“Decisi sin da subito che, per guadagnarmi la fiducia e la lealtà dei giocatori, dovevo prima offrire loro la mia: questo legame è la base su cui si fondano le grandi istituzioni”.

È il più grande allenatore britannico di tutti i tempi? Sì, lo è.

La sua incredibile storia comincia da Govan, quartiere dei cantieri navali di Glasgow, Scozia.

Nella terra delle cornamuse, Alexander Chapman Ferguson, per tutti Alex, cresce in una famiglia modesta, di origine operaia, e anche per questo, sin da giovanissimo, si attiva molto per  migliorare i sindacati dei lavoratori nel suo quartiere.

“Ricordo di aver ricevuto una lettera di un tizio che mi chiedeva se io fossi lo stesso ragazzo che nel 1960 girava nei pub di Govan a chiedere soldi per il sindacato… A distanza di tanti anni lo avevo quasi dimenticato. Non avevo ambizioni politiche, volevo semplicemente trovare un modo per garantirmi un futuro. In quei Pub ho fatto tante esperienze, i pub mi hanno insegnato molto sugli uomini, sui loro sogni, le loro frustrazioni, e questo ha contribuito alla mia comprensione del mondo del calcio, anche se all’epoca non potevo saperlo…” dirà nella sua autobiografia My life. Già, non poteva saperlo.

Non poteva sapere che nel mondo del calcio, in quasi quarant’anni da allenatore, avrebbe vinto tutto, stracciato ogni record, riscritto, ribaltato e stravolto la storia dell’Aberdeen e soprattutto del Manchester United.

Ha interrotto in Scozia l'egemonia perpetua dell'Old Firm Celtic e Rangers, vincendo tre campionati (di cui due consecutivi, unica squadra a farlo oltre alle due regine di Glasgow in 123 campionati) e quattro Coppe nazionali, portando addirittura il piccolo club a vincere la Coppa delle Coppe (battendo in finale il Real Madrid) e la Supercoppa europea (unica squadra scozzese a riuscirci) contro l'Amburgo.

Un qualcosa di pazzesco, di leggendario da quelle parti.

Già così, in Scozia, sarebbe una divinità.

Ma egli aveva un piano ben più ambizioso: quello di conquistare tutti, quello di fare la storia e conquistare il mondo intero.

Nel 1986, grazie ad un’intuizione dell’allora presidente Martin Edwards, dopo otto stagioni e mezzo sulla panchina dell’Aberdeen (e ancor prima tre su quella del St. Mirren) passa al Manchester United, club che non se la passava bene ormai dai tempi di George Best.

Lì finirà di scrivere la sua storia, una delle più belle nella storia del calcio.

Rimarrà per quasi tre decadi sulla panchina dei Red Devils, cambierà il modo di fare calcio, lancerà decine e decine di giovani campioni… Vincerà tutto.

Dai campionati (13) alle Champions League (2), dalle coppe intercontinentali (2) alla Coppa delle coppe, sommate a un’infinità di Coppe nazionali. Saranno 38 in totale i trofei in ventisette lunghi anni di onorato servizio nello United.

E in questi ventisette lunghi anni, oltre ad aver lanciato i Paul Scholes, i David Beckham, i Ryan Giggs, creduto in Roy Keane e Eric Cantona (per molti ingestibili, non per lui), è diventato l’allenatore più vincente della storia del calcio mondiale (49 i titoli vinti in carriera tra Scozia e Inghilterra).

È diventato "the Boss", temuto e rispettato da tutti.

È diventato, per alcuni anni, il tecnico più ricco del pianeta e ha contribuito a far diventare il suo United una delle squadra più ricche e vincenti del mondo.

È diventato l’allenatore del XXI secolo per l’IFFHS.

È diventato nobile, fregiato del titolo di Sir.

È diventato persino una "tribuna", quella dell’Old Trafford, che porta il suo nome.

È stato negli anni un uomo chiacchierato, discusso, tormentato. Fenomenale ma scontroso, vincente ma che non sapeva perdere.

Di personalità dominanti, influenti, vincenti come la sua forse se ne sono viste e se ne vedranno poche nella lunga e infinita storia del Football. 

Questa è la storia di un umile ragazzo di 

Govan diventato leggenda: Sir Alex Ferguson.

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