Fa parte del destino, di un disegno dal quale è impossibile fuggire, di un percorso già segnato... Di un predestinato.

Sì, perché Pedro González López, noto al mondo come Pedri, è un predestinato.

Nemmeno maggiorenne si è preso la ribalta come solo in pochi sanno fare, ha bruciato le tappe, ha accumulato presenze su presenze, ha conquistato persino il posto da titolare nella nazionale spagnola. Alla sua prima stagione al Barcellona ha messo in mostra tutte le sue abilità prima nella grande vetrina della Liga, poi, con la maglia della nazionale a Europei e Olimpiadi.

In un fantastico sogno che si avvera, in un’ascesa che ha dell’incredibile.  

“Quando ero bambino ero tifoso del Barcellona e sognavo di fare quello che sto facendo adesso. Oggi provo infatti quasi a dimenticare il fatto che stia giocando a fianco di questi incredibili campioni. Immagino di giocare nel campetto dietro casa, mi aiuta a non pensarci e a divertirmi di più“.

Pedri ai canali de LaLiga

 

Gli inizi

Dopo una parentesi nello Juventud Laguna (piccola squadra nelle Isole Canarie), il centrocampista classe 2002 calamita le attenzioni di diverse società più importanti. Numerosi sono i dirigenti e gli osservatori con il suo nome sul taccuino, ad accaparrarselo però sono quelli del Las Palmas, club della più grande città delle Isole Canarie. Pedri entra quindi nelle giovanili dei Los Canariones a 15 anni e, di lì a breve, arriverà persino la convocazione in prima squadra.

A credere in lui è infatti José Mel Pérez (allenatore del Las Palmas dal 2019) che insiste per aggregarlo ai grandi e, allo stadio de Gran Canaria, il 18 agosto 2019 lo schiera a sorpresa tra i titolari per la sfida contro l’Huesca: ha solamente sedici anni e nove mesi, ma in campo sembra già un veterano. 

“Osservate con attenzione questo ragazzo, perché è milionario e ancora non lo sa”

José Mel Pérez su Pedri in conferenza stampa

È l’esordio nel calcio professionistico, è il primo passo verso una scalata che in un anno l’avrebbe condotto dalla serie cadetta a vestire ripetutamente la maglia del glorioso Barcellona da titolare al fianco di Messi e Griezmann: se qualcuno lo avesse raccontato, probabilmente sarebbe stato preso per pazzo.

 

L’ascesa

Giocare al Camp Nou non è mai semplice, soprattutto per un ragazzo di diciassette anni proveniente dalla Segunda Division. Pedri lo sa bene, ma in campo mostra tutto tranne che insicurezza.

Bastano pochi mesi infatti per conquistare una maglia da titolare nel Barcellona di Ronald Koeman: con personalità e talento entra subito nel centrocampo titolare catalano. Agisce sia da esterno d’attacco che da mezz’ala, sfornando prestazioni di altissimo livello, e trovando anche il gol all’esordio in Champions League (accompagnato da un meraviglioso assist di tacco) contro gli ungheresi del Ferencváros.

Nei mesi la situazione non cambia, Pedri diventa un titolare inamovibile, tanto da guadagnarsi la convocazione nella Spagna: a Luis Enrique basta poco per innamorarsene follemente.

 

Nazionale

La prima convocazione con la maglia della Nazionale maggiore avviene a marzo 2021, da lì, Luis Enrique non avrebbe potuto più fare a meno di lui. La classe del ragazzo di Tegueste convince infatti a pieno anche il tecnico della Roja, costringendolo, si fa per dire, a schierarlo sempre dal primo minuto nelle partite che contano, Euro 2020 compreso. Sì, perché nella competizione più attesa da tutti i Paesi d’Europa, il ct della Spagna è sicuro: Pedri deve giocare. Sempre.

Facendo sedere in panchina centrocampisti del calibro di Thiago Alcantara e Rodri, il numero 26 spagnolo ad Euro 2020 mostra a tutti le sue potenzialità, convincendo con prestazioni e giocate da campione. A confermarlo è il premio guadagnatosi come miglior giovane della competizione, a dirlo sono i 76.6 km percorsi durante l’intero torneo (il terzo in questa speciale classifica basata sulla distanza percorsa), e la sua presenza all’interno della Top XI di Euro 2020.  Insomma, eliminazione a parte in semifinale con l’Italia, un Europeo sicuramente da ricordare e incorniciare per il giovane isolano.

Stesso discorso per le Olimpiadi di Tokyo, che l’hanno visto ancora una volta protagonista raggiungendo con la propria nazionale la finale poi persa con il Brasile. Stesse giocate, stessa personalità, stessa qualità, nonostante la grande mole di partite disputate durante l’anno (73 totali tra club e varie nazionali).

Barcellona e Spagna si coccolano il loro gioiello, il calcio ammira in silenzio. È nata una stella: la folgorante stella di Pedri il predestinato.

 

 

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