Il Rischiatutto di Preziosi, lo psicodramma di Fiorentina e Inter, il congedo di Allegri, il nome più logico per la sua successione, i premi della Lega Serie A e i dati che non bastano per spiegare il calcio. Buona lettura, in attesa della settimana della verità.

  1. 9 punti nelle ultime 13 partite, 4 in 9 dopo la vittoria sulla Juventus: il Genoa barcolla da tre mesi e rischia clamorosamente di crollare. Solo una vittoria a Firenze lo terrebbe al sicuro da ogni turbamento e gli farebbe superare le correnti gravitazionali (cit.). Un finale in linea con altri momenti drammatici della sua storia, conseguenza dell’ennesimo azzardo di Joker Preziosi. Ogni anno ha smontato e rimontato la squadra a gennaio, si è privato dei nomi migliori (Piatek l’ultimo) e ha rilanciato su altri a sorpresa: scommesse (Sanabria) o cavalli di ritorno (Borriello qualche stagione fa). Stavolta, comunque vada, ha rischiato troppo. La rottura definitiva con la parte più agguerrita della Nord ha alimentato la tensione e tolto energie…Preziose alla squadra e all’allenatore. Prandelli sembrava a suo agio in una piazza calorosa, che lui stava contribuendo a rendere più equilibrata con la sua saggezza. Dopo il tracollo con l’Italia ai Mondiali 2014, non lo si era più visto così sereno come nelle ore successive al 2-0 sulla Juve. Poi la situazione è deragliata inesorabilmente, fino ai 90’ di passione contro il Cagliari. Cui ne seguiranno altrettanti all’ultima giornata proprio a Firenze, la città che gli ha regalato le più grandi gioie da allenatore di club. Un punto basterà solo se l’Empoli perderà a Milano contro l’Inter (arrivo a pari punti, 2-1 e 3-1 per i rossoblu negli scontri diretti). Nel caso di un clamoroso successo dell’Empoli a San Siro, invece, i rossoblu dovranno vincere con due gol di scarto. Trascinando nel baratro la Fiorentina. Ah, le onde del destino…

  2. Anche l’Inter vivrà una settimana da psicodramma incombente. Rispetto allo scorso campionato, la rosa è stata migliorata con De Vrij, Nainggolan, Lautaro Martinez e Vrsalijko, presto ko per infortunio. Spalletti, che ho elogiato per la crescita di alcuni giocatori (Skriniar, Brozovic e in parte Vecino) si ritrova però in una condizione simile a quella di dodici mesi fa: allora perse alla penultima in casa dal Sassuolo e anche domenica dovrà vincere all’ultima per conquistare la Champions. Il salto di qualità è mancato quando sembrava compiuto, ovvero dopo il derby vinto tatticamente, emotivamente e tecnicamente. Un trionfo cui non ha fatto seguito la continuità che è sempre mancata a questa squadra. L’1-4 di Napoli è stato disarmante per l’atteggiamento passivo con cui l’Inter lo ha subìto. Aurelio De Laurentiis ha fatto bene a festeggiare nello spogliatoio a fine partita. Se il giudizio complessivo della stagione del Napoli è influenzato dalle delusioni nelle coppe, quello sul campionato è altamente positivo. +13 alla penultima sull’Inter e un vantaggio ancora maggiore su Roma e Milan non erano affatto scontati.

  3. Le separazioni indolori esistono solo nelle telenovelas sudamericane. C’è sempre chi decide per primo, c’è sempre chi vorrebbe provare a continuare “per l’ultima volta ancora”. C’è poco di consensuale, molto di formale ma pure di sentimentale nell’atto con cui la Juventus ha congedato Allegri. La conferenza stampa finale non ha risolto i dubbi sui motivi che realmente hanno determinato la separazione. Sei mesi dopo l’addio di Marotta senza spiegazioni ufficiali, accade lo stesso con l’allenatore dei cinque scudetti consecutivi. Merito dell’impeccabile e impermeabile sistema di comunicazione del club. In assenza di elementi fattuali (cit.) è doveroso andare oltre la dicotomia risultati-bel gioco su cui ha insistito ancora Allegri e chiedersi se questa rosa sia “difficilmente migliorabile” come ritiene il direttore dell’area tecnica Paratici.

