Spoiler: quella che segue, potrebbe essere una Top 5 definitiva di una stagione conclusa a metà. Anzi: due terzi, per la precisione. È un lavoro complicato, ma qualcuno deve pur farlo. Per dare i meriti a chi li ha ottenuti sul campo, anche se potrebbe non bastare per conquistare titoli. Prima di dedicarvi alla lettura, fermatevi qualche istante e pensateci: quali sono stati, nelle prime 26 giornate di Serie A, i 5 migliori giocatori per ruolo? Portiere, difensore, centrocampista, esterno/trequartista, attaccante. Meno facile di quello che sembra, eh? Ok, ora potete rilassarvi: me la prendo io la responsabilità di scegliere. Buona lettura.

  1. Portiere. 10 clean sheet in 24 presenze, nonostante una difesa piuttosto permeabile, che ha concesso 3 gol più del Parma e 8 più del Verona. Questi dati, su tutti, incoronano Gigio Donnarumma come miglior portiere del nostro campionato. Anche lui, certo, aveva contribuito al tracollo di Bergamo con un’uscita scriteriata fuori area nel finale. Da quel giorno, però, solo l’Inter, la sua kryptonite, lo ha abbattuto. Peraltro con meno responsabilità sui gol subiti rispetto all’anno scorso. Prima e dopo, molte parate decisive, alcune davvero spettacolari, come quella su Lasagna nella rimonta thrilling contro l’Udinese. Proprio il suo omologo bianconero, Juan Musso, si è confermato tra i migliori portieri del campionato. Già nella rosa dell’Argentina in Copa America, sta mostrando progressi costanti e completezza di repertorio: non a caso le big pensano a lui, sia come riserva di lusso che polizza sul futuro. Special mention per Marco Silvestri, a 29 anni alla prima stagione da titolare in Serie A. La grande stagione dell’Hellas passa anche dalle sue parate e dalle 9 partite senza gol concessi.
  1. Difensore. È senza dubbio il ruolo che ha mostrato meno eccellenze in questo campionato. Pochissimi terzini all’altezza dei grandi esempi del passato (Cafu, quanto ci manchi) e pochi centrali che reggerebbero anche solo parzialmente il confronto con i big del primo decennio del Duemila: Nesta, Cannavaro, Thuram, Maldini nella seconda parte della carriera. Il più bravo, per continuità e affidabilità, è stato Francesco Acerbi.
    Così bravo da scalare anche posizioni nelle gerarchie di Roberto Mancini, che lo ha preferito a Romagnoli in assenza di Chiellini. Genoa-Lazio è stata la prima partita che ha saltato in Serie A per infortunio dopo una serie di 205 gare, interrotta solo da una squalifica a gennaio 2019. Quando approdò al Milan, nella gestione Allegri, si sentì già arrivato e fu un errore fatale. Le sue vicende personali ne hanno accresciuto consapevolezza e personalità, fino a portarlo ai livelli attuali. È stato migliore di Skriniar e Koulibaly (i due più in calo rispetto al torneo precedente) ma anche del superpagato De Ligt, dell’alterno Bonucci e del mai davvero convincente Romagnoli.
  1. Centrocampista. Nel campionato che ha esaltato il calcio totalizzante dell’Atalanta, mancano espressioni di eccellenza anche in ruoli specifici come quello di regista puro, che sembrano appartenere al passato. Quante squadre ne hanno uno, non solo in Italia ma anche in Europa? È lontana l’epopea di Pirlo, ancor più quella di Redondo, Rijkaard e Guardiola. Qui, l’estate scorsa, avevamo puntato forte su Bennacer e Tonali, interpreti moderni del ruolo. Hanno viaggiato su ritmi opposti: in crescita, seppur a strappi, il milanista; in regressione il bresciano, dopo un grande inizio e in un contesto di squadra complicatissimo. Ha deluso Pjanic, mai sarriano fino in fondo, e con lui Rabiot e Ramsey (in ripresa). Ed è crollato il rating di Allan, alla peggiore stagione da quando è al Napoli. L’illuminante serata di Firenze, infine, era sembrata l’Epifania joyciana di Lorenzo Pellegrini ma con l’infortunio di Zaniolo sono aumentate le responsabilità ed è diminuito il rendimento. Ecco quindi che il miglior centrocampista, per continuità e qualità delle giocate, è stato Marcelo Brozovic: 3 gol, 5 assist, quasi 2 tiri a partita e più dell’89% di accuratezza nei passaggi. Numeri impressionanti, ancor più se in rapporto ai chilometri percorsi e a tutto il campo coperto. Con caratteristiche diverse, eccellente anche il campionato di Sergej Milinkovic Savic, tornato uno e trino, recuperatore e incursore, dopo la stagione scorsa da Dottor Milinkovic e Mister Savic. Il sogno scudetto della Lazio è sembrato così realizzabile anche grazie anche ai suoi gol (4), assist (4) e prestazioni.

  2. Trequartista/esterno offensivo. Qui finalmente abbonda la quantità di qualità. Il più bravo di tutti è stato Josip Ilicic, 15 reti e 5 passaggi vincenti ma soprattutto una costanza mai vista, nemmeno nella passata stagione. Che inizialmente era stata condizionata da problemi fisici ma poi era comunque proseguita a strappi, con le triplette a Chievo e Sassuolo seguite da periodi di astinenza realizzativa. Al momento della sospensione del campionato, lo sloveno ha già superato il bilancio definitivo del 2018/19 per gol (+3) ed è vicino al primato personale di assist (8, stabilito nel 2017/18). DI enorme spessore anche l’annata del Papu Gomez (6 gol e 10 assist con perle fantastiche come la rete al Milan), Luis Alberto (4+12) e Dejan Kulusevski, strepitoso almeno fino al mercato di gennaio. Il trasferimento, da giugno, alla Juventus lo aiuterà certamente a maturare in futuro ma ne ha rallentato l’impressionante progressione del presente.

  3. Attaccante. I numeri sono inappellabili: Ciro Immobile è stato il miglior centravanti del campionato. Ha segnato tantissimo (27 gol) e fatto segnare molto (7 assist). È a -2 dal record personale del 2017/18 e già a +3 sull’andatura di Higuain nel 2015/16, l’anno dello storico primato della Serie A. Impressionano, rispetto alla ridotta partecipazione alla manovra, i 21 gol di Cristiano Ronaldo, arricchiti da 7 rigori, 3 meno di Immobile.
    Special mention per la coppia che ha portato il popolo interista al Lu-La Park: Lukaku e Lautaro hanno segnato insieme 1 rete più del solo Immobile, mostrando però un’armonia incredibile dentro e fuori dal campo. Insieme o a turno hanno abbattuto Milan (all’andata) e Napoli ma non la Juve, che li ha disinnescati sia a San Siro che allo Stadium. Dal loro ulteriore salto di qualità e da quanto la squadra saprà accompagnarli, dipenderà la crescita definitiva dell’Inter.