Mentre Ronaldo pianta altre bandierine nel suo Giro d’Europa, Messi è ancora ai box. La “pausa” per le nazionali ha coinvolto in realtà gran parte dei protagonisti del calcio mondiale. Neymar ha riassaporato l’erba con la Seleçao ma per ora le copertine restano più delle partite giocate. Griezmann ha fallito due rigori consecutivi con la Francia e Sergio Ramos ha eguagliato il primato di presenze di Casillas con la maglia della Spagna (167!) con cui ha segnato il ventunesimo gol (!!). Si riparte con Fiorentina-Juventus, la Champions League alle porte e Mauro Icardi (finalmente) di nuovo in campo.

  1. La migliore (multi)nazionale del mondo è il Manchester City: 4 gol e 9 assist totali per De Bruyne, Sterling e Bernardo Silva con le rispettive selezioni. Gli allenatori SuperTop migliorano i loro giocatori e Guardiola ha reso imprescindibili queste tre star per i loro c.t. Allo stesso modo, Mancini ha ottimizzato il lavoro di Conte su Stefano Sensi. Le basi erano promettenti ma la crescita è stata vertiginosa, anche grazie alla sua morfologia: brevilineo, è andato in forma più rapidamente dei compagni più strutturati. La carriera di Conte lo racconta e questi primi mesi all’Inter lo confermano: con lui i giocatori diventano (o sembrano) più forti di quello che erano (o sono).
  1. La Serie A riparte da una classica bollente: Fiorentina-Juventus. Vincenzo Montella era in panchina nel clamoroso 4-2 del 20 ottobre 2013: si giocava sempre alle 15, ma di domenica come ai vecchi tempi. Fu una rimonta memorabile, da 0-2 a 4-2 in 14’. Un black-out inusuale, che infatti la Juve (allora di Conte) non ripeté più. “È il primo trofeo dell’era Della Valle”, disse Manuel Pasqual a fine partita. Una frase che rende l’idea di quanto conti per la città questa sfida e di quanto platonici siano stati i successi della gestione societaria che si è da poco conclusa. Montella arriva alla supersfida con più pensieri di Sarri, perché ha vinto solo 1 delle ultime 20 partite tra Siviglia (9), fine della scorsa stagione (8) e inizio di questa (3): in Coppa Italia contro il Monza, squadra di Serie C, dopo essere stato in svantaggio fino a 10’ dalla fine. Firenze si è esaltata per lo sbarco di Ribery ma la sua convivenza tattica con Chiesa non si preannuncia facile: entrambi privilegiano la fascia sinistra per rientrare al tiro. L’attacco è affidato al brasiliano Pedro e al serbo Vlahovic (41 anni in due) che meritano la stima e la pazienza che vorrebbe anche il loro allenatore. La fase difensiva però resta il limite principale della squadra, la pressione si sente e il tempo non aiuta. Dopo la Juve ci sono Atalanta, Samp e Milan: Commisso salverà il comandante Vincenzo?

  2. Al Franchi è un esame anche per de Ligt, apparso ancora un po’ scombussolato pure con l’Olanda. Le sue esitazioni con il Napoli e poi con la nazionale hanno dato forza ex post alla scelta di Sarri di lasciarlo fuori a Parma. L’allenatore e il club avevano previsto un inserimento graduale ma l’infortunio di Chiellini ha accelerato il processo e aumentato le difficoltà. Il suo valore individuale resta indiscutibile, però i giovani sono come spugne: assorbono e rilasciano sia l’entusiasmo che la depressione. Il crash test di mercoledì prossimo al Wanda Metropolitano sarà ancora più probante. Lo attende la prima corrida stagionale contro La Bestia Diego Costa: forte, sporco e cattivo. L’esito della sfida individuale dipenderà anche da quanto la squadra saprà proteggerlo, “perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta” (cit. Al Pacino/Tony D’Amato, Ogni maledetta domenica). Sarri sa che l’attacco è la miglior difesa e il precedente della scorsa edizione lo indica chiaramente: a Madrid la Juve si arroccò e venne abbattuta, a Torino aggredì e trionfò. L’Atletico è cambiato profondamente negli uomini ma non nella filosofia: la lezione di 7 mesi fa non va dimenticata.

  3. Atletico-Juve sarà il secondo revival della Champions 2018/19, preceduta di 24 ore da Napoli-Liverpool, che coincise con la migliore prestazione della gestione Ancelotti. Superpotenze contro anche nella prima giornata del gruppo A, PSG-Real Madrid. Un altro confronto abituale dell’ultimo lustro, con il PSG ancora a inseguire la sua credibilità europea. C’è grande attesa, a Parigi e pure in Italia, per il debutto di Mauro Icardi con il suo nuovo club. Si è parlato moltissimo dell’aspetto economico dell’affaire e colpevolmente poco di quello tecnico. Il centravanti argentino approda in un gruppo mai realmente stabile, reso turbolento dalla presenza/assenza di Neymar: presente mediaticamente, assente in campo nei momenti decisivi. Però Icardi ha caratteristiche da vero nueve che nessun attaccante della rosa di Tuchel possiede. E può coesistere con tutti e 3 i big del reparto: può sfruttare la velocità di Mbappé come ha fatto Falcao al Monaco; può esaltarsi con gli assist di Neymar come è accaduto più volte a Gabriel Jesus e Firmino nel Brasile; può dividersi l’area con Cavani, proprio come Suarez e il Matador fanno nell’Uruguay. La Ligue 1 è un campionato assolutamente alla sua portata: il test di fuoco sarà in Champions. L’anno scorso, al debutto nella massima competizione continentale, segnò a tutte e tre le avversarie del girone, Barcellona compreso (gran gol, peraltro). Ora potrebbe partire subito titolare contro il Real, privo di Sergio Ramos e Nacho squalificati: Varane e l’altro esordiente (con il nuovo club) Eder Militao gli proveranno la pressione…

  4. Quale versione del Madrid si troverà ad affrontare il PSG? Quella spavalda e determinata del 3-1 d’esordio in Liga a Vigo, quella insistente prima e squilibrata poi del secondo turno contro il Valladolid o quella svagata della terza giornata a Vila-Real? L’anticipo delle 13 di sabato contro il Levante, che l’anno scorso se ne andò con lo scalpo madridista dal colosseo blanco, dirà qualcosa in più. La certezza, al momento, è che il Real riparte a -4 dalla capolista Atletico e con l’ennesimo muscolo saltato in questi primi mesi di stagione, l’adduttore della coscia destra di Luka Modric. In questo weekend di Liga saranno assenti anche lo squalificato Bale, il migliore delle prime tre giornate, e gli infortunati Isco e Asensio. È un’occasione di platino per Vinicius, quasi indisponente per l’atteggiamento mostrato contro il Valladolid da subentrato. Zidane ha cambiato uomini e sistema di gioco nei primi turni ma una cosa è apparsa certa: nel suo Real 2.0 non ci sarà spazio per i giocatori pigri, egoisti e poco disponibili al sacrificio. Se non lo è stato mai il capocannoniere di tutti i tempi del club (CR7) come può pensare di esserlo un 19enne brasiliano, seppur dotato di immenso talento?