Il Pallone d'Oro è stato creato nel 1956 per premiare il miglior calciatore, inizialmente solo europeo, ma poi di tutto il mondo. Ma è stato solo nel 2018 che France Football, la nota rivista che ha gestito l'assegnazione del premio per la maggior parte della sua storia, ha deciso di introdurre il suo equivalente femminile: il Ballon d'Or Feminin. Il movimento femminile sta crescendo sempre più e le vincitrici di questo trofeo sono ormai diventate star del calcio mondiale. Ecco chi fa parte della Hall of Fame del Ballon d'Or Feminin, un premio di cui sentiremo sempre più parlare nei prossimi anni. Questa è una sorta d’albo d’oro, in cui parlare di alcune figure iconiche dello sport femminile.

Pallone d’oro femminile - anno 2018: Ada HegerbergLa superstar del Lione Ada Hegerberg - una delle grandi icone del calcio femminile e dei simboli della crescita del movimento - ha avuto l’onore di diventare la prima vincitrice del Pallone d'Oro Feminin quando le è stato consegnato il trofeo nel 2018. Hegerberg aveva terminato la stagione 2017/18 con più di 50 gol, di cui 15 in Champions League. Aveva anche iniziato il 2018/19 alla grande, confermandosi la giocatrice migliore di tutto il 2018. Prestazioni che gli hanno permesso di chiudere davanti ad altre due talenti pazzeschi come Pernille Harden (del Wolfsburg) al secondo posto e di Dzsenifer Marozsan - sua compagnia di squadra che si è fermata al terzo posto del podio.

Pallone d’oro femminile - anno 2019: Megan Rapinoe

A livello di immagine e di seguito extracalcistico, Megan Rapinoe è di gran lunga la donna più conosciuta - anche per merito delle sue dote straordinarie di giocatrice. Nel 2019 infatti, Megan Rapinoe non ha solo trascinato gli Stati Uniti verso la vittoria del Mondiale, facendo incetta di titoli, ma ha fatto anche sentire la propria voce nella lotta per l'uguaglianza di genere. L'americana ha segnato i 4 gol decisivi che hanno permesso alla sua squadra di passare quarti e semifinali e di trionfare in finale. In quel Campionato del Mondo, Rapinoe ha vinto la Coppa, il Pallone d'Oro come miglior giocatrice e la Scarpa d'Oro per la classifica marcatori. Prestazioni che le hanno permesso di chiudere davanti a Lucy Bronze dell’Olympique Lione e la sua compagna di nazionale Alex Morgan - calciatrice degli Orlando Pride.

Pallone d’oro femminile - anno 2020: la scelta di non premiare nessuno

L'impatto della pandemia di coronavirus ha portato France Football a decidere di non assegnare il Pallone d'Oro nel 2020. Si giocò regolarmente in quella stagione solo a gennaio e febbraio, e anche quando i campionati sono ripresi le insolite circostante (tipo le porte chiuse al pubblico) ha reso complicata ogni valutazione. Alcune giocatrici hanno perfino interrotto la stagione in anticipo, rendendo iniquo qualsiasi giudizio.

Pallone d’oro femminile - anno 2021-22: la doppietta di Alexia Putellas

Ha già superato i limiti conosciuti, Alexia Putellas. Per due anni di fila, e non era mai accaduto prima, ha vinto il Pallone d’Oro femminile. Nel 2021 l’attaccante salì sul palco con gli occhi lucidi e e la scena si è poi ripetuta in maniera quasi identica lo scorso ottobre. La prima dedica era stata per il suo papà, scomparso 10 anni prima, quando lei ne aveva soltanto 18 e un bagaglio fantastico di sogni da provare a realizzare. Da quel giorno straziante e pieno di dolore, ogni gol che realizza con la maglia del Barcellona ha un sapore diverso. “Spero tu sia molto orgoglioso di tua figlia: ovunque tu sia, questo è per te, papà”, disse. Da quelle parole, da quella dedica, ha tratto poi il giusto spunto per rilanciarsi e vincere di nuovo - conquistando il Pallone d’oro per la seconda volta consecutiva, piazzandosi d avanti all’inglese Beth Mead dell’Arsenal e all’australiana Samantha Kerr del Chelsea. Nessuno aveva mai raggiunto traguardi così. E già questo basta per spiegare perché il suo soprannome sia “Regina”.

Una donna che ha saputo conquistare traguardi importanti. Ha saputo scalare i vertici del calcio internazionale partendo da Mollet Del Vallès, comune di poco più di 52mila abitanti. È sbarcata per la prima volta sul pianeta Barcellona nel 2005-2006, nella cantera. Poi Espanyol e Levante e dal 2012 ancora in Catalogna, nella squadra per la quale faceva il tifo papà Jaume. Da quel ritorno, la 29enne è diventata un simbolo blaugrana, realizzando il sogno che aveva fin da bambina. “Se una figlia vuole giocare a calcio, va semplicemente sostenuta e non incolpata. È uno sport come tanti»” raccontò sua madre tempo fa. Un simbolo più grande di un campo da calcio.

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