NBA 2019: Il punto sul mercato degli Houston Rockets

 

Dopo due eliminazioni consecutive rimediate per mano dei Golden State Warriors, era evidente che in casa Houston Rockets fosse tempo di approfondire le discussioni a riguardo del proprio futuro: la finestra temporale della competitività dei texani si stava chiudendo ed era urgente approntare un piano per riaprirla in maniera decisa. Molto meno scontato era, invece, ipotizzare che quelle conversazioni si sarebbero concluse con l’autentico scoppio di una bomba nucleare all’interno delle relazioni umane che reggono la franchigia del Texas.

Tutto è partito quando, dopo l’eliminazione per 4-2 subita dagli Warriors nello scorso maggio, il proprietario di Houston, Tillman Fertitta, ha detto di essere interessato a spendere moltissimo per permettere alla squadra di vincere, di non aver paura di pagare la luxury tax per farlo e di essere decisamente intenzionato a confermare i migliori elementi della squadra, tra i quali ovviamente Eric Gordon.

Nulla poteva, però, far presagire ciò che sarebbe avvenuto nei giorni immediatamente successivi: dal Texas, infatti, trapela che il proprietario abbia licenziato ben cinque membri dello staff di coach Mike D’Antoni senza che quest’ultimo fosse d’accordo. Anche in ragione di questo, proprio nel momento in cui il rinnovo triennale del coach ex Olimpia Milano e Denver Nuggets sembrava cosa fatta, i rapporti tra allenatore e società si sono inariditi, bloccando di fatto le negoziazioni.

Come se ciò non bastasse, in seguito numerose fonti hanno cominciato a battere la notizia di un Chris Paul furioso con James Harden dopo l’eliminazione contro Golden State. Una furia tale da portare CP3 a un aut aut: avrebbe infatti chiesto alla proprietà di scegliere tra lui e Harden.

L’effetto, però, non è stato quello desiderato: pare, infatti, che al momento gli Houston Rockets abbiano messo sul mercato tutti i propri giocatori a eccezione di James Harden. Anche Chris Paul e Clint Capela, dunque, sono entrati nella lista dei cedibili di Fertitta e del General Manager Daryl Morey, che ha già dimostrato di essere uno che si fa ben pochi scrupoli a cedere i giocatori, indipendentemente dal loro status e dal loro peso contrattuale. Insomma, l’idea di Houston è quella di massimizzare il picco tecnico e atletico di James Harden, costruendogli attorno un ecosistema che possa portarlo a vincere. Se per farlo bisogna rinunciare a Capela e Paul, i Rockets sono pronti a farlo.

Per Capela il discorso non appare neanche così complesso: il centro svizzero ha firmato lo scorso anno un accordo estremamente vantaggioso per entrambe le parti, è estremamente giovane e ha tantissime caratteristiche interessantissime nella pallacanestro moderna. In caso di sua cessione la vera domanda sarebbe, in realtà, inerente a cosa possa offrire di meglio a livello di complementi tecnici per Houston il mercato.

Ecco, nel caso di CP3, però, il contratto è un elemento fondamentale e ben diverso all’interno di un’ipotetica equazione di scambi: quante società sono disposte ad accollarsi il suo contratto da 40 milioni annui per un giocatore che ha abbondantemente superato i 30 anni? Ben poche, probabilmente.

Per carità, stiamo sempre parlando di Chris Paul, il così detto Point God, un leader tecnico e caratteriale che tutte le squadre NBA hanno sognato per oltre un decennio. In una lega in cui si vive di trade e spazio salariale quel contratto è, però, un rischio troppo grande per non creare molti dubbi nei suoi estimatori.

Andando, dunque, a ipotizzare che Houston riesca davvero a rifondare e rivoluzionare, come vorrà muoversi Daryl Morey? Il suo pensiero è ben noto: cerca di portarsi a casa solo due tipi di giocatori. O delle stelle assolute e ben affermate (come dimostra proprio l’arrivo di Chris Paul di due anni fa) o dei giocatori funzionali al suo modo matematico di intendere il gioco: gente che tira molto bene da tre punti, in grado di guadagnarsi il libero o capace di essere pericolosa al ferro. Sono esclusi, dunque, tutti quei giocatori che prediligono il gioco nel midrange. Un identikit molto ben definito che, però, se da un lato semplifica il compito, dall’altro lo complica. Quali occasioni offre il mercato da questo punto di vista? Troppo presto per dirlo e fare ipotesi. Con ogni probabilità Houston si muoverà dopo che la free-agency avrà piazzato i propri tasselli nelle nuove franchigie d’appartenenza.

Aspettiamoci, però, un Morey decisamente creativo sul fronte trade: quando il General Manager di Houston si mette in testa una cosa, fargli cambiare idea è quasi impossibile. E tendenzialmente riesce sempre a completare i propri piani.

Una cosa è certa: la rivoluzione a Houston sembra davvero iniziata e non sembra al momento arginabile.

Riusciranno i Rockets a farsi trovare pronti per ottobre, risultando nuovamente una delle migliori squadre della Western Conference? Dopo 5 anni gli Warriors non sono più la squadra da battere per raggiungere un posto alle Finals: Harden e compagni hanno il dovere di provarci.

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