Cosa ricordare della 133esima edizione de Major più prestigioso del mondo del tennis?

Un’altra edizione di Wimbledon è passata alla storia, con la consapevolezza che nel cuore di ogni appassionato di tennis c’è un velo di nostalgia che si farà da parte solo in concomitanza del primo match sul centrale di Wimbledon del 2020.

E’ stato un torneo magico che, come sempre, ha dato qualcosa di nuovo al tennis: mai nessuno si era spinto così avanti in una finale di uno slam come quei due mostri che rispondono ai nomi di Novak Djokovic e Roger Federer.

Il serbo ha trionfato nel segno del “5”: cinque ore di epica finale per portarsi a casa il  titolo numero cinque a Wimbledon. Il serbo ha dato prova della sua incredibile forza mentale, vedasi passante di dritto sul secondo match point a sfavore, vincendo una partita che si era fatta davvero proibitiva. Federer, invece, torna a casa con un sorriso beffardo: ha sì regalato prova, come se mai ce ne fosse stato bisogno, della sua divinità sconfiggendo prima Nadal in un match molto duro e poi andando davvero ad un passo dallo sconfiggere Djokovic dopo più di 4 ore alla tenera età di 37 anni. Purtroppo, per i nostalgici, lo svizzero si è fermato proprio sul più bello quando serviva 8/7 40-15 nel quinto set.

Quei due match points riecheggeranno nella memoria di tutti, tifosi e non, di Federer per tanti anni ma più di una lacrima di commozione è scesa sul volto dei seguaci dello svizzero: “Ha 37 anni, quasi 38, come potrà mai reggere i ritmi incessanti di Djokovic”; “Se non vince il primo set non c’è partita” dicevano, eppure quel ragazzino svizzero - vincitore di 8 prove di Wimbledon - ha spiegato ancora una volta che con lui è inutile, o meglio dannoso, fare qualsiasi tipo di previsione che lo veda in difficoltà.

Oltre alla finale che rimarrà negli occhi di tutti, questa di Wimbledon è stata anche l’edizione più “terraiola della storia”. Le condizioni climatiche hanno disintegrato l’erba dei prati dell’All England Club” già nella prima settimana di gioco e moltissimi dei “Big Serve” si sono lamentati, forse per giustificare le loro eliminazioni precoci, o forse a ragion veduta.

E’ stata l’edizione della delusione, ormai una pericolosa costante, della “Next Gen, con tre eliminazioni abbastanza umilianti al primo turno per: Tsitispas con Fabbiano, Shapovalov con Berankis e Tiafoe con il nostro Fognini. L’unico giovanissimo capace di farsi strada a Wimbledon è stato Auger Aliassime che, però, non è stato in grado di confermare quanto di buono aveva fatto nelle settimane di avvicinamento al terzo slam stagionale perdendo da Humbert.

Per gli italiani è stata un’edizione agrodolce con tante eliminazioni anzitempo, condite però da alcune storie emozionanti: Fabbiano, dall’alto dei suoi 172 centimetri ha sconfitto prima Tsitsipas, testa di serie n.6, e poi il veterano Karlovic ma soprattutto Berrettini. Il tennista romano, infatti, dopo tante belle prestazioni si è confermato anche sui campi sacri di Wimbledon dove ha raggiunto una prestigiosa qualificazione alla seconda settimana di gioco prima di arrendersi, in soli 75 minuti, all’emozione di sfidare l’idolo di infanzia che porta il nome di Roger Federer.

Infine a rendere tutto meno magico, ma forse più piacevole agli occhi di tutti, è stata la totale assenza della pioggia, da sempre co-protagonista del torneo di Wimbledon. Nessuna corsa dei raccattapalle a perdi fiato per spargere i teloni, nessun ombrello aperto in fretta e furia per ripararsi e, per i più giovani, nessun tetto del centrale coperto.

Sarà per la prossima stagione sia per la pioggia che per lo spettacolo di Wimbledon nel quale sarà protagonista, ancora una volta, Roger Federer e guai a darlo per spacciato in partenza anche se avrà 38, quasi 39 anni.

A presto Wimbledon.

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