Le carte da gioco italiane consistono normalmente di mazzi da 40 carte di 4 diversi semi, ma c'è una grande varietà stilistica nel disegno delle carte, dipendente soprattutto dall'area geografica - ma comuni nei casinò online*. In alcune regioni sono diffuse le carte a semi italiani o spagnoli, con i semi di bastoni (a volte chiamati anche mazze), coppe, denari (detti anche ori) e spade e con le figure fante (o donna), cavallo e re; in altre sono diffuse carte illustrate con i semi francesi, cuori, quadri, fiori e picche, con le figure fante, donna e re. Di ogni seme troviamo i numeri 2, 3, 4, 5, 6, 7, più l'asso e le figure. 

Tipi di carte da gioco: da quelle napoletane alle più diffuse nel Mezzogiorno (e in Italia)

Se colpisce la varietà di carte da gioco esistenti al mondo, lascia a bocca aperta sapere che nella sola Italia esistono ben 17 varianti regionali attualmente in uso. All’interno di questi, poi, si può fare un’ulteriore categorizzazione: alcuni usano, infatti, semi italiani o spagnoli, altri quelli francesi o tedeschi. Le uniche cose condivise da quasi tutte le tipologie italiche sono l’assenza dei jolly e il numero di carte che compongono il mazzo: 40. Fanno eccezione a questa seconda regola le carte Bresciane, che ne hanno 52 nonostante utilizzino semi italiani e non transalpini. Se si entra poi nel dettaglio, non si può non partire dalle più utilizzate in assoluto: le carte napoletane. Mazzo composto da 40 carte, 10 per seme (bastoni, coppe, denari e spade), che utilizza la tipica simbologia spagnoleggiante. Tra i giochi più gettonati con le carte napoletane ci sono il Sette e Mezzo e la Briscola. 

La struttura di questo mazzo di carte e di quello siciliano risale al XVI secolo, come dimostrano le acconciature e i baffi delle figure di entrambi i mazzi. Il mascherone grottesco centrale del tre di bastoni è detto Gatto Mammone per via dei suoi prominenti baffi che ricordano le vibrisse dei gatti. Spiccano anche il cinque di spade con scene di semina, i denari rappresentati in forma di stelle, l'asso dello stesso seme rappresentato come un'aquila a due teste e il cavallo di spade, che rappresenta un personaggio simile a un moro col turbante in testa e la scimitarra in mano. Il re di denari è talvolta detto matta in quanto in alcuni giochi, come ad esempio il sette e mezzo, può assumere qualsiasi valore gli si voglia dare. Il mazzo da 40 carte è a figure intere e misura 50×83 mm. 

Le carte piacentine, l’altro mazzo diffuso in stile spagnolo

Le carte piacentine sono carte in stile spagnolo. Il mazzo contiene 40 carte ed ha figure a due teste. Fino agli anni cinquanta le figure erano intere. Create nella città di Piacenza, importato probabilmente sotto l'occupazione francese. I soldati francesi, infatti, usavano mazzi spagnoli per giocare ad Aluette. Questo mazzo è diffuso nelle province dell'Emilia occidentale e centrale, nella Lombardia meridionale, Toscana appenninica (Garfagnana), nelle Marche, in Umbria e nel Lazio; in queste ultime tre regioni arrivarono nel XIX secolo, quando i territori dello Stato Pontificio confinavano con i ducati emiliani. Il mazzo piacentino trova molti punti di contatto con un mazzo spagnolo, disegnato da Phelippe Ayet nel 1575 circa e ritrovato nella Torre de los Lujanes a Madrid durante la demolizione. Tutte le figure sono in piedi, al contrario dei mazzi del nord Italia dove solitamente i re sono assisi su un trono. L'asso di denari rappresenta un'enorme aquila coronata col bollo d'imposta sulla pancia, ed è detto localmente la Polla, la Pita o il Pitocco, mentre il cinque di spade ha la particolare caratteristica del motivo vegetale che contraddistingue anche il mazzo romagnolo.

Molte delle pose delle figure sono analoghe. Anche l'impostazione generale delle carte numerali è molto simile. Non faceva eccezione il quattro di bastoni, nella versione spagnola sorretto dalle mani e dai piedi di un putto (in alcuni mazzi è una scimmia). I primi disegni delle piacentine infatti avevano i gambi dei bastoni tutti verso il basso, mentre sugli esemplari più moderni sono verso il centro. Inoltre, nei primi mazzi, appariva lo stemma di Piacenza sul quattro di denari. Gli esempi più eleganti e dettagliati di questo stile furono disegnati per la fabbrica milanese di Ferdinando Gumppemberg (si trova variato anche in Guppemberg o Gumppenberg) nei primi dell'Ottocento. Un disegno abbastanza diffuso, invece, è quello eseguito dall'incisore Lattanzio Lamperti e commercializzato tra il 1840 ed il 1850, ad una testa, oggi riprodotto da Modiano (da non confondere con il mazzo piacentino di Modiano, che, dal 1950, si trova a due teste). Misurano 50 × 94 mm.

Gli altri tipi di carte da gioco: da quelle a 52 alle varianti “non spagnole"

Fare l’elenco di tutte le varianti con le loro particolarità sarebbe lungo, oltre che complicato. Ne siano da esempio le carte toscane - a seme francese, a figura intera con mazzo da 40 carte e che vengono utilizzate in tutta la Toscana tranne nelle zone appenniniche come ad esempio la Garfagnana (le fiorentine solo a Firenze e dintorni). Si differenziano tra loro per il formato: le toscane misurano 58×88 mm mentre le fiorentine, che sono le carte da gioco più grandi d'Italia, misurano 67×101 mm. In passato le toscane presentavano figure con atteggiamenti diversi e solo nei primi del Novecento sono state uniformate alle fiorentine. Fante e re vengono chiamati anche rispettivamente gobbo e regio e i quadri sono più comunemente chiamati mattoni o denari. Inizialmente, il mazzo era costituito da 52 carte in quanto c'erano anche le carte numerali 8, 9 e 10.

Esistono anche versioni a 52 carte, specie per quel che riguarda la variante genovese, che possono essere usate, ad esempio, per giochi come il Baccarat. Totalmente italiane, invece, risultano le carte bergamasche, quelle bolognesi, le bresciane, le trentine, le trevigiane e le triestine. I semi di queste carte si differenziano da quelli spagnoli per la forma in cui vengono rappresentati, molto più arzigogolata e fastosa: basti pensare alle spade, che assomigliano a scimitarre lunghe e curve. Un solo mazzo, infine, usa i semi tedeschi: le salisburghesi. Queste sono tipiche della zona dell’Alto Adige e possono avere un mazzo da 36 carte se stampate al di là delle Alpi, 40 se prodotte nel versante italiano. Tra le varietà che non sono più in uso sono da segnalare le romane, le udinesi e le baresi.

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