La post season NBA è quasi arrivata al suo giro di boa, segnato dall’inizio delle finali di Conference, ma possiamo facilmente riconoscere chi sia stato, fin qui, il giocatore più impressionante di questa post-season: il suo nome è Kawhi Leonard e sta trascinando con le sue prestazioni i Toronto Raptors.

Una precisazione è d’obbligo, prima di ricapitolare insieme quale sia stato l’impatto del numero 2 dei canadesi sui playoff della Eastern Conference: di giocatori meritevoli di menzione per le loro prestazioni playoff ce ne sarebbero molti. Kevin Durant, Damian Lillard, Nikola Jokic e Giannis Antetokounmpo, ad esempio, stanno tutti a loro modo dominando le rispettive serie, ma Leonard ha impressionato su più livelli, per motivi che andremo ora a sviscerare.

Il primo impatto che possiamo avere con la sua post-season è quello numerico: l’ex due volte difensore dell’anno sta viaggiando a 32.3 punti, 7.7 rimbalzi e 3.4 assist a partita in questi playoff, tirando con il 58.7% dal campo, il 50% da tre e l’88% ai liberi. Praticamente un cyborg.

E pensare che di dubbi sullo suo stato di forma era lecito averne molti: prima di rompere definitivamente con l’ambiente degli Spurs, Leonard ha vissuto la sua ultima stagione in maglia nero-argento interamente ai box, disputando solo 9 gare con numeri tutt’altro che indicativi rispetto a quello che è effettivamente il suo status nella lega. In più, come se questo non bastasse, a inizio stagione si paventava che il suo apporto alla causa dei Raptors potesse essere limitato dalla sua volontà di cambiare aria a fine stagione, magari in direzione Los Angeles, lasciando supporre quindi un suo scarso impegno per la squadra allenata da coach Nick Nurse.

La realtà ha, però, smontato ciascuna di queste tesi: malgrado un gran numero di partite saltate in regular season. Kawhi ha disputato un’annata che verosimilmente gli varrà l’inserimento nel primo quintetto All-NBA e, cosa più importante, è stato capace di far salire il suo livello anche all’intero di questa post-season.

E questo, dunque, ci conduce al secondo livello di lettura della sua straordinaria cavalcata playoff fin ora: la sua straordinaria efficienza rapportata con l’enorme compito di creazione offensiva a cui i Raptors lo hanno sottoposto. Questo elemento è stato evidenziato soprattutto dall’ultima gara disputata dai canadesi, Gara 4 contro i Sixers, con la quale sono riusciti a riportare la serie in parità dopo aver perso due gare consecutive.

Spesso l’intero attacco di Toronto poggiava sulle spalle di Kawhi, con l’intera squadra che si è mostrata contratta e incapace di assumersi responsabilità diffuse (anche a causa dell’infortunio che ha colpito Pascal Siakam), eppure Kawhi ha chiuso con 39 punti segnati con il 65% dal campo. Numeri irreali, che più che mai restituiscono l’idea del livello superiore a cui è giunto l’ex giocatore di San Antonio. Sommate queste cifre ai 45 punti con l’81% al tiro fatto registrare nella prima vittoria dei Raptors contro i Sixers, quella in gara 1, e otterrete chiaramente l’immagine di che tipo di attaccante sia diventato il prodotto di San Diego State.

Eccoci, dunque, giunti al terzo tipo di analisi che urge fare sul giocatore californiano dei Raptors: il tipo di evoluzione che il suo gioco ha avuto ci porta a essere ancor più impressionati dal suo rendimento.

Kawhi è nato come uno specialista difensivo a livello NBA, evolvendo nel pezzo importante di un sistema rodato come quello dei San Antonio Spurs, tramutandosi in un MVP delle Finals quando i nero argento hanno vinto il titolo 2014, fino a diventare una prima opzione offensiva e, infine un finalista per l’MVP due stagioni fa. Dopo l’ultimo “upgrade” Leonard sembra giunto al livello più alto disponibile per una superstar NBA: è uno di quei giocatori che guidano i propri team fino a passare più di un turno di Playoff nel corso della Post-season. Detta in breve: Kawhi Leonard è il motivo principale per cui Toronto è una  importantissima pretendente alla finale NBA in questa stagione.

Già, in questa stagione. E questo ci conduce all’ultima considerazione necessaria per considerare Leonard il vero MVP di questa post-season: nessuno dei giocatori sopra citati ha in mano il futuro della propria franchigia quanto lui. Vero, anche Kevin  Durant potrebbe lasciare i Golden State Warriors ma i californiani continueranno ad avere come obiettivo quello di dominare l’Ovest anche senza il proprio numero 35, esattamente come era successo nel 2015 e nel 2016. Da Kawhi, invece, passa il futuro di tutta Toronto: se lui decidesse di andar via, le ambizioni dei canadesi si troverebbero a cambiare vertiginosamente, visti anche poi i tanti contratti in scadenza.

Non è un segreto che quello di Kawhi sia il nome in cima alla lista dei Los Angeles Clippers per completare la propria ascesa in cima alla NBA. Non è nemmeno un segreto, però, che i giocatori NBA tendono a restare nelle franchigie che danno loro possibilità di vincere. Se questa Toronto dovesse almeno raggiungere le finali di Conference potrebbe configurarsi come la squadra ideale per provare l’assalto al titolo NBA? Probabile, ma difficile dirlo da ora.

La somma di queste diverse prospettive, però, ci porta inequivocabilmente ad affermare che Kawhi è stato, fin qui, l’MVP di questa post-season e nulla ci impedisce di credere che su di lui i nostri occhi dovranno continuare ad essere posati, non solo nel corso del finale di questi playoff, ma anche nel corso della prossima, torrida, estate di mercato NBA!


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