Secondo martedì del mese, Locos por el Futbol vi accompagna in un viaggio nella storia del calcio

Cercheremo di agganciarci, per quanto possibile, con l’attualità e questa settimana prendiamo spunto dalla trasferta dell’Inter a Vienna per la partita di Europa League contro il Rapid.

La formazione nerazzurra torna nella città dove vinse la sua prima Coppa dei Campioni: dopo tanto sperimentare, Helenio Herrera trova finalmente il suo undici base, una vera identità.
Un calcio di grande attenzione difensiva e fulminanti ripartente, dove si esaltano le qualità di Luis Suarez, suo scudiero già ai tempi del Barcellona, e Sandro Mazzola, figlio del grande Valentino: sarà proprio quest’ultimo a sigillare con due gol la finale giocata al Prater, che si chiude 3-1: a fine match il fuoriclasse magiaro Ferenc Puscas avvicina il giovane Alessandro per regalargli una delle più belle frasi che il Baffo abbia mai raccolto su un campo di calcio: “ho conosciuto tuo padre, ci giocai contro in Nazionale: sei degno di lui, ti faccio i miei complimenti.”

Sarebbe stata anche l’ultima partita con la maglia del Madrid di Alfredo di Stefano, l’uomo che il Real lo aveva inventato.
Un match storico, in una perfetto cornice: Vienna, Fussballstadt, la città del calcio.


Ecco i tre gettoni nella storia di Locos por el Futbol: 

1. Gli inglesi centrano sempre, le regole del calcio le hanno scritte loro e poi le hanno distribuite, insieme a palloni e divise, in tutto il mondo. A Buenos Aires e a Montevideo ci sono giunsero per una serie di operazioni economiche: soprattutto la costruzioni di ferrovie. E le ferrovie erano necessarie anche nell’Europa Continentale. I grandi finanziatori di queste opere furono i banchieri Rothschild. Come noto la famiglia era di origine tedesca, ma i grandi investimenti nella prima ferrovia a vapore del regno asburgico li portarono a Vienna: la connessione con il potente uomo di stato Metternich soprattutto e l’imperatore regalò a Salomon von Rothschild, il titolo di barone. I rapporti con l’impero subirono alti e bassi, esattamente come la sorte degli Asburgo e di Metternich ma un ramo della potente famiglia, segnatamente quella con a capo Nathaniel, nipote di Salomon, mise radici a Vienna.
Munifico filantropo e mecenate, Nathaniel possedeva magnifici giardini nelle sue tenute, e lì fece convocare preparatissimi giardinieri inglesi, i quali possedevano una passione smodata per il gioco del football, condivisa con Franz Joli, figlio del capo giardiniere.
Grazie all’appoggio del Barone Rothschild, convinto da un manipolo di appassionati, nasce quindi nella capitale dell’impero asburgico, nell’agosto del 1894, il primo club della capitale, il First Vienna. La squadra esiste ancora, anche se boccheggia nella quinta serie austriaca: nella sua storia ha vinto sei scudetti e una Coppa dell’Europa Centrale, competizione a cui partecipavano anche i club italiani: prima della Seconda Guerra Mondiale, cioè nel periodo in cui il torneo rappresentava una vera e propria élite del gioco, lo vinse per due volte il Bologna.

2. Nato prima il First Vienna e subito dopo il Vienna Cricket and Football Club (fu questo il primo derby cittadino), nella città si sviluppò prontamente la malattia per il calcio: nacquero diverse squadre. Da una scissione dei “Cricketter” nacque l’Austria Vienna, nel 1911: club che ebbe tra le proprie fila forse il più grande calciatore austriaco della storia: Matthias Sindelar. Dopo l’annessione forzata alla Germania nazista, Sindelar si rifiutò di indossare una maglia che aveva sul petto la svastica. Attenzionato continuamente dalla Gestapo pare abbia scelto, solo trentaseienne, la morte in compagnia dell’amatissima Camilla Carmagnola, ebrea milanese che si era trasferita a Vienna. Sindelar è stato il simbolo della più grande Austria di sempre, il Wunderteam, genialmente allenato da uno dei più importanti tecnici della storia del calcio, Hugo Meisl: senza l’entrata spaccagambe di Luisito Monti che livellò il povero Sindelar, nella semifinale del Mondiale del 1934, sarebbe probabilmente stata l’Austria e non l’Italia ad alzare al cielo la Coppa Rimet. Non vinse quindi un Mondiale quella squadra, ma rimase per sempre nella storia del calcio lo stile, quella scuola che ancora oggi si ricorda come “danubiana”: un football di proposta e godibile da vedere. Un’idea che è ancora moderna, a quasi un secolo di distanza.

media La nazionale austriaca in posa prima degli ottavi di finale contro la Francia, vinti per 3-2 ai supplementari.

3. Vienna è la città dell'Europa continentale dove il calcio conosce un impatto subito notevole. Merito di uno spirito cosmopolita che anima la vita della città (i già citati Sindelar e Hugo Meisl sono di origini boeme). Proprio legate alle diverse comunità di questa città fioriscono squadre di calcio (l’FK Slovan per quella ceca, l'Hakoah nel 1909 per quella ebraica: giocò e allenò qui il genio di Bela Guttman, vincitore, col Benfica, di due coppe campioni negli Anni Sessanta): il Fussball, a partire dalla fine della Grande Guerra, assume un importante rilievo culturale e sociale. È la nascita del Kaffehausfussball, il calcio dei caffé.
In questi luoghi si parla di politica e letteratura e dal 1927 si può anche sentire live le cronache delle partite: qui si incontrano giocatori, funzionari, tecnici. Discutono della vita del club, si scambiano idee. È qui che idealmente si sviluppa un'idea di calcio, fuori e dentro il campo detta Wienerschule, la scuola di Vienna.
Tutte le classi sociali sono rappresentate in città, il Rapid Vienna, nata dalle ceneri del “1. Wiener Arbeiter Fußball-Club”, è il primo club di origini proletarie.
Dopo l’annessione al Terzo Reich, il Rapid riesce nell’impresa di vincere il campionato tedesco, in finale contro lo Schalke, nel 1941, rimontando tre gol di scarto: nasce lì il Rapidgeist, lo spirito del Rapid, tecnica, forza e capacità di sacrificio, che sarà un tratto comune tramandato per generazioni dai tifosi biancoverdi. Lo ritroviamo nel miglior giocatore della storia del club, Hans Krankl, poi ceduto al Barcellona, negli Anni Ottanta, l’ultima grande parentesi del calcio austriaco.
media media Hans Krankl alla guida della nazionale austriaca nel 2006.

Negli ultimi anni, invece, la Bundesliga austriaca viene dominata dalla RedBull di Salisburgo: dal 2013 ha vinto tutti i campionati, gli ultimi con larghissimo vantaggio. Vienna rimane comunque simbolo di un’epoca, l’età in cui l’Austria, Vienna soprattutto, era il calcio, il bel calcio.