciatori, lo ribadiamo ogni volta, ma questo non vuol dire che è necessario avere dei super giocatori per mantenere protagonismo nella proposta. Lo diciamo perché alcuni, superficiali addetti ai lavori hanno giustificato alcune prestazioni dell’Italia con l’assenza di alcuni big come Kean, Zaniolo e Tonali, tutti impegnati nell’Europeo under 21 che comincia questa settimana proprio in casa ( e ovviamente LPEF sarà sul posto per accompagnare e testimoniare). Anche l’Italia ha vissuto una beffa finale, giocando nettamente la sua miglior partita proprio in occasione della semifinale contro l’Ucraina, chiusa da uno spettacolare gol di Scamacca, poi annullato dal VAR. Agli azzurrini di Nicolato dal punto di vista dell’applicazione e della concentrazione non si può rimproverare nulla, è però certo che l’under 20 ha seguito un percorso poco allineato rispetto al modello di riferimento, che in questo momento è rappresentato dalla nazionale maggiore plasmata da Roberto Mancini. I successi, specie a livello giovanile, non si contano solo, si pesano: non è sufficiente ricordare i buoni risultati conquistati e meritati sul campo da tante nostre rappresentative giovanili, occorre ancora un passettino in avanti e siamo consapevoli che anche in Federazione stiano ricercando proprio questo avanzamento, anche perché ne va del bene di tutti, dei giocatori, in primis. Il movimento calcistico italiano ne ha una necessità assoluta, se vuole rimanere al passo delle grandi del Mondo del futbol dove il Belpaese, per storia e tradizione, merita di stare.

I GIOCATORI

Laboratorio, dicevamo all’inizio, e siamo sicuri che moltissimi dei protagonisti di Polonia2019 saranno certamente protagonista del calcio che conta, oggi, domani o dopodomani. Significativo come ormai il calcio evolve in ogni parte del mondo: ormai possiamo trovare sempre più calciatori che “spostano” anche in Paesi che non sono nell’élite della storia del gioco.

Di Lee Kang-in, la super star sudcoreana, certamente uno che inciderà nel calcio di alto livello, abbiamo già scritto proprio qui su LPEF, un suo ritratto dettagliato circa la sua incredibile storia. Gioca nel Valencia ormai da tempo, e potrebbe trovarsi come compagno un altro grande protagonista di questo Mondiale, Amadou Sagna, esterno d’attacco del Senegal. Giovani Leoni della Teranga che hanno messo in mostra tanti pezzi pregiati, da Lopy a Diagne, da Ciss a Niane.

Discorso simile possiamo farlo per le altre africane protagoniste, a cominciare dal Mali, che ha in Koita, Diakite e Camara (tutti già acquisiti dalla Red Bull Salisburgo) tre potenziali crack: quest’anno dovrebbero già entrare nella rotazioni della prima squadra, almeno il primo in pianta stabile. Potenziale elevato e giovane anche nella Nigeria, a cominciare dal centrale difensivo, Igbo Idoh (Rosenborg) e dal centrocampista del Bournemouth, Ofoboroh, più Okonjoula e Okon, che giocano ancora in patria. Del Sudamerica si salva solo l’Ecuador, anche se buca clamorosamente l’appuntamento con la storia, perdendo la semifinale dalla Corea: è certo però che ci troviamo davanti a una grande generazione con Cifuentes, Palacios, Plata, Quintero, Alvarado, il portiere Ramirez e Campana (anche se qui in Polonia è rimasto clamorosamente a secco: su di lui il portiere coreano ha compiuto un miracolo nel recupero: vera maledizione per l’attaccante ricercato anche in Europa), ma non ci limitiamo solo a questi nomi, la Tricolor avrà certamente un futuro prossimo interessante. Deludente, come detto, l’Argentina, anche se pieno di talento ( ne abbiamo già parlato qui su Locos), a cui va aggiunta la Colombia, sempre molto limitata in costruzione (in mezzo non abbondano i piedi buoni, e nemmeno nei terzini): i cafeteros ha trovato solo due giocatori davvero all’altezza, capitan Cuesta e Sinisterra: male il Cucho Hernandez, malissimo l’atteso Angulo. Qualche sprazzo lo ha regalato il talento del futuro, Andres Amaya: non è bastato. Si è fermato presto anche il cammino dell’Uruguay, non una super generazione come quella dei ’97, ma il miracolo Celeste continua, come sempre: c’è Brian Rodriguez, c’è Acevedo, poi Nunez, Barrios, Ginella… Nell’area Concacaf cocente delusione per il Messico (bene solo il super talento Macias, ma si è spento presto pure lui), bene invece gli USA che loro pure hanno una generazione ottima e su cui costruire una squadra competitiva già dal prossimo Mondiale dei grandi in Qatar: Mendez in mezzo, sprazzi di Weah, alterno ma di talento De la Fuente, si sono messi in mostra anche Soto, e giocatori di forza e sostanza come il terzino Dest, il centrale Richards, il funambulo Llanez. Chiusura ancora con la nazionale sorpresa, la Nuova Zelanda: Woud, il portiere, gioca già in Europa. Chissà chi tra Singh, Cacace, Pijnaker, Just, McCowatt avrà la chance di una chiamata dal vecchio continente: qui in Polonia, il Mondiale delle sorprese, hanno mostrato argomenti per meritarsela. Futbol nel 2019…

Infine, come ogni competizione che si rispetti, ecco le inevitabili top 11, la principale e la riserva. Mancano tanti big di questa generazione: visto come sono andate Portogallo e Francia era poco corretto inserirli anche se certamente molti di loro faranno una super carriera. Queste, ruolo per ruolo (ma che fatica trovare un buon terzino destro), le nostre scelte.

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