Gli anni Settanta hanno preparato il terreno alla rivoluzione generazionale capitanata dai movimenti giovanili studenteschi. Tra le estensioni con le quali prese forma il cambiamento troviamo anche il mondo della tecnologia, che sviluppò il suo ramo ludico dando origine agli albori dell’industria videoludica, oltre che dei casinò online*. Il divertimento a suon di bit si tradusse sia con la creazione delle primissime consolle che tramite la produzione di titoli giocati perlopiù nelle affollatissime sale giochi. In generale si può affermare che il mondo dei videogiochi rimase in questo periodo un universo di riferimento per una piccola nicchia, tuttavia è giusto ribadire che senza un simile seminato non si sarebbe potuto raccogliere in futuro i frutti di un colosso dell’economia tra i principali in assoluto.

Negli anni Settanta distinguere i concetti di consolle e videogiochi era praticamente impossibile, al punto che quando si presentavano le “macchine” uscivano contestualmente i titoli che portavano il medesimo nome. La Magnavox Odyssey può considerarsi a tutti gli effetti pioniera di questo segmento, con una storia breve e sfortunata come spesso accade alle intuizioni sin troppo geniali ma al contempo poco curate negli aspetti di contorno. Sui perché del suo rapido fallimento pazientate ancora qualche riga. Stiamo per scoprire i migliori videogiochi degli anni Settanta.

Migliori videogiochi degli anni '70: ecco la classifica

Posto  Videogioco
1  Pong
2  Oregon Trail
3  Asteroids
4  Space Invaders
5  Adventure
6  Gun Fight

1) PONG (1972)

Fu proprio il primo progetto di successo ad opera di Atari a segnare il destino della Odyssey. Uscito a pochi mesi di distanza e creato dalla mente geniale dell’esperto di circuiti Nolan Bushnell (che poi presiederà la stessa Atari capace di intuire le potenzialità commerciali della sua creazione), Pong rientra di diritto nell’Olimpo dei videogiochi per partito preso. Lanciato prima in versione arcade e successivamente nella sua variante consolle, Pong inaugurò la corrente grafica denominata “pixel-art” facendo della semplicità il suo cavallo di battaglia: ancora oggi è possibile trovare negli store cloni che rimandano a quello schema.

Nonostante lo schema facilmente apprendibile durante il gioco intervenivano fattori come la lucidità, la pazienza, lo studio per evitare le insidiose trappole e rimandare nel campo rivale quei piccoli pixel ammucchiati. Anche la prospettiva orizzontale rendeva più complicato muovere la “base” in difesa della propria porta, si narra che molte amicizie siano finite a causa dei rimbalzi velenosi della pallina. Pong in sintesi fu una vera pietra miliare della storia videoludica, dimostrando che bastava poco per far divertire in compagnia un’intera generazione di ragazzini.

2) OREGON TRAIL (1971)

Più complessa la struttura narrativa e videoludica di Oregon Trail, traducibile in italiano con “Sentiero dell’Oregon”. In questo caso il gioco fa riferimento alla storia dal momento che Oregon Trail identifica il primo sentiero per il West battuto dagli emigranti americani nella metà dell’Ottocento. 3500 chilometri e una lunga aura di leggenda e tradizione che rivive ancora oggi in funzione turistica, ma per l’epoca non mancavano gli elementi innovativi: dal racconto in formato testuale, alla ricerca di una destinazione fino ai concetti di sopravvivenza individuale e collettiva attraverso la gestione delle risorse. Utilizzato come strumento didattico all’interno delle scuole primarie a stelle e strisce (mentre ai giorni nostri siamo arrivati esattamente al polo opposto), è tornato in voga grazie all’impegno di Gameloft che ha realizzato la versione speciale per Apple Arcade.

3) ASTEROIDS (1979)

Proseguiamo la compilation toccando scalando un’altra vetta altissima, quella di Asteroids. Sviluppato dalla solita Atari Asteroids portò il gameplay a un livello successivo, coronando un decennio che aveva già compiuto notevoli passi avanti. Il cursore a triangolo che rappresenta in formato stilizzato la navicella spaziale è ripreso ancora oggi in ambito di geolocalizzazione all’interno delle mappe di navigazione. Il gameplay, come detto, non era esattamente immediato e accessibile come altri titoli, poiché venivano applicate alla lettera le leggi fisiche: la rottura di un asteroide non ne comporta infatti l’eliminazione ma la scissione in unità sempre più piccole e l’inerzia rende ulteriormente arduo pilotare la navicella stessa. Una volta preso possesso del nostro mezzo comincia la lunga ed estenuante avventura che si concluderà positivamente solo grazie a un lavoro certosino di pazienza e precisione.

4) SPACE INVADERS (1978)

La contrapposizione videoludica della fantascienza nascente sul grande schermo è perfettamente incarnate da Space Invaders, ideato da Tomohiro Nishikado e sviluppato dal gigante nipponico Taito. Esattamente come gli altri classici presentati finora è difficile da spiegare a parole, sarebbe molto più intuitivo presentare un screenshot del gameplay per accendere la fatidica lampadina. Lo sviluppo verticale dell’azione divenne poi grande classico di molti arcade usciti successivamente, e il concetto di “sparatutto” venne portato alla luce. Impossibile frenare la voglia e la foga di avere la meglio sui piccoli mostriciattoli monocolore, non mancano le narrazioni di chi ci ha passato ore e ore (spesso invano). Fu il titolo tester di un’altra storica consolle come la Atari 2600 (che rilevò il gioco dalla Taito) e ispirò alcuni successi postumi come Galaxians prima di lanciare una delle primissime forme di merchandising grazie al placement di personalità famose come gli Oasis.

5) ADVENTURE (1979)

Per la categoria rompicapi scegliamo Adventure di Atari, in cui la grafica bidimensionale vanifica in parte il lavoro creativo che sorregge la trama: trovare il calice dorato. Da apprezzare l’idea di fondo, dall’ambientazione (castelli, ponti e fiumi) fino agli oggetti che aiutano il protagonista nel suo intento. Forse fin troppo elaborato al cospetto di concorrenti che invece puntavano sulla semplicità, ma se non altro un’interpretazione nuova in un panorama spesso confinato in un’unica direzione. Tra le curiosità che coltivano il mito si trova uno dei primi “easter egg” in commercio che svelava l’autore del gioco, ossia Warren Robinett, nascosto per le politiche aziendali dalla stessa Atari.

6) GUN FIGHT (1975)

Chiudiamo la rassegna con un titolo che omaggia i duelli ambientati nel Vecchio West. Gun Fight non ha bisogno di traduzioni e nemmeno di presentazioni: tipica grafica 2D con la variante del giallo per rappresentare gli sfidanti. Divenne celebre per essere uno dei primi titoli a essere importato negli Stati Uniti dall’Oriente.

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