Bari e il suo galletto sono uno dei binomi più famosi del nostro calcio, bianco e rosso i colori che fanno da sfondo e che colorano le tribune dello stadio del capoluogo pugliese e tutto il resto che diventa storia e affonda le sue radici in oltre un secolo di sfide, partite e battaglie in campo che hanno illuminato e fatto felici intere generazioni - non vincendo mai, o quasi, ma lasciandosi trasportare da una città sempre pronta a fare il tifo (in ogni contesto o categoria) per una squadra che torna di riconquistare un posto nel calcio che conta. Ma da dove arriva il galletto del Bari? Che evoluzione ha avuto il logo della squadra pugliese? Ve lo siete mai chiesto? È un intreccio affascinante, una storia d’altri tempi, quando bastava un articolo di giornale per segnare le tradizioni di un’intera città.

Il Guerin Sportivo, un sondaggio e la nascita della storia del galletto del Bari

10 ottobre 1928: Carlo Bergoglio, noto con l’appellativo artistico di Carlin, pubblica sulla prima pagina del Guerin Sportivo quelle che lui stesso definisce “animalie” - un gioco di fantasia in cui a ogni squadra viene associato un animale. In realtà, a precedere questa associazione era stato un sondaggio pubblicato un mese prima, in cui si chiedeva agli appassionati e ai lettori del noto giornale sportivo di indicare attraverso una vera e propria consultazione popolare, quale fosse l’animale o la maschera più adatto da usare per rappresentare le squadre di calcio. A Bari la “sfida” fu raccolta da due cronisti di altrettante testate giornalistiche che proposero un pettirosso ed un galletto. Il simbolo che riscosse il maggior consenso fu un combattivo galletto che il Maestro Bergoglio impersonò fiero e tronfio con il suo petto all’infuori e così combattivo da apparire spennacchiato per le frequenti lotte sostenute. Nasce così l’iconico stemma del Bari che percorrerà anni della storia della squadra, passando attraverso vittorie e sconfitte conoscendo l’onta del fallimento, ma sempre presente e pronto a nuove, ideali, battaglie.

Il logo del Bari: l’evoluzione e la storia dello stemma della squadra

All'epoca i concetti di marketing e comunicazione non erano molto noti, il calcio era si uno sport molto seguito, ma ancora molto lontano dai livelli odierni. Non si reputò fondamentale la creazione di uno stemma ufficiale registrato, bastava sapere che il Bari era associato al galletto e dunque sia organi di stampa, che tifosi, ma anche la società, cambiavano periodicamente la forma o il colore del combattivo pennuto. Altre testimonianze dell'epoca, parlano di quasi 10 versioni dello stesso logo dal 1928 al 1936, anno della prima comparsa di uno stemma sulle maglie da gioco.

Lo stemma in uso fino al 2014, che riproduceva la testa stilizzata di un galletto, fu realizzato dal designer italiano Piero Gratton per lo sponsor tecnico Pouchain e comparve sulle maglie a partire dalla stagione 1979-80, campionato in cui molte squadre italiane, con l'avvento del moderno merchandising, decisero di realizzare dei nuovi stemmi da registrare all'Ufficio italiano brevetti e marchi. Il 2 luglio 2014 viene presentato il nuovo logo della società, disegnato dai grafici Gigi Buonsante e Cinzia Torro. Questo cambia radicalmente rispetto al precedente. L'unico elemento ancora presente è la cresta del vecchio galletto la quale però non è più diretta verso la sinistra, bensì verso destra. Al centro è predominante la scritta FC BARI 1908 accanto ad 11 righe in diagonale che rappresentano il rilancio della società dopo il fallimento e gli 11 giocatori che formano la squadra. Oltre al colore rosso simbolo della città di Bari, è presente anche il color oro il quale rappresenta l'aureola di San Nicola, simbolo e santo patrono del capoluogo pugliese.

Questo stemma è rimasto in vigore fino al termine della stagione 2015-2016. L'8 luglio 2016, a seguito di un cambio di proprietà, il club ha adottato nuovo logo disegnato dall'art director Paolo Baldassarri sulla falsariga del modello usato negli anni 1970: uno stemma partito bianco e rosso e bordato in nero, contenente sulla sinistra un galletto rosso a figura intera, in piedi sopra un pallone "vecchio stile" (con struttura a strisce rettangolari cucite) egualmente rosso, sulla destra la ragione sociale (scrivendo il nome BARI in stampatello e Football Club 1908 in corsivo e con un carattere tipografico differente). Il 13 settembre 2018, con il cambio di proprietà, è stato presentato il nuovo logo realizzato dall'agenzia di comunicazione LaboratorioCom.it, con il ritorno del galletto su uno sfondo bianco e rosso con la scritta SSC Bari.

I colori sociali del Bari: una storia nel segno del bianco e del rosso

l Bari di Ludwig indossava maglie granata tendenti al rosso (da qui il soprannome di "camicie rosse", con cui la Gazzetta dello Sport apostrofò i giocatori baresi nel 1910), perché fra i tessuti di cui il commerciante austriaco disponeva non ve ne erano di rossi, e lunghi pantaloncini bianchi. Per alcuni mesi del 1915, prima dello scioglimento del club, questo iniziò a indossare casacche a strisce nere e verdi. Dal 1928 in poi invece i galletti hanno indossato frequentemente, sia pure con qualche eccezione in alcune stagioni e con le opportune fantasie stilistiche (queste ultime hanno iniziato a manifestarsi dai primi anni cinquanta) divise bianche con risvolti rossi. Una caratteristica quasi costante fra FBC Bari e AS Bari, sino agli anni cinquanta sono stati i calzettoni neri, che dal 1928 presentavano una fascetta bianca e poi dagli anni quaranta furono cuciti con due fascette sovrapposte, bianca e rossa.

La seconda divisa, indossata in trasferta per rendere più distinguibili i giocatori dalla squadra avversaria, ha presentato quasi costantemente invertiti i colori della prima; dagli anni ottanta i calciatori baresi hanno avuto a disposizione anche una terza divisa, blu con piccoli motivi bianchi e rossi. Degna di menzione è altresì l'inedita maglia verde con fascia ventrale bianca che i "galletti" indossarono il 12 settembre 1993 in occasione della partita esterna di Serie B contro il Vicenza: tali divise vennero approntate all'ultimo minuto allorché ci si rese conto che sia la maglia casalinga che quella da trasferta a disposizione del Bari non "staccavano" cromaticamente a sufficienza dall'abbigliamento dei veneti.

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