Le bombe di mercato animano e sconvolgono da sempre l’estate che anticipa ogni, nuova, stagione di calcio. Tante voci che si susseguono nel quotidiano alimentando le speranze dei tifosi e perché no anche di chi gioca con le scommesse calcio* per indovinare dove finirà il proprio idolo. C’è chi però del calciomercato non ne fa un gioco per niente; anzi è diventato motore ed ingranaggio funzionale di un sistema che al di là dell’aspetto economico, regola ed influenza in maniera decisiva il percorso delle squadre nell’arco del campionato.

Parliamo dei procuratori sportivi e, a L’Insider, è arrivato dritto dritto uno che di questa roba se ne intende da un po’. Andrea D’Amico, 55 anni, più della metà trascorsi a gestire, prima in solitario poi con il suo gruppo “Pasqualin D’Amico Partners”, i migliori calciatori del panorama sportivo, uno su tutti Sebastian Giovinco, e poi la chicca Fabio Cannavaro, senza considerare i rinnovi di Alessandro Del Piero, Gattuso che ricorda “tra le trattative più difficili in 30 anni di carriera”. Stavolta però non è degli anni che si è parlato bensì di settimane o meglio, della settimana tipo di un procuratore sportivo.

C’è una sorta di routine quotidiana com’è scontato che sia in questi casi, nel caso di D’Amico la giornata “inizia con la lettura dei giornali, oggi divenuti online. Dopodiché cominciano le prime telefonate ai ds o ai giornalisti, o addirittura ai giocatori, a seconda del periodo, magari per andarli a vedere sul campo. Poi si va a pranzo, tra calciatori e procuratori. Pomeriggio e sera via ancora di telefonate tra sponsor e tutti gli interlocutori del settore”. Ovvio il discorso cambia quando si entra nella settimana, o meglio, le settimane più calde del mercato che per lui sono quelle che “anticipano la chiusura del bilancio delle società del 30 giugno perché si possono fare scambi e portare utili nelle casse delle società”, poi “quella prima dei ritiri delle squadre di calcio” ed infine, inevitabilmente “la settimana di chiusura del calciomercato”.

Ciò che resta SEMPRE bollente è invece il cellulare; ci scherza su ironicamente il nostro procuratore sportivo addirittura affermando che “da quando c’è la PACS, le unioni civili, sto iniziando a considerarlo come un compagno di vita vero e proprio”. Il tutto alla continua ricerca di un accordo tra le parti che lo porta vivere “più fuori casa che dentro, nonostante le tecnologie odierne abbiamo agevolati i contatti”. Quel fuori per lui non ha un luogo fisico preciso, anche perché come ci spiega “non esiste un luogo predefinito per condurre una trattativa ma si agisce a seconda della privacy e delle esigenze del cliente”.

Ad ogni modo, si sa che la vita di un procuratore sportivo è fatta di viaggi itineranti. Viaggi che l’hanno condotto in giro per il mondo in occasione soprattutto dell’ultima trattativa che ha portato Giovinco al Al-Hilal. In quell’occasione viaggi continui “tra la California, dove sono rimasto per un mese, e Riad” che non hanno scombussolato il suo sonno, in quanto “il fuso orario ormai ho imparato a gestirlo, ad esempio in America cerco gli aerei che arrivino alle 18 locali cosi da dormire in viaggio, e poi reggere fino a mezzanotte”.

Settimana che sembra durare un anno, anche solo a raccontarla; un ritmo sfrenato che coinvolge anche l’aspetto familiare che per forza di cose “deve adeguarsi ai tempi, soprattutto quelli del calciomercato in cui si condensa un’intera stagione sportiva”. Unico giorno libero, e neanche troppo, è il lunedì che come ci spiega Andrea D’Amico “arriva dopo le trasferte dei weekend quindi consente di viversela in modo relativamente più tranquillo”.

Insomma parafrasando un vecchio proverbio un dato è chiaro: “meglio una vita da calciatore, che una settimana da procuratore sportivo!”.

 

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