“Quando ho preso in mano la società, la Lazio aveva 84 milioni di ricavi, ne perdeva 86,5 e aveva 550 milioni di debiti. Ho portato nella realtà sportiva mentalità e organizzazione: non sono un tifoso presidente ma un presidente tifoso”. Dal quasi fallimento alla Champions League, impresa difficile da pronosticare anche tra gli amanti delle scommesse calcio*, il segreto della Lazio di Claudio Lotito è proprio il suo patron. Vulcanico, spesso protagonista di qualche dichiarazione sopra le righe, il 63enne imprenditore romano è riuscito non solo a stabilizzare una situazione economica che si era fatta decisamente complessa, ma anche a riportare i biancocelesti a vincere trofei.

Lotito entra nel club della capitale nel luglio 2004 e punta subito a metterlo in sicurezza: in seguito ad un accordo con i vertici del gruppo bancario Capitalia, riesce poi a salvare la squadra grazie ad una transazione con l'Agenzia delle Entrate per la rateizzazione in 23 anni dei debiti accumulati dalla Lazio con il fisco. “Quando sono entrato la Lazio aveva 150 milioni di tasse non pagate, io nel 2004 ho fatto applicare una legge che c’era già dal 2002. E rivendico con orgoglio di aver dato questo contributo allo stato, se fosse fallita la società nessuno avrebbe pagato. Tante società sono state prese senza pagare perché fallite, io mi sono caricato i debiti pagando i 150 milioni in 23 anni. E con orgoglio rivendico anche il fatto di pagare puntualmente, sono l’unico in Italia a pagare in anticipo”, le sue parole lo scorso febbraio.

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In questi 16 anni di gestione Lotito, la Lazio è riuscita così a raddrizzare i conti: nei 16 bilanci chiusi fino al 30 giugno 2020, infatti, il club biancoceleste ha chiuso in rosso in sole 5 occasioni (di cui gli ultimi due anni, 2018/19 e 2019/20, consecutivi) con un utile aggregato pari a 94,2 milioni di euro e un utile medio per esercizio pari a circa 5,8 milioni di euro.

Merito soprattutto di una gestione oculata dal punto di vista degli investimenti, più che di una capacità di far lievitare i ricavi: il fatturato della Lazio solo una volta ha superato i 150 milioni, raggiungendo come picco i 192 milioni di euro del 2017/18 grazie soprattutto a 63,7 milioni di plusvalenze.

In termini di variazione percentuale, nell’era Lotito il fatturato è passato dagli 85 milioni di euro del 2004/05 ai 150 milioni del 2018/19 (nel 2019/20 è sceso a 122 milioni anche per l’effetto dell’emergenza di quest’anno), con un aumento senza appunto considerare l’impatto della pandemia nell’ultima stagione pari al 75,5%: per fare un confronto, nello stesso periodo l’Inter ha visto i ricavi salire del 113% e la Juventus addirittura del 171%.

Quello che tuttavia caratterizza la gestione Lotito, dicevamo, è che riesce a coniugare conti in ordine con i successi sportivi. Dall’insediamento dell’imprenditore romano, quella biancoceleste è la società che ha conquistato più trofei in Italia (6) proprio dopo la Juventus (16), grazie alle 3 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane vinte nelle ultime stagioni.

Come è possibile quindi coniugare un fatturato che non permette investimenti su campioni già affermati e la capacità comunque di conquistare successi? Attraverso una gestione di alto livello a livello tecnico-sportiva, migliorata in particolare nelle ultime stagioni con la scelta dell’ex attaccante biancoceleste Igli Tare come direttore sportivo nel 2009.

Da un lato infatti i giocatori scovati dalla Lazio, una volta veduti, servono a tenere sotto controllo il bilancio, garantendo plusvalenze comunque importanti da cessioni come quelle di Keita al Monaco (29,2 milioni), Felipe Anderson al West Ham (24 milioni), Candreva all’Inter (19,4 milioni), Kolarov al Manchester City (17,1 milioni) e Biglia al Milan (16,3 milioni), i cinque affari migliori della gestione Lotito.

Dall’altro, lo scouting permette di scoprire talenti oggi cercati da tutta Europa, come Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa: pagati complessivamente 27 milioni (rispettivamente 4, 7 e 16 milioni), non solo hanno trascinato la squadra di Simone Inzaghi ai gironi di Champions League per la prima volta dal 2007/08 ma ora valgono anche quasi 150 milioni di euro, potendo permettere quindi eventuali plusvalenze importanti in caso di addio.

Anche se l’operazione migliore resta probabilmente quella legata a Ciro Immobile. Costato 10,75 milioni nell’affare con il Siviglia dopo alcune annate complicate tra il Borussia Dortmund e gli stessi spagnoli, nelle sue cinque annate in biancoceleste ha messo a segno 129 gol in 184 presenze, eguagliando nel 2019/20 il record di reti in una singola stagione in Serie A (36 come Gonzalo Higuain nel 2015/16) e diventando il secondo miglior marcatore nella storia della Lazio dietro a Silvio Piola (159 gol).

Una gestione, quella di Lotito, che quindi finora magari ha toccato picchi inferiori rispetto all’era Cragnotti, coincisa con trionfi in Italia (lo scudetto 2000) e in Europa (la Coppa delle Coppe 1998/99) ma che ha portato il club ad un passo dal baratro. “Ora la Lazio ha una prospettiva, è una macchina che va perfezionata continuamente, ma che può camminare da sola”. E per festeggiare il ritorno in Champions, nel 2019/20 il patron si è dato anche il suo primo stipendio da presidente: dopo 15 stagioni senza ingaggi, nell’ultima annata ha avuto un compenso pari a 600mila euro lordi.

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