E’ il minuto 91 di PAOK Salonicco – Levadiakos, il sole ha già abbandonato del tutto lo stadio che prende il nome dal quartiere di Toumba. Siamo sul 5-0, e i riflettori sono già accesi, presto saranno sopraffatti da una infinità di fuochi d’artificio. Si alza il tabellone del cambio: fuori Pelkas, dentro Vieirinha. Cresciuto nel Porto, il giocatore lusitano arrivò in Macedonia (che per i greci è la vera e unica Macedonia) quasi dieci anni fa: pareva un prestito destinato a chiudersi in fretta per tornare al calcio che conta. Invece fu l’inizio di un amore vero.

Vierinha settimana scorsa si è frantumato il legamento, ma non ha voluto operarsi subito. Attendeva da quasi dieci anni questo momento, il momento in cui il PAOK tornava a diventare campione di Grecia, dopo 34 anni. Lui, venuto dall’altra parte d’Europa ha subito compreso cosa vuol dire questo club, ha conosciuto la sua storia, e l’ha amata, ricambiata con la fascia di capitano che Pelkas gli ha arrotolato al braccio, prima che il ginocchio claudicante di Vierinha si trascinasse fino a metacampo per sentire il triplice fischio dell’arbitro.

Non poteva mancare, e in qualche modo ha fatto scendere una lacrima in più a tutti i tifosi bianconeri, che in quel cambio al 91’ rivivono la loro paradigmatica lotta, contro Atene, contro i poteri forti. Una lotta, e stavolta è arrivata la vittoria.

Finalmente.

Il PAOK di Salonicco è campione di Grecia. L’ultimo titolo dei bianconeri datava 1985. I luminosi e rumorosi festeggiamenti hanno fatto già il giro del mondo, inondando tg sportivi e social network in ogni angolo del mondo.

Il lavoro del tecnico del PAOK, Razvan Lucescu, figlio del grande Mircea, una vita a insegnare calcio, anche in Italia, è stato straordinario. Dalla costruzione della squadra alla fisionomia di gioco, che ha prodotto il terzo titolo della storia del club della città contraltare della capitale Atene.

Il PAOK ha una storia unica, tragica e profonda.

Ripercorriamola qui su Locos por el Futbol.

La prima guerra mondiale spazza via anche l'impero ottomano, un affascinante e incredibile coacervo di razze e culture. In Asia Minore c'è da ridefinire mappe e confini. E per questo, oltre a trattative politiche e conferenze, sono state necessarie anche sanguinose guerre. La Turchia è ora retta da Mustafa Kemal “Ataturk”, che è nato proprio a Salonicco, ma è diventato il nemico per eccellenza dei greci, soprattutto di quei greci che vivono nell'area anatolica, quella contesa dai due stati. Secondo diverse fonti storiche, i greci del Ponto hanno subito un genocidio da parte dei turchi, apparentabile a quello vissuto dagli armeni. Ma al di là della qualifica e delle ricostruzioni, sempre scivolose e pieni di giuste contraddizioni, è un fatto che circa un milione e mezzo di greci che vivevano da tempo immemore in Anatolia, sono rientrati a partire dal 1922, nei confini della madrepatria. Non è stato facile per queste famiglie: quelle complicazioni, vissute fianco a fianco, hanno creati vincoli indissolubili tra quei rifugiati, non sempre graditissimi dagli altri greci.

Molti si sono uniti in nome dello sport. Un gruppo di ragazzi, cresciuti insieme nell' Hermes Sports Club squadra del quartiere Pera, nella vecchia Costantinopoli ottomana, ha fondato nel 1926 il PAOK, il Club Atletico Pan-tessalonicese dei Costantinopolitani, e gli ha dato un simbolo inequivocabile: l'aquila bicefala, che richiama l'antica Bisanzio e la chiesa ortodossa, che, retaggio dell'impero bizantino, ancora mantiene una sede nella capitale turca, che nel frattempo ha mutato nome.

Il PAOK ha conquistato con difficoltà una piazza dove regnavano l'Aris, soprattutto, e l'Iraklis. Il derby con i giallo-neri è uno dei più sentiti d'Europa e non vive solo di football: incendiario è anche l'incrocio nel basket ( in bianconero si è formato il grande Peja Stojakovic). Gli esuli greci rientrati dalla Turchia, e stabilitisi ad Atene hanno creato l'AEK, un acronimo che significa Unione Atletica di Costantinopoli. Un altro club greco, il Panionios, è stato fondato a Smirne, in Turchia: rientrati in patria le persone attorno alla squadra, hanno creato, insieme ad altri esuli, la città di Nea Smirni, Nuova Smirne, oggi inglobata nella prefettura di Atene.

