Chiamarsi Mohamed Salah, nel 2019, potrebbe voler dire diventare addirittura oggetto di studi universitari relativi al comportamento umano. E no, non stiamo delirando a causa dei primi caldi estivi, bensì facciamo riferimento alla notizia trapelata negli scorsi giorni dall’Inghilterra e diventata oramai di dominio pubblico: la Stanford University, in California, uno degli atenei più famosi e rinomati al mondo, ha approfondito il caso Salah e l’impatto avuto dal calciatore egiziano sulla città di Liverpool.

Stando a quanto riportato dai principali media britannici infatti, gli americani si sarebbero concentrati sui dati relativi a episodi di abusi razziali e islamofobici, per capire quanto un giocatore possa influenzare il pensiero medio di un essere umano e, in alcuni casi, cambiarlo radicalmente. Il dato che da subito è balzato all’occhio è che a Liverpool (e nel Merseyside in generale) attacchi a sfondo razziale contro singoli individui sono calati del 19%, mentre il sentimento anti-Islam addirittura del 50%.

Questa inversione di marcia è merito solamente di un calciatore come Salah o tiene in considerazione anche altri fattori? Né noi, né la Stanford University avremo mai una risposta certa a questa domanda, ma lo studio fa riferimento a dati oggettivi: dall’arrivo dell’egiziano nel nord-ovest dell’Inghilterra due estati fa, a Liverpool è cambiato qualcosa.

Non solo una delle due squadre di calcio locali ha conquistato la sesta Champions League della propria storia ed è arrivata seconda in campionato pur totalizzando 97 punti, ma sono cambiate anche alcune dinamiche sociali. Sebbene Liverpool non sia mai stata una città politicamente schierata o razzista, si è notato che la percezione da parte della popolazione di alcuni pregiudizi relativi a culture diverse da quella inglese sono cambiati in meglio.

Soprattutto nelle scuole, dove i bimbi sono maggiormente influenzabili dalle opinioni dei genitori, si è notata un’inversione di marcia grazie e soprattutto a Mohamed Salah. Niente più insulti ai compagni di classe per il loro credo o il loro modo di vestirsi, niente più divisioni quando si trattava di partecipare insieme alle attività ricreative: in poche parole, niente più razzismo.

Certo, suona strano che un singolo calciatore possa risolvere un problema così grandezza l’impressione è che il suo arrivo a Liverpool abbia risvegliato la mente di alcuni tifosi e aperto gli occhi a tanti altri. Questa inversione di tendenza e questo cambiamento nel modo di pensare degli adulti si sono poi riflettuti anche sui ragazzi più giovani, a tal punto che il sentimento generali anti-Islam, provocato anche e soprattutto dalla questione relativa alla Brexit, si è praticamente dimezzato.

Salah quindi non è solo un calciatore del Liverpool Football Club. A sua insaputa, è diventato un modello di vita per tanti ragazzini e un punto di riferimento per tutti quegli adulti che fino a qualche mese fa erano guidati da pregiudizi e dicerie. La sua immagine è il simbolo della Liverpool che in questi anni è cresciuta, si è evoluta, è cambiata (sia calcisticamente che dal punto di vista delle infrastrutture) ed è diventata un punto di riferimento per tanti giovani ragazzi che vogliono intraprendere un nuovo percorso formativo: sono infatti aumentate le iscrizioni alle università ed è migliorata la qualità di vita dell’intera popolazione.

Non è tutto merito di Salah, ovviamente, ma il suo arrivo in una delle aree più disastrate del Regno Unito (fino a qualche anno fa) ha portato una vera e propria boccata d’ossigeno.

 

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