È questione di attimi, frazioni di secondo capaci di diventare fucina di destini, peculiari istanti in grado di segnare in maniera indelebile carriere. Si tratta di tasselli, tappe, ricordi che riemergono al solo bisbiglio di una competizione, di un trofeo. Gli stessi che riportano alla mente l’indimenticabile esordio tra i grandi, gli stessi che, per i più fortunati, permettono di far riaffiorare una gioia rappresentata dalla vittoria di una Coppa con la maglia della propria nazionale.

Grazie a una parata sognata sin da bambino, grazie a una prodezza capace di proclamare il proprio Paese Campione d’Europa.

Donnarumma ha fatto un grandissimo Europeo. Per le parate, ma soprattutto per la gestione delle varie situazioni, è stato una spanna superiore a tutti gli altri portieri. Se a inizio torneo poteva essere ancora considerato una sorpresa, alla fine ha consolidato la sua posizione: oggi è lui il punto di riferimento mondiale.

Gigi Buffon a “La Gazzetta dello Sport”

Gli inizi

A Castellamare di Stabia, comune della città metropolitana di Napoli, non vi sono mai stati dubbi: Gianluigi Donnarumma non sarebbe potuto diventare nient’altro che uno dei portieri più forti al mondo. Per il suo talento, per quella fame di vittoria che, oggi, lo pone di diritto nell’élite dei numeri uno del calcio europeo.

Sì, perché proprio nel comune campano Gigio muove i primi passi da calciatore, difendendo i pali del Club Napoli (piccola società di Castellamare), e mettendo già in mostra tutto il suo repertorio. Repertorio che, a soli 14 anni, gli permette di conquistarsi la fiducia di uno tra i club più prestigiosi d’Europa: il Milan.

250 000 euro, la cifra spesa dai rossoneri per prelevare la giovane promessa dalla piccola scuola calcio campana. 65 milioni (secondo Transfermarkt), il valore attuale dell’estremo difensore a soli 22 anni dopo sei stagioni da titolare nel calcio professionistico. Una crescita esponenziale insomma, per un precoce talento italiano che sicuramente farà parlare ancora molto di sé.

Di Donnarumma mi ha colpito il suo miglioramento nelle uscite e nella gestione dall’area, del reparto. Si vede che ha lavorato molto bene. È maturato, è diventato uomo”

Dino Zoff a “Il Corriere della Sera”

La crescita

A credere per primo nelle qualità del portiere azzurro è Siniša Mihajlović, quest’ultimo (allenatore del Milan nella stagione 2015-2016), decide infatti di schierarlo titolare a soli 16 anni e 8 mesi, nella gara di San Siro contro il Sassuolo. Per Gigio è la prima presenza tra i grandi, il primo atto di un percorso di maturazione che lo vedrà crescere giorno dopo giorno, parata dopo parata. Nei mesi successivi l’estremo difensore rossonero acquista infatti la titolarità senza lesinare prodezze e miracoli, tanto che per molti, viene già considerato l’erede di Buffon. Il percorso però è ancora lungo, e gli ostacoli presto non si sarebbero fatti attendere.

Sì, perché negli anni successivi inizia un infinito tira e molla con la società, caratterizzato da richieste di aumento di stipendio giostrate dall’agente Mino Raiola, e da un progressivo allontanamento della tifoseria nei suoi confronti. Una situazione che non giova al ragazzo, ma che non smuove le sue prestazioni di altissimo livello.

Una situazione che, unita al desiderio di nuovi stimoli, lo condurrà oggi a decidere di cambiare aria, a volare in Francia per vestire la maglia del PSG.

Nazionale

Imporsi con la maglia azzurra, si sa, non è mai semplice, soprattutto se ci si ritrova ad ereditare il ruolo di una leggenda, nonché Campione del mondo, come Gigi Buffon. Gigio lo sa bene, ma in cuor suo è consapevole delle sue potenzialità e di poter difendere egregiamente quella porta che per anni è stata nelle mani dell’ex portiere bianconero. Dopo esser riuscito a diventare il più giovane estremo difensore ad aver esordito in nazionale (all’età di 17 anni e 189 giorni), Donnarumma ottiene fiducia e -  dopo la tanto agognata mancata qualificazione per i Mondiali del 2018, con il conseguente addio di Buffon - acquista finalmente anche la titolarità tra i pali.

Ora tocca a lui proteggere con onore la porta della propria nazionale, adesso più che mai è suo dovere dimostrare a tutti le proprie potenzialità. Obiettivo, indubbiamente raggiunto.

Sì, perché all’appuntamento con la prima vera competizione in azzurro, Gigio è stato immenso, decisivo. A dirlo è il suo nome impresso sul premio di miglior giocatore di Euro 2020, a dirlo sono le sue sentenziali parate dagli undici metri.

Come quella su Alvaro Morata nella semifinale con la Spagna, come quella sui dirimpettai Sancho e Saka in finale con l’Inghilterra.

Tutta Europa ne riconosce il valore, tutta l’Italia calcistica applaude.

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