Dalla Polonia, i tre punti LPEF

Terminata sostanzialmente la prima parte del Mondiale Under 20, in attesa del momento clou, domenica iniziano gli ottavi di finale e c’è subito l’Italia, Locos Por El Futbol seleziona tre temi che riguardano la fase a gruppi del Mondiale under 20 che vedrà la sua finale, a Lodz, il 15 giugno.

 

Proposta di gioco

In generale si è visto sempre più la volontà di mantenere il comando del gioco. Nonostante qualche errore marchiano (in mente ci viene subito l’erroraccio del portiere dell’Arabia Saudita contro il Senegal), è evidente come la corrente di maggioranza di tutto il mondo del calcio ha deciso di seguire il filone del calcio di proposta. Proprio l’Arabia Saudita, e nonostante quell’errore, ma nei giovani è giusto anche perdonare qualche eccesso, ha tentato di offrire un calcio molto palleggiato, in completa controtendenza contro un passato di palla lunga e uno contro uno senza logica. La stessa così vale per Tahiti, Paese non esattamente con profonda cultura di calcio ma che ha invece optato per un palleggio e una costruzione da dietro. Molto da dietro, visto che la ratio della nuova regola dell’International Board prevede che, finalmente, la palla può essere giocata subito dopo il rinvio di fondo campo, senza che si debba attendere la sua uscita dall’area di rigore. Cambieranno quindi anche le fase e le altezze della pressione da qui in avanti, anche nel calcio dei grandi: aspettiamoci molte novità, specie tra i tecnici più innovativi ricercatori.

Qualità delle rose

Osservare le rose di Argentina e Francia lascia francamente attoniti, riguardo alla quantità di talento disponibile. Nell’Argentina in mezzo al campo praticamente non ha quasi mai giocato Agustin Almendra, centrale attenzionato da club di alto livello europeo e con più di mille minuti nel Boca Juniors in Primera Division: al centro c’è l’imbarazzo della scelta, e anche Santi Sosa (River Plate) ha fatto il cambio nella partita più importante, quella poi vinta contro il Portogallo. Sono in tanti là in mezzo ma mai come davanti, dove anche qui un super talento come Pedro De La Vega (Lanus, è del 2001!) deve ancora palesarsi. Si è imposto e da subito un classe 2000 come Julian Alvarez, l’unico giocatore davvero mai in discussione di questa rosa, fin dal Sudamericano Sub20 (è sempre un ragazzo che ha già giocato la più importante finale di Copa Libertadores, al Santiago Bernabeu, giusto qualche mese fa…): ha regalato un assist favoloso, contro il Portogallo, nel momento più delicato della gara, ad Adolfo Gaich, centravanti lui pure in fase ascendente: è alto ma è molto coordinato e tecnico, al San Lorenzo sono già arrivate diverse richieste).

L’Argentina a suo modo, cioè nel modo di un movimento calcistico che questo importante torneo, il più importante tra quelli under, lo ha vinto sei volte, marchiandolo a fuoco con Maradona (1979), Messi (2005), Aguero (2007) e compagnia, e poi la Francia col suo. Cioè con talento e fisico: la lista dei giocatori francesi è infinita, tanto che si deve cercare un modo per far coesistere dietro, gente come il capitano Zagadou (Borussia Dortmund), Babacar Kamara (Marsiglia) e NDicka (Eintracht), tutta gente che ha assaggiato la titolarità nel club, e che club! In panchina ci deve andare Todibo, uno degli ultimi investimenti del Barcellona. Ad alti livelli si è visto ed è scomparso quasi subito dal torneo anche Soumaré (Lille), ko per un infortunio al debutto, e Cuisance che nel Gladbach è andato da più a meno durante la stagione: qui in Polonia subito benissimo: è uno dei leader tecnici ed emotivi della squadra fin dagli Europei under19 dell’anno passato. Dove fece bene Amine Gouiri che invece ha dovuto saltare buona parte della stagione per un grande infortunio, ed è ora tornato in tempo per il Mondiale: dovesse restare a Lione sarebbe davvero interessante vederlo nel calcio propositivo del nuovo OL di Sylvinho, uno dei laboratori più eccitanti della prossima stagione.

