Milano da Derby | 24 Gennaio 2010, “Folgorati da Mourinho”
“Avremmo vinto anche in 7” dirà Mourinho e probabilmente aveva ragione, perché l’Inter ripeterà qualcosa di simile solo tre mesi dopo a Barcellona.
C’è dell’elettricità a squarciare la cortina di gelo da cui è attanagliata Milano il 24 gennaio del 2010.
Il Meazza pare risplendere di luce propria fin dai giorni precedenti alla messa in scena di un derby che, per tanti motivi, sembra diverso da tutti quelli che ha ospitato negli ultimi anni.
L’Inter ci arriva ingolfata: è passata col fiatone in un girone di Champions abbordabile e non riesce più ad imprimere la continuità propria della squadra che ha dominato la Serie A* negli ultimi tre anni.
Il Milan è a distanza di sicurezza (-6), ma deve recuperare la trasferta di Firenze e si è ripresentata in grande spolvero alla ripresa del campionato sbriciolando la Juve a domicilio.
Lo 0-4 dell’andata è più sbiadito che vivo e lo spread dei valori in campo sembra meno marcato di qualche mese prima.
L’attesa del Derby è inevitabilmente scintillante, visto che ci si attende un sostanziale equilibrio ed un risultato, legato a doppio filo con lo Scudetto, aperto a tutti i possibili esiti.
Si gioca anche sulle assenze: al Milan manca Nesta infortunato, per l’Inter niente Eto’o impegnato in Coppa d’Africa.
Mourinho deve adattare la propria identità tattica, che in ogni caso fin lì è stata dinamica e versatile, rinforzando la mediana con Muntari a fare legna e dando all’ultimo arrivato Goran Pandev la possibilità di svariare dietro l’inamovibile Milito.
Leonardo, dall’altra parte, copre quanto basta il suo Milan bailado lasciando a Gattuso ed Ambrosini il compito di riequilibrare i possibili eccessi dei due artisti Ronaldinho e Beckham.
Pronti via e l’Inter squarcia l’equilibrio: Maicon a destra e Pandev in mezzo suonano subito le trombe della cavalleria nerazzurra.
Il macedone si veste da rifinitore di gran pregio per mandare Sneijder alla prova generale, su cui un piede di Dida è di troppo, per poi trovare la sponda inaspettata di Abate che al 10’ spedisce Milito al diagonale in buca d’angolo: 1-0 e salgono i decibel in Curva Nord.
La reazione rossonera muore in culla: Borriello è fagocitato dai centrali, Ronaldinho sbatte su Maicon e Zanetti.
Non rimane che Beckham, ad approfittare di qualche difetto di inesperienza del 18enne Santon, per armare il compasso del suo celeberrimo destro spedendo qualche cross in area su cui comunque il Milan non accompagna mai abbastanza.
Il rosso che Sneijder incassa al 26’ sembra la scossa attesa dai casciavit, ma non cambia il canovaccio: si abbassa l’Inter ma non affonda il Milan.
L’intervallo è utile a Leonardo per cambiare le carte in tavola.
L’asso Seedorf inizialmente sembra pagare: l’olandese chiama al miracolo Julio Cesar, subito dopo Ronaldinho manda a lato di un soffio e Borriello non inquadra la porta nell’unica volta in cui riesce a far fuori Samuel.
Il derby scintilla nuovamente e proprio quando ti aspetti la fiamma incendiaria del Milan, il cerino torna in mano all’Inter.
Quando i nerazzurri si riportano avanti, in due contro cinque, Milito manda Pandev a tu per tu con Dida ma lo scavetto con cui conclude muore sul palo. C’è una dispersione di corrente a tinte nerazzurre, se ne ode distintamente il rumore.
Quando Maicon guadagna una punizione, Dida esagera chiamando cinque uomini in barriera e la prodezza di Pandev lo folgora all’istante: 2-0 e la tana del Milan adesso brucia sul serio.
L’Inter si trincera facendo enorme densità in mezzo e costringendo il Milan, che nel frattempo perde Antonini, ad andare sulle corsie senza mai trovare sbocchi decisivi.
Anche le soluzioni da fuori di due specialisti come Pirlo e Ronaldinho restano estemporanei lampi che si disperdono in cielo.
Tutto gioco favorevole allo Special One, che manderà Cordoba a rinforzare una difesa nelle maglie della quale ora galoppa anche Huntelaar, prima di chiamare lo stadio alla tempesta perfetta come una reincarnazione di Zeus.
Tutto scorre lineare fino al 90’, quando Rocchi decide di lanciare sul derby l’ultima scarica elettrica regalando un rigore ed un uomo al Milan: la saetta di Ronaldinho, però, trova il parafulmine Julio Cesar prima che possa scaricarsi nella rete.
E’ l’ultimo sussulto, che chiude definitivamente al Milan le porte delle residue velleità, anche in chiave Scudetto.
“Avremmo vinto anche in 7” dirà Mourinho e probabilmente aveva ragione, perché l’Inter ripeterà qualcosa di simile solo tre mesi dopo a Barcellona dimostrando di non averlo fatto a caso.
Per tutti i tifosi nerazzurri, quello del 24 gennaio 2010 rimarrà uno dei derby più significativi della storia: cinismo, attributi, resilienza e solidità in condizioni ambientali avverse.
San Siro si spegne, Milano si addormenta e del Derby rimane solo la scossa principale: quella che consegna all’Inter un pezzo consistente del Triplete che sta per arrivare.
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