A seguito della legge di bilancio 2018, il ministro dello sport Luca Lotti, ha modificato la Legge Melandri nella parte relativa alla divisione dei diritti televisivi della Serie A. Lo scopo di questa modifica era quello di ridurre la forbice che differenziava i guadagni delle big da quelli delle squadre medio-piccole. Secondo la Legge Melandri i diritti televisivi andavano divisi nel seguente modo: prendendo ad esempio il campionato 2017/18, dove il totale da dividere tra le squadre era di 924,2 milioni di euro, il 40% di questa cifra veniva diviso equamente tra le venti squadre di Serie A; il 30% veniva assegnato in base ai bacini d’utenza delle diverse squadre, di cui il 25% tramite indagini sulle presenze degli spettatori alle partite casalinghe ed il 5% in base al numero della popolazione totale della città di appartenenza del club; il 10% sulla base della storia del club; il 20% in base ai risultati sportivi, di cui il 15% riferito ai risultati sportivi degli ultimi cinque anni ed il 5% riferito ai risultati dell’ultima stagione. Seguendo questo modello il rapporto di guadagno tra la prima classificata e l’ultima era di 1 a 4,4, troppo elevato rispetto agli altri campionati europei, in Premier League questo rapporto è di 1 a 1,57 (campionato al vertice per quanto riguarda i dividendi dei diritti televisivi).

Quindi il pacchetto sport contenuto nella Legge di Bilancio 2018 ha modificato notevolmente le cifre che spetteranno alle squadre di Serie A dall’annata 2018/19, oltre alla modifica dei ricavi che spetteranno ai club sono stati cambiati anche alcuni criteri che stabilivano come dividere il totale dei diritti televisivi. Il totale da dividere tra le squadre è passato dal 40% al 50%, contemporaneamente è diminuito il peso dato ai tifosi, la percentuale è passata dal 30% al 20%, il peso storico del club passa dal 10% al 5%, i risultati sportivi degli ultimi 5 anni sono passati dal 15% al 10%, mentre il peso dell’ultima stagione sportiva è passato dal 5% al 15%. Per quanto riguarda il bacino di utenza sono stati introdotti dei criteri di divisione più oggettivi e misurabili, l’audience televisiva certificata da Auditel peserà per l’8%, mentre il numero di spettatori paganti per le gare casalinghe disputate negli ultimi tre campionati sarà del 12%. Il totale da dividere per la stagione appena conclusa era di 1220 milioni di euro, cresciuto rispetto alla stagione precedente, a riprova che il calcio italiano ha ricominciato a crescere negli ultimi anni. Riassumendo i cambiamenti in vigore dalla stagione che si è appena conclusa, il 50% del totale verrà diviso tra tutte le squadre, i tifosi incideranno sui guadagni per il 20%, la storia del club avrà un peso del 5%, i risultati sportivi degli ultimi cinque anni avranno un peso del 10%, mentre l’ultima stagione sportiva avrà un peso del 15%. Con questi nuovi criteri i guadagni delle squadre medio piccole sono aumentate, in particolar modo si può notare come l’unica squadra che vedrà diminuire i suoi guadagni sarà la Juventus. Con la modifica del ministro Lotti il rapporto tra la prima e l’ultima diventa di 1 a 2,5, avvicinandosi quindi alla Premier League, alla Bundesliga e alla Liga.

Oltre ai ricavi per la posizione finale in classifica vanno considerati anche i guadagni derivanti dalla qualificazione alle Coppe Europee, il nuovo ranking stabilisce che la cifra che i club incasseranno dipenderà dal loro storico in queste competizioni e l’importo, per quanto riguarda la Champions League, varia dai 20 ai 40 milioni di euro; mentre per l’Europa League si parla di cifre che oscillano tra i 10 e i 25 milioni di euro, nettamente inferiori rispetto alla sua sorella maggiore, la Champions.

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