Il PAOK è il simbolo di quella gente, e la tifoseria, che si divide sulle simpatie politiche, si riunisce attorno a quell'aquila bicefala. Dopo anni di crisi finanziarie, proprio un esule greco del Ponto ha rilevato la società. Ivan Ignatyevich Savvidis, divenuto miliardario col tabacco, è un figlio della diaspora. Nato in Georgia, ha studiato economia dopo essere stato nell'Armata Rossa, ed è oggi, se diamo retta a Forbes, una delle trenta persone più influenti della Russia. Dopo aver brillato negli affari, ha scelto di accompagnare la scalata di Vladimir Putin. Nel 2012 ha rilevato il club di Salonicco, finalmente riempite le perennemente vuote casse societarie, riordinata l'organigramma, oggi il PAOK è tornato competitivo ed è diventata l'unica alternativa credibile all'Olympiacos, riaccendendo la rivalità tra la capitale e la parte nord dello stato, Atene versus Salonicco, il Pireo contro la Macedonia. Personaggio controverso, un anno fa, furioso per la direzione arbitrale di un PAOK-AEK, scordò di lasciare la pistola con cui si accompagna spesso in mano a qualche collaboratore così che una telecamera immortalò una immagine che fece il giro del mondo: Savvidis sotto la giacca aveva la pistola in una fondina mentre si avvicinava minaccioso verso il direttore di gara. La squalifica fu immediata, così come la condanna di tutto il Paese: non poté più entrare in uno stadio ma in questi giorni attorno alla “Beyaz-Kule”, la Torre Bianca, uno dei simboli della città di Salonicco, tutti i tifosi bianconeri del PAOK fanno risuonare il suo nome, divenuto sinonimo di riscatto.

In questa stagione il PAOK è tornato a comandare la classifica della lega greca, e finalmente è riuscire a sottrarre lo scudetto agli ingordi ateniesi che tra città e porto, lo vincono ininterrottamente dal 1985, anno, appunto, dell'ultimo alloro dei macedoni in bianco-nero. Che però, qualche soddisfazione, l'hanno vissuta. Una, indimenticabile, risale a alcuni anni fa, nel 2010, quando incrociarono, in Europa League, il Fenerbahçe. Per la maggioranza dei più di settemila tifosi che avevano affrontato la trasferta, significava tornare nella terra dei loro avi. Non una partita normale.

Un gol nel supplementare, ha addolcito maggiormente quel viaggio: valeva l'eliminazione del club identificato spesso con lo stato turco, quello per cui, si dice, simpatizzava Kemal Ataturk e i tanti militari che decretarono le espulsioni negli Anni Venti. Momenti che nessuno ha dimenticato.

I fuochi d’artificio che hanno illuminato a giorno la città di Salonicco salutavano il PAOK campione, celebravano un senso di comunità, la vittoria di un popolo, la vittoria di tutti.

Finalmente campione, finalmente sopra Atene.

Nell’antica Tessalonica si è tornati a fare la Storia.

 

TRE COSE.

Il Calciatore:
GIORGOS KOUDAS

Uno dei più grandi calciatori della storia della Grecia, Koudas, figlio di una famiglia poverissima di Salonicco, esordisce in prima squadra, il PAOK sarà il club della sua vita, l’unico. Un suo accordo con l’Olympiacos, nel 1966, scuote tutta la città che si oppone al trasferimento dagli odiati ateniesi: il PAOK fa dietrofront, il governo, viste le notevoli proteste, interviene addirittura mettendo un veto sul trasferimento dei calciatori della prima divisione. Un caso nazionale, chiusosi con la permanenza di Koudas al PAOK: lì vincerà il primo titolo, che sarà anche il primo titolo del club: la coppa di Grecia del 1972, vinta in finale contro il Panathinaikos: decide una doppietta di Koudas. Sempre con lui in campo, arriva anche il primo scudetto, datato 1976: Giorgos è capitano. Più di 600 partite, idolo eterno dei tifosi del PAOK, c’era anche lui, nel week end a festeggiare il ritorno alla vittoria della sua squadra.

Lo Stadio:
TOUMBA

Uno degli stadi più celebri del Paese, e uno dei più temuti, per il tifo sempre bollente. Edificato a fine anni Cinquanta, rimesso a nuovo per le Olimpiadi del 2004, dove si sono giocate alcune gare dei Giochi: non senza polemiche. La grande rivalità con la capitale è sempre all’ordine del giorno: nel dicembre passato ci fu un forte comunicato della tifoseria organizzata del PAOK che si opponeva alla decisione di far giocare, nell’impianto, la nazionale greca, vista come il simbolo del potere calcistico (e politico) di Atene. 

Il Personaggio:
ALESSANDRO MAGNO

Sul lungomare della città di Salonicco trovate la statua equestre del grande condottiero, la più imponente tra quelle su suolo greco. Re di Macedonia, mito senza tempo, è il grande orgoglio di questa zona della Grecia.