La Superlega c’è già e si vede. La Serie A da tempo non è più il campionato più bello del mondo ma di certo è ormai il più lamentoso e maleducato…

  1. Solo 2 dei Top5 tornei europei non sono ancora decisi: Premier e Bundesliga. Juventus e PSG rimandano la festa per il secondo weekend consecutivo, con una differenza non banale. Il Paris crolla contro il Lille 2° e con Mbappé e altri big dal 1’, la Juve fa passerella a Ferrara con troppi giovani in campo contemporaneamente. Da sempre i campionati sono decisi anche da partite di fine stagione troppo soft delle squadre che hanno già raggiunto i loro obiettivi. “Differenza di motivazioni” si dice e tutto passa. La SPAL, dopo un primo tempo sottotono, ha avuto il merito di cercare la vittoria quando avrebbe potuto accettare il pareggio: chi non si accontenta gode di più. Le rimostranze di Empoli e Bologna, rivali dei ferraresi nella bagarre salvezza, restano comprensibili perché il caso di SPAL-Juve è stato di forma oltre che di sostanza. Ma nell’era dell’egocentrismo esasperato, ognuno fa con quello che ha e per ciò che gli serve. E si ricorda ciò che gli fa comodo. Un paio di settimane fa l’Empoli aveva battuto un Napoli rattrappito e svogliato, al 50% delle sue potenzialità. E paradossalmente proprio Mihajlovic aveva schierato molte riserve contro l’Atalanta per preservare i migliori in vista dell’impegno successivo contro il Chievo. Risultato: 4 gol subiti nei primi 15’, record della Serie A dagli anni ’30…

  2. In passato si vedevano partite così solo nelle ultime due-tre giornate. Oggi purtroppo accade già ad aprile, non solo in Italia. Il Barcellona, atteso dal Manchester United in Champions martedì, con 3 giovanissimi in campo ha pareggiato 0-0 contro l’Huesca ultimo in classifica. I meriti delle big, i limiti delle rivali e l’ipocrisia del financial fair play hanno dilatato la forbice tra le dominatrici dei singoli campionati e le loro inseguitrici. Quello che abbiamo visto nell’ultimo weekend è allarmante per il futuro: avanti così, con l’arrivo della Superlega, l’appeal dei campionati nazionali sparirà come quello di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”.

  3. Titolo degli ultimi mesi di lotta per l’Europa: il rumore tra i nemici. Nel brusio costante si rischia di confondere il reale dall’ipotetico. Così, situazioni discutibili come i presunti falli da rigore su Piatek in Samp-Milan e Milinkovic Savic in Milan-Lazio, vengono poste sullo stesso piano di altri errori ben più chiari (il mani di Alex Sandro in Juve-Milan). Al caos contribuisce la scarsa conoscenza del regolamento da parte di dirigenti, allenatori e giocatori. Qualche settimana fa Prandelli aveva invocato l’intervento del VAR per l’assegnazione di un calcio d’angolo (!) e ieri Pavoletti ha candidamente dichiarato di non sapere se il suo gol era regolare. Ignorando che il fuorigioco con la tecnologia attuale è valutato in modo scientifico e quindi indiscutibile. Rete bella e decisiva del centravanti che segna più di tutti di testa in Europa (9, davanti a colpitori top come Benzema e Mitrovic) e che vale la salvezza virtuale al Cagliari. Il sogno Champions del Torino viene invece ridimensionato e le lamentele verso Irrati paiono esagerate. E’ stata, come prevedibile, una partita difficilissima da arbitrare, chiusa con 9 ammonizioni e 3 espulsioni. L’unico errore reale – contatto Pellegrini-Izzo in area del Cagliari nel primo tempo - non giustifica l’ennesima sfuriata di Mazzarri, che per la quinta volta in questa stagione non è rimasto fino al 90’ in panchina. Il suo Toro lotta ferocemente ed è primo per duelli, falli commessi e subiti. Inevitabile che tanta aggressività generi situazioni al limite, difficili da valutare e non sempre risolvibili dal VAR. Meno calci e più calcio aiuterebbero lo spettacolo e la serenità di tutti.

  4. Milan-Lazio, la partita infinita. Iniziata la settimana scorsa con l’insta e risposta Acerbi-Bakayoko, è proseguita per tutto il weekend e finirà (forse) solo mercoledì 24 dopo la semifinale di ritorno di Coppa Italia. In verità sarebbe potuta/dovuta finire già al fischio conclusivo di Rocchi, se Bakayoko e Kessié non avessero alimentato il fuoco che Acerbi aveva invece cercato di spegnere con lo scambio di maglia. Esibirla sotto la curva come trofeo è stato un atto irrispettoso e grave. Per sua sfortuna, Francesco Acerbi ha vissuto momenti ben più drammatici, lottando per mesi contro un tumore. E alla fine di questa triste storia (cit.) ha avuto la capacità di relativizzarla, spegnerla e riportarla alle sue dimensioni.

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  1. In questa annata un po’ balorda abbiamo assistito a un crescendo (o calando?!) di gesti irrispettosi. Dal tollerabile orecchio spalancato da Mourinho a Torino si è arrivati a los huevos di Simeone e Ronaldo fino allo scalpo laziale sotto la curva rossonera. L’UEFA ha avuto la colpa di accettare i gesti grevi del Cholo e CR7, alzando la soglia della tolleranza. Addio fascia protetta, la Champions e la Serie A come i campi del CSI. Ma chi è pagato milioni non può comportarsi come chi gioca per diletto al sabato pomeriggio. Il peso delle responsabilità si sente nel portafogli ma non sempre si vede nella quotidianità. Come cantavano The Korgis e Cristiano in auto con la famiglia pochi giorni fa, “Everybody’s got to learn sometime”…