Non fosse per il rapporto burrascoso tra Sarri e i tifosi del Chelsea, la stagione dei Blues sarebbe quantomeno da incorniciare. Finora il club ha giocato due finali nazionali (Community Shield e Coppa di Lega), è arrivato 3° in campionato dopo aver inseguito il quarto posto per quasi tutto l’anno e si appresta a giocare la finale di Europa League nel derby tutto londinese contro l’Arsenal. Ebbene, alzi la mano chi a inizio stagione avrebbe pronosticato così tanti traguardi raggiunti, visti e considerati i pochi investimenti e quel feeling mai realmente decollato tra il manager italiano ex Napoli e il board societario.

L’arrivo di Jorginho sembrava essere un semplice regalo di benvenuto del club al proprio allenatore, visto che i Blues, tra i tanti giocatori di cui avevano bisogno, quello del regista difensivo sembrava essere quello meno funzionale. Dopo Jorginho è stata la volta di Kepa, acquistato solamente in funzione dell’addio improvviso di Courtois e, infine, anche se solamente nel mercato di gennaio, l’approdo di Gonzalo Higuain, scaricato dal Milan e reinventatosi protagonista in Premier League.

Insomma, la società ha regalato a Sarri alcuni suoi ex pupilli, ma non ha realmente agito per il bene della squadra. Sin da subito l’ex Napoli ha cercato di lasciare il segno nello spogliatoio, non solo dando un’impronta netta dal punto di vista dello stile di gioco, bensì cambiando le gerarchie all’interno dello spogliatoio. Alcuni “veterani” sono stati sacrificati e gestiti in maniera discutibile (vedi Gary Cahill), mentre giovani talenti come Hodson-Odoi hanno dovuto attendere il termine della stagione per esordire in prima squadra.

Sarri è abitudinario, schiera quasi sempre gli stessi giocatori, effettua quasi sempre gli stessi cambi e, soprattutto, non si fida di nessuno: la sua idea di calcio è chiara e non permette a nessuno di influenzarlo in alcun modo. Ed è forse a causa di questa sua peculiarità (per alcuni una qualità rara, per altri un ostacolo insormontabile) che con il tempo il rapporto con società e tifosi si è deteriorato, indipendentemente dai risultati.

Al tecnico campano i supporters dei Blues hanno sempre contestato uno stile di gioco troppo speculare e privo di alternative concrete, che con il passare dei mesi dava agli avversari la possibilità di prevederne le mosse e renderne così inefficaci gli attacchi. Forse l’errore dell’allenatore è stato quello di non andare mai realmente a fondo a queste problematiche, lasciando che fosse il tempo a rimarginare le ferite. E proprio come una ferita mai completamente ricucita, con il passare dei mesi la situazione è diventata ingestibile. 

Il merito di Sarri è stato quello di saper gestire la pressione dei media e dei tifosi, restando fedele al proprio credo e ottenendo i risultati prefissati: qualificazione in Champions League, finale di almeno una delle due competizioni nazionali e la concreta possibilità di riportare nell’ovest di Londra un trofeo europeo che manca ormai dalla stagione 2011-2012.

A soli 90 minuti (più recupero) dal fine della stagione, quella di Sarri al Chelsea è una stagione molto più che positiva. I Blues arrivano a questa sfida consci della propria forza e del proprio potenziale e, nonostante l’assenza di Kanté, vsono decisi a tornare dall’Azerbaijan con una coppa in più in bacheca. 

Ci riusciranno o dovranno nuovamente sedersi dalla parte degli sconfitti?

 

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