“Gli anni d’oro del grande Real…” cantavano gli 883 ormai tanto tempo fa e per l’epoca cui faceva riferimento Max Pezzali c’era un altro trend che impazzava tra i giovani: la mania per i videogiochi. Gli anni Ottanta hanno segnato la transizione verso il boom socioculturale che si è registrato nei decenni successivi, un periodo in cui musica, moda e videogames convivevano in un mix da sballo per gli adolescenti di quel tempo. Per l’industria videoludica, e successivamente anche quella dei casinò online*, gli anni Ottanta hanno segnato il sentiero, tracciato il solco poi seguito da titoli che hanno fatto e fanno ancora la storia del settore.

A fronte dei primi grandi successi, tuttavia, gli appassionati e i nostalgici ricordano soprattutto il buio vissuto tra il 1983 e il 1985 a seguito di un crac del mercato causato dalla Atari (su cui aleggia la leggenda delle cartucce smaltite illegalmente) e dalla contemporanea introduzione dei primi Personal Computer. Diamo ora spazio ai 10 migliori videogiochi degli anni 80, elencati in maniera casuale e senza pretese di stilare una classifica.

Migliori videogiochi degli anni '80: ecco la top 10

Posto  Videogioco
1  Pac-Man
2  Donkey Kong
3  Tetris
4  Bubble Bobble
5  Dragon's Liar
6  Frogger
7  Arkanoid
8  Q*Bert
9  Defender
10  Out Run

1) PAC-MAN (1980)

Abbiamo appena sostenuto la nostra non-intenzionalità a procedere con una graduatoria, tuttavia è innegabile che Pac-Man debba avere un posto sul podio virtuale di sempre. Nato come titolo arcade da sala-giochi, si è rapidamente diffuso su altre piattaforme andando anche a costituire quasi un brand a sé stante. Con la crescente popolarità, e una volta acquisita definitivamente, sono uscite fuori alcune curiosità davvero interessanti e inattese che hanno contribuito a scolpire Pac-Man nell’immaginario collettivo di tutti. Semplice, divertente e infinito: tre ingredienti che difficilmente possono annoiare un videogiocatore.

2) DONKEY KONG (1981)

C’è chi lo scimmione lo ha scoperto in un secondo momento su Mario Kart (dove non è certamente tra i più amati), ma la storia di Donkey Kong affonda le radici ben più in là nel tempo. Sviluppato dalla Nintendo e riadattato successivamente per le console in uscita, il gioco è sostanzialmente un’anticipazione della saga di Mario Bros, che qui compare per la prima volta, oltre a un omaggio nella sinossi del gioco all’epilogo di King Kong. La sua leggenda più grande? La traduzione del nome “Donkey”, che molti fanno associare a un errore di spelling rispetto all’inglese “monkey”: versione più volte smentita dal suo creatore, il leggendario Shigeru Miyamoto

3) TETRIS (1984)

Giusto per non perdere molta competitività parliamo di Tetris, nato in Russia in piena crisi videoludica e al contempo uno dei giochi più “open source” nella storia. Anche qui troviamo gli stessi ingredienti della ricetta vincente di Pac-Man, con la componente logica che ha segnato l’avvio di un nuovo filone, ossia quello dei rompicapo. Immortale e intramontabile, un evergreen che non stanca e non stancherà mai di farci compagnia.

4) BUBBLE BOBBLE (1986)

Altro grande successo fu Bubble Bobble, sviluppato dalla Taito e con protagonisti i simpatici draghetti blu e verdi. Il titolo venne immediatamente convertito per le principali console e venne incensato per la completezza di funzioni (tra armi e nemici) e per la colonna sonora particolarmente coinvolgente.

5) DRAGON'S LIAR (1983)

Più che per la storia Dragon’s Lair è salito agli onori delle cronache per essere stato il capostipite dei giochi laserdisc, contrassegnati da una grafica animata (da cui poi è stato ricavata anche la serie televisiva). A dimostrazione di quanto esso sia stato d’esempio e cruciale per il genere videoludico, il nome Dragon’s Lair identifica oggi la più grande community italiana sui giochi di ruolo.

6) FROGGER (1981)

Partorito dalla collaborazione tra KONAMI e SEGA, Frogger è stato un titolo di successo forse non apprezzato fino in fondo. Alquanto particolare la scelta dei nemici, rappresentati dall’autostrada (e relative auto) e dal fiume, una formula diversa rispetto alle abitudini che vedevano negli animali l’antagonista verso la vittoria. Innumerevoli le conversioni così come le imitazioni, ma lui resterà sempre unico e inimitabile.

7) ARKANOID (1986)

Arkanoid è a tutti gli effetti una sorta di secondogenito migliorato di Breakout, datato 1976. Molti lo hanno poi scoperto attraverso i tantissimi cloni che sono arrivati fino ai giorni nostri e anch’esso fa parte di quella categoria di arcade letteralmente instancabili. Uno dei giochi più allenanti sotto il profilo mentale, con tante personalizzazioni e chicche che lo hanno reso davvero celebre nel corso dei decenni.

8) Q*BERT (1982)

Dall’esperienza maturata con i mitici flipper l’americana Gottlieb partorì questo gioiello chiamato Q*bert, ossia il regno dei cubi isometrici. A contrastare l’obiettivo intervengono i soliti elementi di disturbo quali i serpenti e non mancano pulsanti speciali per animare il gameplay. Ineccepibile la colonna sonora, soprattutto nel riprodurre il rumore metallico quando una faccia dei cubi viene schiacciata. Ancora oggi la struttura tipica compare come motivo in diverse installazioni fotografiche e architettoniche.

9) DEFENDER (1981)

Dopo una scofanata di titoli arcade spazio a uno sparatutto in prima persona. Il suo più grande pregio fu lo scorrimento orizzontale, in un’epoca dove la schermata fissa era praticamente come il prezzemolo. La sua presentazione da parte della Williams Electronics fu un mezzo fiasco, poiché i designer si dimenticarono di inserire la “attractive mode”, e quando ci riuscirono il gioco crashò definitivamente.

10) OUT RUN (1986)

Chiudiamo la rassegna con un arcade dedicato al mondo degli sport e in particolare a quello delle corse automobilistiche. Out Run tracciò la via poi seguita da altri titoli e dalle sue successive edizioni, facendo dei cabinati un complemento imprescindibile delle sale-giochi. Oltre alla cura grafica e sonora, e all’immancabile Ferrari rossa, l’ambientazione tipicamente tropicale ed esotica lo resero un videogioco differente dalla piega poi intrapresa in un secondo momento.

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