Il caso CONCACAF

E’ da sempre un problema. La Confederazione del Centro e Nord America da sempre dispone di parecchi posti per il Mondiale dei grandi e nonostante questo, al di là dei due giganti Messico e Usa, non è mai cresciuto granché a livello di proposta calcistica. L’area caribegna è praticamente inesistente, le altre zone vivono di qualche improvviso allineamento di pianeti, con, qualche volta l’eccezione di Costarica, peraltro qui assente. In Polonia la prova dell’Honduras è stata davvero imbarazzante, e non solo per i 12 gol subiti nella gara contro la Norvegia che alimentano un alone di ridicolo sulla competizione. I ragazzi con la H sul petto non hanno mostrato di essere competitivi a questo livello, ed è un peccato perché la passione del popolo catracho per questo sport è infinita. Ed è un Paese così tanto calcistico nell’anima che molti anni fa fu proprio un evento legato al futbol a scatenare una guerra con il vicino Salvador, narrata peraltro in maniera unica da un indimenticabile giornalista polacco, Ryszard Kapuściński. Può la crisi sociale che vive il centroamerica giustificare questo improvviso ridimensionamento tecnico? E se sì, è necessario che la FIFA non intervenga in qualche modo (l’Africa ha sempre pochi slot per partecipare alle maggiori manifestazioni)?

Detto ciò, in questo Mondiale Under 20 anche il Messico ha profondamente deluso, nonostante abbia messo in mostra diversi giocatori di talento come JJ Macias, già prontamente richiesto dal PSV, in Olanda. L’unico davvero Paese competitivo della CONCACAF rimangono gli USA. Non è un caso, visto che per qualche tempo quelle lande hanno visto il passaggio di un genio del futbol come Jurgen Klinsmann, un autentico rivoluzionario, che ha svecchiato con le sue idee e i suoi modi sia il Bayern che la Nazionale tedesca: li ha portati nella modernità del gioco. Opportunità che stava per cogliere anche negli States, con un buonissimo lavoro dietro le quinte. La sempre più mediatica MLS non ha molto gradito qualche uscita dell’ex centravanti dell’Inter e per Jurgen non era più tempo. Uno di quei consigli appassionati, era quello, rivolto ai migliori giovani statunitensi di testarsi e formarsi in club europei, segnatamente tedeschi. Bene, uno di quelli, è oggi la più bella sorpresa di questo Mondiale: si chiama Alex Mendez, è nato nel 2000 a Los Angeles da una famiglia di origini messicane ed è di proprietà del Friburgo, una naturalezza di calcio, con il sinistro che si ritrova, che è davvero celestiale.

Italia

Chiudiamo con gli azzurrini di Nicolato, allora. Dopo due giornate la nostra nazionale era già qualificata grazie alle vittorie con Messico (decisamente convincente) ed Ecuador (molto meno: seppure con un uomo in più per un tempo abbiamo sofferto costantemente gli attacchi della Mini TRI); il pareggio finale col Giappone ci ha lasciato in testa al girone. Lo sappiamo, mancano giocatori come Kean, Zaniolo e Tonali, che dovrebbero aggregarsi al gruppo di Di Biagio per l’Europeo under 21 che inizia il 16 giugno. Manca anche Vignato. Dal unto di vista della proposta calcistica ci si aspettava qualcosa di meglio anche se è giusto sottolineare come negli ultimi anni ci siamo svecchiati non poco. Il percorso è ancora lungo, ma la luce si intravede in fondo al tunnel. I risultati sono importanti, e adesso stanno arrivando. Ma non sono necessariamente tutto, almeno coi giovani. Questo lo sanno anche i nostri tecnici, e sicuramente la loro ricerca andrà anche in quella direzione.