Aprile dolce ripartire. Nel mese in cui Milan e Juventus dormicchiano e l’Inter avvicina lo scudetto, dopo turbolenze e delusioni europee ripartono Napoli, Atalanta e Lazio. E così, a 5 giornate dalla fine, ci sono 5 squadre in lotta per 5 posti europei. I 3 di Champions però avranno un peso, sportivo ed economico, nettamente più grande rispetto ai 2 di Europa League. Il tutto, proprio nelle settimane del terremoto Superlega, che sembra aver dato ulteriori motivazioni alle squadre che da quel progetto erano state escluse. E siccome il 5 è il numero magico di questo finale di stagione, che si decide nel quinto mese dell’anno, ecco i 5 nomi che più ci hanno colpito, in positivo e in negativo, ad aprile.

    1. Ruslan Malinovskiy - Un'iradiddio. 3 gol e 5 assist in 5 partite: ha abbattuto Udinese (2 assist) Fiorentina (idem) Juventus e Roma (gol) e Bologna (gol e assist). Impressionante. Con il suo sinistro alla dinamite è l’emblema del calcio di Gasperini, che combina potenza, tecnica e velocità di esecuzione senza eguali nel nostro campionato. Scarica saette in porta e tra i piedi dei compagni, è in costante movimento: dopo l’addio del Papu Gomez ha guadagnato centralità nella manovra e di conseguenza autostima. Certo, la statistica dei gol è rafforzata dalla deviazione con cui Alex Sandro ha indirizzato la traiettoria del suo tiro vincente contro la Juventus. Ma è sembrato un premio alla sua perseveranza e alla forza disumana con cui calcia in porta. Il corner da cui è nato il gol era arrivato proprio da una sua sassata deviata in corner da Szczesny. A 28 anni è difficile acquisire la continuità che è mancata nelle fasi precedenti della carriera, però il contesto dell’Atalanta lo sta aiutando molto nel suo percorso.

      Dopo gli anni d’oro di Ilicic e Gomez, se arriverà un’altra qualificazione in Champions sarà marchiata Malinoviskiy-Muriel.

    2. Matteo Darmian – 2 gol da 6 punti valgon bene la menzione tra gli uomini scudetto dell’Inter. Scuola Milan, rilanciato dal Parma nel campionato 19/20 in cui ha giocato più che in tutti e 3 gli anni precedenti di Premier col Manchester United, è il simbolo del contismo che ha gradualmente colonizzato Appiano.

      La cultura del lavoro, l’ossessione dei dettagli, l’esigenza di cercare sempre nuovi obiettivi: l’unico comfort di Conte è non essere mai in comfort zone. Ogni cavalcata scudetto ha alcuni eroi designati e altri antieroi, che al di là del valore tecnico hanno un peso simile ai più celebrati compagni: Ganz e Guly nel Milan di Zaccheroni, Cristiano Zanetti e Mangone nella Roma di Capello, Giaccherini e Pepe nella Juve di Conte. E Darmian nell’Inter che sta tornando sul trono d’Italia dopo 9 anni di dominio juventino.

    3. Giacomo Raspadori – Gol da predatore d’area contro la Roma, doppietta a San Siro contro il Milan. A febbraio ha compiuto 21 anni, a marzo ha contribuito alla qualificazione dell’Under 21 alla fase finale degli Europei di categoria e ad aprile è diventato uno dei protagonisti della rimonta del Sassuolo verso la zona Conference League. Un trimestre da ricordare per un ragazzo esemplare nei comportamenti, eletto addirittura capitano per la sfida con la Roma, frizzante quanto essenziale, rapido ed esplosivo. Attaccante moderno, esaltato da una delle squadre più vivaci e divertenti del campionato. E non è finita qui, l’Europa non è un miraggio…

      Gli errori a questo punto della stagione pesano molto di più. Alcuni verdetti sono ormai definitivi, altri arriveranno a breve. Il tempo per evitare il baratro è sempre meno.

    4. Benevento - Da Cagliari al Cagliari, 4 mesi vissuti pericolosamente. Dopo la vittoria alla Sardegna Arena, il 6 gennaio, la zona retrocessione era distante 9 punti. Un vantaggio apparentemente già decisivo e rasserenante. Da allora però la squadra di Inzaghi ha vinto solo una partita, peraltro allo Stadium contro la Juventus. Ma non è bastato per respingere il ritorno delle inseguitrici: in questo periodo il Genoa ha fatto 25 punti, l’Udinese 23, lo Spezia e il Torino 19, il Cagliari 17. Il Benevento appena 10. Erano tutte dietro e lo hanno superato o raggiunto. Con una rosa inferiore a molte delle concorrenti, e la zavorra psicologica della rimonta subita, resta una sola, grande certezza: (quasi) tutto passerà dallo scontro diretto della quartultima giornata contro il Cagliari. Vincere o patire.

    5. Gianluigi Donnarumma – Con Ibra, Theo Hernandez e Kessie è stato il simbolo della rinascita rossonera tra la fine della scorsa e l’inizio di questa stagione. Di questo poker d’assi, solo l’ivoriano ha mantenuto rendimento e aspettative anche nelle ultime settimane. Gli altri sono crollati: Zlatan fisicamente, saltando la metà delle partite, Hernandez tecnicamente, diventando (tornando?) svagato e inaffidabile in fase difensiva. Gigio non crolla ma traballa, come la sua posizione al Milan.

      La bagarre contrattuale non aiuta, alcune prestazioni ne risentono, i sorrisi a fine partita con l’ex compagno Reina sono legittimi ma, fatti a favore di telecamera, non aiutano la serenità sua e dei tifosi. Non è stato il peggiore del Milan in questo mese, tutt’altro. Ma è un simbolo di precarietà in un periodo in cui servirebbe ben più stabilità. Dirsi addio senza Champions sarebbe il peggiore finale di stagione possibile.