  4. Allegri ha gestito e accettato cambiamenti di organico ogni estate. Ha saputo modellare il suo Cubo di Max con grande abilità, a volte impiegando più tempo: al secondo anno fu costretto all’epica rimonta con 15 vittorie consecutive, al terzo svoltò con il 4-2-3-1 all’inizio del girone di ritorno. Certamente ora serve un impulso di qualità a centrocampo: Ramsey, 28 anni e mezzo, è un acquisto tanto interessante quanto oneroso (oltre 7 milioni di euro netti di ingaggio) in rapporto alla sua (in)affidabilità fisica. Solo in due dei suoi otto anni e mezzo di Premier ha giocato più di 25 partite da titolare e non ha mai raggiunto quota 30. L’onda popolare e critica richiede una sterzata ulteriore, verso un calcio più collettivo/propositivo/offensivo. Insomma, la rosa è migliorabile sul piano del gioco più che degli uomini. Cristiano Ronaldo influenza la scelta del nuovo allenatore per due aspetti: tecnico, per quanto incide nello sviluppo della manovra, e della personalità che serve per fronteggiare la sua. Come ha saputo fare Allegri che, tutelato dalla società, non ha mai perso il controllo dello spogliatoio. E’ difficile pensare che il presidente Agnelli, Nedved e Fabio Paratici lo abbiano congedato senza avere in mano il nome del sostituto. Ritengo che la scelta più logica e ambiziosa sarebbe quella di investire su Mauricio Pochettino. Perché se l’allenatore conta e con il gioco valorizza i giocatori, la sua è la figura ideale. L’ex difensore di Espanyol e PSG ha sangue e determinazione argentini e coniuga il fùtbol palleggiato spagnolo con l’intensità british. Ha lavorato per anni al Tottenham con una rosa stabile, migliorata gradualmente con pochi giocatori. Propone con duttilità un calcio offensivo ma non disdegna soluzioni più classiche e semplici (la torre Llorente per l’assalto finale ad Amsterdam). E’ vero, portarlo via da Londra costa più di 30 milioni, ma se la rosa è appunto “difficilmente migliorabile” e il gioco invece sì, l’investimento principale sarebbe in panchina e non in campo. Pagando l’equivalente di una clausola, come già fatto per Higuain e Pjanic, per chiudere la trattativa.

  5. La Lega Calcio ha assegnato i premi della stagione ai migliori giocatori, suddivisi per ruolo e sulla base di una serie incrociata di dati statistici. Alcune valutazioni coincidono con il responso del campo: Cristiano Ronaldo, pur nella stagione finora peggiore dal 2009 per somma di gol e assist, è stato il miglior giocatore o comunque il più decisivo. Fabio Quagliarella il miglior attaccante (8 assist oltre a 26 gol, di cui 9 su rigore) e Kalidou Koulibaly il miglior difensore. Altri premi sono opinabili e confermano la difficoltà di analizzare il calcio come gli sport americani, basandosi solo sui dati. Handanovic è stato uno dei migliori portieri della stagione ma se il premio fosse stato assegnato a Sirigu, non ci sarebbero state obiezioni. Ce ne sono invece, eccome, per Milinkovic Savic miglior centrocampista: a una giornata dalla fine ha segnato 8 gol in meno rispetto allo scorso campionato e la sua folle espulsione contro il Chievo ha condizionato in maniera decisiva la rincorsa Champions della Lazio. Oltre i numeri, già molto positivi, altri centrocampisti hanno disputato un campionato migliore:

Callejon, 3 gol + 10 assist da posizione più arretrata rispetto al tridente di Sarri;

Fabiàn Ruiz, 5 + 3 e una crescita costante;

Zielinski, 6 + 2 in attesa di un rendimento ancora più continuo;

Krunic, 5 e 7 nell’Empoli in lotta per non retrocedere;

De Paul, 9 + 8 da posizione più avanzata ma con grande qualità e sorprendente intensità.